Recensione Source of Madness: Lovecraft e roguelike per una follia assicurata

In incubo senza fine

Se c’è un bacino narrativo da cui i roguelike ancora non hanno attinto con convinzione è probabilmente quello dell’immortale Chtulhu, nato dalla penna di H.P. Lovecraft. In fondo il concetto di permadeath e del “rimescolamento” procedurale di mappe ed elementi di gioco si sposano alla perfezione ad un contesto dove la ripetizione ossessiva è alla base della follia umana.

A togliere le castagne dal fuoco arrivano quelli di Carry Castle, che con Source of Madness mettono sullo schermo un titolo che non solo sposa perfettamente i capisaldi del genere, ma riesce davvero a metterci tanto del suo. SoM non è certo un gioco che vuole coinvolgere il giocatore con trame troppo impostate, anzi: tutto quello che dovete sapere è che siete in modo di follia e malvagità, popolato da altri prigionieri come voi che farneticano frasi sconnesse.

Tutto quello che dovete fare è guardarvi attorno, osservare, e agire per iniziare il viaggio per raggiungere La Vile Luna, obiettivo finale del nostro viaggio e scopo del gioco.

La metrica di Source of Madness è quella classica dei rougelike a scorrimento, e se avete giocato con Dead Cells, dovreste capire di cosa parliamo. Partendo dall’hub principale di gioco, dovrete affrontare orde di mostri che il sistema vi scaglierà addosso ogni volta che tirerete le cuoia. E qui arriva la prima novità: al contrario di altri giochi, dove impersonerete sempre gli stessi personaggi, in questo avrete la possibilità di impersonare un altro protagonista, con tanto di biografia e, ahinoi, eventuale necrologio (nell’hub potrete anche ammirare tutti quelli dei personaggi passati a miglior vita).

Attacchi e schivate sono ovviamente i vostri migliori alleati e la curva di apprendimento si è dimostrata sufficientemente ripida per destreggiarvi fin da subito tra gli avversari e padroneggiare al meglio un sistema di combattimento che, sulla carta, si presenta come efficace e divertente. Purtroppo, un versante tecnico non proprio snello, in particolare nelle animazioni non proprio fluide, mette un po’ i bastoni tra le ruote ad un sistema che altrimenti sarebbe davvero ben congegnato.

Al contrario, il sistema classico del genere, che prevede sempre nuovi ambienti di gioco, si è dimostrato assolutamente efficace, mettendoci sempre nuove aree a fare da sfondo alle nostre azioni e dove poter “lootare” le risorse necessarie per consentirci l’acquisto di nuovi bonus dai mercanti per sbloccare differenti classi per il nostro personaggio (ce ne sono più di 50), e così via…

Insomma, se c’è una cosa che non manca in Source of Madness è sicuramente la cura riposta nella personalizzazione e nella scelta del proprio equipaggiamento, ma come accade in ogni roguelike che si rispetti aspettatevi di perderlo da un momento all’altro a causa del livello di sfida. Source of Madness, in tal senso, non ha un selettore di difficoltà capace di aiutare i meno avvezzi al genere; perciò, serve una certa dimestichezza prima di avventurarsi nel suo mondo oscuro. Al suo interno abbiamo passato circa quindici ore di gioco, una longevità notevole, al netto dei suoi difetti.

Un’altra implementazione curiosa, ma mal sfruttata, è quella denominata dagli sviluppatori “Machine Learning”, cioè l’apprendimento dei nemici che cambia run dopo run, che in Source of Madness perde d’impatto perché ogni pattern avversario è l’uno uguale all’altro; annullando le differenze in termini di design.

La paura è morte


Source of Madness è un videogioco imperfetto: ci sono ottime idee sfruttate solo in parte. Ma è davvero tutto da buttare? No, perché il suo stile lovecraftiano propone un’avventura ispirata e rigiocabile. Complice un audio sinistro e da incubo (in senso positivo, intendiamoci), quanto abbiamo vissuto ci ha comunque lasciato un buon senso di soddisfazione.

Abbiamo apprezzato le varie ambientazioni, che ci hanno ricordato produzioni come Salt and Sanctuary per lo stile e la direzione artistica. In tutti e i nove biomi che abbiamo visitato non ce n’è uno che non ci abbia lasciato indifferenti per la ricercatezza. L’audio è poi un fiore all’occhiello gradito, tanto che ascoltare le urla angoscianti delle creature è stato sufficiente per inquietarci definitivamente.

Un discorso ulteriore riguarda lo stile: nonostante le criticità evidenti, Source of Madness è un videogioco godibile ma non molto coraggioso, e si colloca nel mercato indipendente provando a dire la sua senza riuscire a esprimersi nel modo giusto. Complice una certa frettolosità nelle meccaniche di gioco, a un lato tecnico mal gestito e a boss fight dimenticabili, questo videogioco lo ricorderemo soltanto per le sue ispirazioni.