Recensione Star Wars Squadrons: La rotta di Kessel in 12 parsec

di Simone Rampazzi

Da grande volevi viaggiare nello spazio ma chi avrebbe mai detto che, dopo aver guardato almeno una decina di volte Una Nuova Speranza, avresti cambiato idea convinto che un giorno saresti arrivato anche tu a distruggere “una” Morte Nera.

Forse non ti ci avvicinerai mai concretamente, ma EA Motive ha pensato comunque bene di ricreare il mood di questo desiderio poco realistico, proponendoci di solcare lo spazio siderale a bordo di un TIE Fighter in Star Wars Squadrons.

Tutto inizia proprio all’interno dell’abitacolo di questa astronave imperiale, un caccia di quelli vecchio stile dove noi, nel ruolo di cadetti, assistiamo inermi al tradimento di un ufficiale di alto rango che decide di unirsi all’Alleanza Ribelle. Da qui in avanti l’intero corso dell’avventura subirà dei continui cambi di fazione, meglio assimilabili a una partita di tennis con poco mordente, dove non avremo altra scelta che seguire entrambe le direttive imposte dai nostri generali del momento.

Nel ruolo di potenziali spettatori paganti, prenderemo parte a una campagna in singolo che a tutti gli effetti sembra più una funzione di contorno, un campo di addestramento dove mettere alla prova i nostri riflessi jedi nel compiere virate pericolose, superare i nemici in astuzia e subire il minor numero di perdite così da guadagnare delle medaglie alla fine di ogni missione.

Non si avverte insomma un reale mordente degno dell’epica starwarsiana, elemento che non deve essere frainteso con la mancanza di Jedi e Sith, che con la Forza alzano sicuramente il pathos a seconda della quantità di midi-chlorian in dotazione, ma semplicemente contestualizzato come un tentativo non troppo audace di raccontare una storia dove i protagonisti sono semplici cadetti e nulla di più (da non sottovalutare, vi ricordate Republic Commando?!).

Le quattordici missioni narrative si susseguono dunque tra briefing piuttosto mosci nelle varie sale operative, scambi di battute con i compagni di squadra un pelino asettici e infine la parte action, tutto rigorosamente impostato in prima persona. Se sul fronte dinamico, quindi le battaglie spaziali, la prima persona non pesa per nulla ma, anzi, favorisce l’immersione nel contesto, su quello più statico finisce per pesare, rivelandosi meglio assimilabile a una sorta di gabbia per passerotti dove non ci è concesso altro che ascoltare ciò che gli altri hanno da riferirci.

Non ci si può muovere liberamente per l’hangar e non si può dialogare con nessuno al di fuori dei personaggi scelti per la storia, un elemento che fa oltremodo riflettere poiché facoltativo, pertanto saltabile senza troppi rimorsi con la semplice pressione di un tasto. E stiamo parlando anche del briefing.

La parte centrale dell’esperienza, per ovvie ragioni, resta quindi quella della modalità multigiocatore, un’anima pulsante capace di appassionare grazie a diversi escamotage piuttosto convincenti, sfruttati a dovere da EA Motive per riprodurre al massimo della dedizione possibile l’esperienza vista -più volte- nei film di riferimento.

I match vengono disputati su sei mappe differenti in squadre da cinque contro cinque, un numero equilibrato soprattutto se si conta non solo il tempo di rientro in gioco, ma anche la quantità di uccisioni -30- che vanno effettuate al fine di decretare la vittoria della squadra. Le mappe sono articolate in modo da proporre un’esperienza diversificata e divertente, giacché cambiano dal semplice campo di asteroidi, fino ad arrivare a delle vere e proprie basi, dove sfruttare gli elementi dello scenario si rivelerà una tattica vincente.

I cruscotti delle astronavi, sia che facciano parte dell’Alleanza Ribelle o dell’Impero Galattico, sono stati riprodotti fedelmente, un punto a favore che sicuramente strizza l’occhio al fan di vecchia data che vuole, pretende forse, di vivere un’esperienza tale e quale a quella vissuta guardando i film.

Interessante come gli sviluppatori abbiano deciso di inserire una componente tattica di tutto rispetto, rappresentata dalla gestione dell’energia che può essere direzionata all’occorrenza, con la semplice pressione delle frecce direzionali, ai motori, ai laser o agli scudi. Grazie a questo pieno controllo della propria astronave è possibile creare delle situazioni particolarmente avvincenti, dove il corretto utilizzo dell’energia può davvero decretare lo scarto tra la vita e la morte (e non in senso lato eh).

All’atto pratico assegnare la totale quantità dell’energia a disposizione alle armi permetterà di infliggere più danni in un maggiore periodo di tempo, mentre se sceglieremo di distribuire l’energia ai motori potremo caricare un pratico boost alla velocità, un toccasana da sfruttare negli inseguimenti unito al trick della virata a 180°. Questa piccola lista di tecnicismi subisce ulteriori variazioni grazie alla presenza di potenziamenti acquistabili per le nostre astronavi, un elemento che va in qualche modo a cercare di soddisfare le diverse capacità dei giocatori e che non richiede, soprattutto, alcuna particolare spesa esosa poiché la valuta in game viene guadagnata salendo semplicemente di livello. Si poteva forse spendere qualche sforzo in più circa la customizzazione dei personaggi, tra volti e costumi si avverte una certa ripetitività (come se fossimo ne l’Assalto dei Cloni!) ma niente di insuperabile insomma.

Il gioco in cooperativa funziona ancora meglio, poiché l’utilizzo intelligente delle astronavi e delle loro abilità, come la rigenerazione degli scudi o l’occultamento, garantiscono un gioco dinamico e avvincente, comprensivo delle classiche citazioni di repertorio. Se poi aggiungete alla formula la modalità multigiocatore Battaglie tra Flotte, in cui dieci giocatori devono fronteggiare uno scontro a fasi contro dei bot pilotati dal computer, accompagnati per l’occasione da un grande incrociatore nemico.

Resta comunque pregevole il lavoro svolto sul fronte tecnico, capace sulla nostra piattaforma di prova di restituire un feedback davvero ricco di pathos. Le astronavi si muovono in questo spazio virtuale regalando un piacevole mood, ci si sente all’interno dell’abitacolo anche senza avere un visore VR, elemento che sicuramente subisce positivamente anche l’ineccepibile comparto audio.