Recensione Super Mario 3D All Stars: Celebriamo i 35 anni di Mario

di Roberto Vicario

Sono passati 35 anni dal'esordio sullo schermo di Super Mario. Sembra un’eternità. In pratica possiamo affermare che il fu idraulico italiano (storia lunga) ha la stessa età di chi vi sta scrivendo (e praticamente ha la stessa pancia). Un personaggio, quello creato dal maestro Shigeru Miyamoto che non è mai sbiadito nel tempo, anzi, la sua tuta blu e rossa e il suo inconfondibile cappello, negli anni hanno brillato come pochi altri personaggi videoludici

La storia di Super Mario affonda le sue radici nel genere platform; un genere che ha modellato nel tempo, ne ha dettato tempi, ritmi e modelli. Mario, però, è molto di più. Parliamo di un personaggio che con dirompenza ha divelto i limiti del videoludo, per diventare un’icona pop, tanto da essere palesemente riconosciuto senza problemi anche da chi il mondo dei videogiochi non lo bazzica minimanete.

Con 3d All Stars Nintendo ci offre una possibilità (a scadenza limitata) di fare un tuffo nel passato 3D della saga, portando all’interno di questa collection tre titoli che, a loro modo, hanno segnato in maniera indelebile la saga: Mario 64, Super Mario Sunshine e Super Mario Galaxy.

Senza addentrarci troppo in una lezione di storia videoludica, l’importanza di questi tre progetti è sotto gli occhi di qualsiasi appassionato/studioso della grande casa di Kyoto. Mario 64 debutta su Nintendo 64 e ne diventa il manifesto assoluto, insieme ad Ocarina of Time, del 3D Made in Nintendo. Il titolo è anche l’ultimo titolo diretto dal papà di Mario, Shigeru Miyamoto. Mario 64, sebbene riproposto più volte nel corso di questi anni sulle console Nintendo, risulta ancora oggi un titolo fresco e divertente, con delle finezze e dei dettagli ludici che dimostrano come un buon concept può tranquillamente sopravvivere alle pieghe del tempo, chiudendo ovviamente un occhio sul comparto tecnico e su una telecamera, sbalorditiva allora ma decisamente superata al giorno d’oggi. 

Super Mario Sunshine è invece un titolo controverso, e allo stesso tempo unico all’interno della saga. Sviluppato piuttosto velocemente per diventare un punto di riferimento e benchmark di Game Cube, è il primo gioco che vede nel ruolo di director una figura oggi chiave all’interno di Nintendo: Yoshiaki Koizumi.

Sunshine e l'isola Definia mettono in luce alcune trovate piuttosto interessanti, che mostrano un freschezza di design sicuramente intrigante di Koizumi, e che sboccerà in maniera significativa qualche anno dopo con Super Mario Galaxy. All’interno di Sunshine non manca tuttavia qualche trovata interessante, come ad esempio lo Splac 3000, parente stretto della famosa aspirapolvere Poltergust 3000 di Luigi in Luigi’s Mansion, e successore spirituale dei famosi cappelli di Mario 64.

Infine, il viaggio nella storia recente della saga, ci porta a Super Mario Galaxy che, insieme a Super Mario Odyssey è senza ombra di dubbio il capitolo più ispirato dell’intera saga. Il capitolo che grazie a storia, direzione e game design consacra a tutti gli effetti la figura di Koizumi. Galaxy pur non settando standard come fece Mario 64, portò in dote alcune idee assolutamente geniali, come ad esempio il concetto di gravità. In termini di puro game e level design, Galaxy si posiziona senza troppi problemi ai vertici della saga. 

Questo breve excursus storico è necessario per dimostrare il valore intrinseco di questa collezione. Tre titoli che hanno segnato in maniera più che mai indelebile la storia 3D della saga di Mario. 

Averli tutti insieme su Switch è sicuramente un bene, un lusso prezioso che coloro che si sono persi titoli come Sunshine e Galaxy posso recuperare su un ecosistema funzionale come quello di Switch. 

Va detto, ad onor del vero, che 3D All Stars non ha subito troppi cambiamenti. Una maggiore risoluzione di Sunshine (pure in 16:9) e Galaxy che ora in modalità docked possono essere goduti in full HD; l’aggiunta di una modalità cooperativa per Galaxy che non ci ha particolarmente colpito, ma rimane sicuramente un valore aggiunto. Due invece sono le cose che proprio non ci hanno convinto: frame rate e comandi in versione handheld di Galaxy. 

Nel primo caso ci troviamo davanti a due situazioni opposte: in versione portatile i giochi girano fluidi, e come promesso a 30fps, in versione docked, invece, il frame rate scende sotto i 30fps, un peccato visto che comunque parliamo di giochi non particolarmente esosi e che potevano essere tranquillamente ottimizzati. 

I comandi di Galaxy sono invece un mistero. Finché si usano i due Joy-Con staccati dalla console, tutto funziona in maniera perfetta, e il lavoro di ammodernamento dei comandi è davvero lodevole; ma quando si è in mobilità, con i Joy-Con attaccati alla console, l’utilizzo obbligatorio dello schermo Touch in alcune situazioni di gioco, rende l’ergonomia e la comodità di gioco davvero poco funzionale. Come perdersi in un bicchiere d’acqua.Apprezzabile invece l’inserimento di tutte le tracce che compongono le OST dei tre titoli, divisi per capitoli e selezionabili nel menù iniziale. Un buon modo per scoprire e apprezzare i lavori di Koji Kondo e dell’orchestra utilizzata in Super Mario Galaxy.