Recensione Sword Art Online: non tutte le ciambelle...

Recensione Sword Art Online non tutte le ciambelle
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Sword Art Online è una saga che, con gli anni, ha saputo conquistare una grande schiera di appassionati, grazie a un plot estremamente affascinante e una nutrita serie manga con tanto di anime a corredo. Cosa succederebbe se un videogioco fosse in grado di trascinarci davvero nel suo mondo virtuale? A scoprirlo è il giovane Kazuto, più conosciuto come Kirito (suo nickname), imprigionato nel mmorpg Sword Art Online e costretto a cercare di sopravvivere e venirne a capo dei misteri per riuscire a liberarsi e tornare alla propria vita reale. Negli anni la trama ha proposto sempre nuove situazioni dove Kirito e compagni hanno visitato posti virtuali di ogni tipo, e l'ultimo videogame della saga, Alicization Lycoris, ci porta direttamente su Underworld, un mondo fantasy medievale che sicuramente non risulta sconosciuto agli appassionati della saga.  

Senza sapere come o perché, Kirito si ritrova catapultato in un mondo che sembra mescolare gli elementi dei classici server di gioco ad altri estremamente realistici, tanto da non riuscire a capire se tutti gli avatar che lo popolano sono personaggi non giocanti realizzati con estrema bravura o gamer così ben calati nel gioco da non fare alcun riferimento alla propria esistenza reale. Una cosa è certa: nonostante svariati tentativi, non c'è modo di fare logout e uscire dal server. In compagnia del buon Eugeo inizia dunque la ricerca per capire cosa sta accadendo e come poter tornare alla propria vita. 

Come gli appassionati avranno già capito, il titolo in esame va a coprire una parte di trama conosciuta, appunto, con il nome di Alicization. Senza però fare spoiler, segnaliamo come gli sviluppatori abbiamo deciso di prendere le dovute distanze con la storia originale, inserendo diverse novità che hanno un grosso peso sui fatti raccontati tanto che, probabilmente troveremo i giocatori divisi in due fazioni, quelli delusi per non poter rivivere la trama conosciuta e quelli felici per la ventata di aria fresca.  

D'altro canto il primo ritorno al passato rispetto agli ultimi capitoli videoludici, è palese, con Lycoris che si presenta come un classico jrpg esplorativo con combattimenti in tempo reale. Guidando un party di tre personaggi massimo, tutti utilizzabili a piacimento grazie a un rapido sistema di switch, dovremo vivere la classica avventura fatta di missioni principali, compiti secondari e svariate attività sparse per la mappa di gioco. I combattimenti, come dicevamo, sono in tempo reale e cominciano non appena decidiamo di attaccare i nostri avversari, tutti ben visibili a schermo. Non mancano abilità di ogni tipo e un sistema di crescita ad esperienza con relativi alberi per skill e capacità. 

Recensione Sword Art Online: non tutte le ciambelle...

Non tutte le ciambelle...

Insomma, ottime premesse per un marchio che riesce sempre ad attirare l'attenzione del pubblico, ma più che in altre situazioni, questa volta qualche cosa non sembra essere andato del tutto per il verso giusto. Partiamo dal primo impatto, cioè quello tecnico. La mappa è grande e ci sono scorci piacevoli da vedere, ma quasi esclusivamente per quel che riguarda il campo lungo, perché da vicino tutto perde qualità, lasciandoci l’amaro in bocca per poca definizione, movenze legnose e un frame rate ballerino, tutto condito da una telecamera in terza persona poco precisa e spesso fastidiosa, per quanto esista la possibilità di utilizzare quella in prima persona, comunque non facilissima da padroneggiare, soprattutto nei combattimenti. Proprio i combattimenti, che sulla carta sono interessanti grazie alle idee partorite dagli sviluppatori, ne risultano estremamente penalizzati, anche a causa di un sistema di puntamento poco preciso: più di una volta ci siamo trovati a colpire l’aria mentre eravamo convinti di aver puntato il mostro di turno. La situazione è più godibile contro i boss, dove subentrano anche altre meccaniche a farci cercare una gestione più oculata del party. 

Di ben altro livello il comparto sonoro, ottimo sia nelle musiche che nel doppiaggio giapponese, con a corredo sottotitoli in italiano che in media non ci hanno deluso, così come i precisi tutorial, nonostante la scelta di utilizzare (in stile Rock Star) dei caratteri un po’ troppo piccoli. 

Come avrete già capito, Sword Art Online: Alicization Lycoris, oltre ad avere un titolo particolarmente lungo, fa vivere dentro di sé due anime. Da una parte ci sono tutte le idee degli sviluppatori, un mondo ampio con alle spalle un ottimo background, un sistema di gioco ben studiato, un sonoro di buon livello e decine e decine di ore di longevità. Dall’altra c’è una realizzazione che sembra arrivare dal passato, con alcuni momenti in cui vi sembrerà di essere tornati all’epoca di PlayStation 3. La nostra speranza è quella di vedere arrivare qualche patch “curativa”, anche perché con la giusta attenzione, Lycoris poteva essere, invece che un titolo solo  più che sufficiente, un buon jrpg. 

Recensione Sword Art Online: non tutte le ciambelle...

Versione Testata: PS4

7

Voto

Redazione

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Recensione Sword Art Online: non tutte le ciambelle...

Tante idee, tantissimi contenuti, un nuovo iter narrativo e l'indiscusso fascino che da sempre è marchio del successo di Sword Art Online. Bastano questi elementi a creare un ottimo jrpg? Purtroppo no, visti i tanti difetti insiti nel gioco, ma riescono a mantenere un livello qualitativo generale più che sufficiente, soprattutto per chi ha sempre apprezzato Kirito e le sue avventure videoludiche. Per tutti gli altri consigliamo di tenere le orecchie bene aperte: a nostro parere una corposa patch potrebbe quantomeno dare una aggiustata al comparto tecnico, rendendo SAO ben più appetibile.

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