Recensione Twin Mirror: un altro me dentro lo specchio

di Fabio Fundoni

Se siete in pensiero perché non siete riusciti a conquistare una console di nuova generazione e non sapete quando torneranno a essere disponibili nei negozi, non preoccupatevi, perché PlayStation 4 e Xbox One hanno ancora diversi assi nelle maniche per farvi divertire in attesa di nuovi hardware. Tra questi assi, torna a farsi notare il nome dei Dontnod, ormai specializzati nell'ambito delle avventure a scelta multipla. Twin Mirror, ultima creazione del team francese, ci porta a vivere un thriller intrigante dalle forti note psicologiche, per la gioia di chi ama indagare tanto su crimini quanto sulle pieghe più recondite della psiche umana. Dopo due anni di assenza, per assistere al funerale del suo migliore amico Nick, il giornalista Sam si trova a dover tornare a Basswood (West Virginia, “mountain momma”), città da cui era fuggito dopo una relazione finita male con la sua collega Anna. Come se non bastasse, la maggior parte degli abitanti di Basswood odia profondamente Sam a causa di una sua inchiesta che ha portato alla chiusura della miniera locale, gestita in modo poco chiaro e causa di malattie, ma anche unica fonte di ricchezza del posto. Così il nostro Sam si ritrova in un colpo solo a dover affrontare la morte di un caro amico, una città intera sprofondata nella crisi economica a causa sua e una ex fidanzata che non ha mai dimenticato. Senza dubbio un quadro poco confortante, a cui va aggiungersi il fatto che la morte di Nick è avvenuta in circostanze poco chiare. 

Basterebbero queste cose a far vacillare la salute mentale di ognuno di noi e, in effetti, il “buon” Sam non si può definire come la persona più a suo agio con la propria psiche. Il nostro protagonista ha, infatti, un profilo psicologico estremamente particolare. Nella testa di Sam vive un altro “lui”, una vera e propria personalità separata che rappresenta la sua parte razionale e che lo mette davanti a ogni sua scelta presa di getto. Sam ha sviluppato un rapporto di odio e amore con questa personalità con cui discute e si confronta per cercare di resistere alle proprie paure e psicosi. Come avrete ben capito, definire Sam come un personaggio poco equilibrato è un eufemismo e durante la nostra storia dovremo dedicarci tanto al parlare con gli altri personaggi, quanto a discutere con noi stessi, spesso in modo ben poco sereno. Sin dalle prime battute del gioco si capisce quanto Sam faccia fatica a rapportarsi con il mondo esterno, tanto da aver sviluppato un modo tutto suo per estraniarsi e valutare al meglio (almeno in teoria) ogni cosa che lo circonda. Come in una specie di trance, Sam può estraniarsi da tutto al punto da vedere il resto del mondo immobile e poter esaminare ogni cosa nel modo più razionale possibile, così da poter prendere le proprie scelte dopo aver raccolto il maggior numero di informazioni possibile. Oltre a ciò, quando si troverà davanti a particolari oggetti o situazioni, potrà accedere al Palazzo, un luogo dove può rivivere i fatti racchiusi nella sua memoria. 

Esplorando se stessi 

A pensarci bene questi elementi potrebbero dare vita all’investigatore perfetto, se non fosse che le psicosi di Sam lo fanno vagare in un continuo stato di insicurezza e autoesclusione sociale, portandolo a combattere una perenne lotta interna con il suo “io”. Su queste premesse si svolge la nostra avventura e in men che non si dica ci ritroveremo immersi nell’atmosfera della provincia americana tanto cara agli amanti dei thriller. Il gioco, come da tradizione, si svolge tra esplorazione, investigazione e dialoghi, andando a formare un puzzle che porterà alla verità. Ma a fianco a tutto ciò, a farla da protagonista, è il nostro rapporto con Sam e il suo alter ego. Andremo avanti tra scelte dovendo decidere se dare ascolto al nostro “stomaco” o a più razionale “io”, consci del fatto che non c’è mai (o quasi) una scelta palesemente giusta e che la realtà non si legge su un manuale di istruzioni, ma va vissuta ed elaborata in base a ogni singola situazione. Il protagonista è davvero il centro di tutto e la sua evoluzione (ma non per forza di cose essa è una crescita) ci porta a fare scelte che lo segneranno e ne cambieranno i rapporti non solo con gli altri, ma soprattutto con se stesso. Sebbene ci siano situazioni di contorno, diverse occasioni saranno bivi ben chiari e il nostro comportamento segnerà tutta la trama o, quantomeno, la vita del protagonista.  

Rispetto al passato i Dontnod hanno scelto di affrontare temi più maturi, andando a trattare il rapporto umano rispetto a “mostri” tra i più pericolosi come la depressione, il senso di inadeguatezza, le crisi di panico e via dicendo, senza dimenticare gli innumerevoli compromessi che la vita di tutti i giorni ci offre, ricordandoci che non sempre la verità è gradevole e l’onestà ha sempre un prezzo da pagare. Il grosso errore sarebbe quello di accantonare Twin Mirror dopo la prima run, visto che il titolo, una volta terminato, permette di rigiocare l’avventura a partire da uno qualsiasi dei capitoli disponibili. Cambiando scelte cambierà non tanto il mondo esterno, quanto il rapporto di Sam con esso e con se stesso. Giocando e rigiocando, alcune decisioni da prendere sono state dei veri e propri pugni nello stomaco e consiglio vivamente di prendersi il tempo necessario per esplorare i vari bivi. Badate bene, la narrazione di Twin Mirror non è assolutamente perfetta e molti elementi sembrano essere stati sviluppati solo in parte (forse per la necessità di rispettare le tempistiche del mercato), ma il risultato finale è assolutamente positivo, anche a fronte di un aspetto tecnico rivedibile, con una grafica buona ma talvolta frettolosa e con musiche abbastanza anonime, con il doppiaggio in inglese che si fa apprezzare e testi e doppiaggio in italiano mediamente buoni. Non so se il vostro Sam avrà davvero una crescita umana o si limiterà a scendere a patti con se stesso, ma so che i Dontnod stanno percorrendo un percorso evolutivo che potrebbe regalarci sempre più sorprese.