Recensione Willy Morgan and the Curse of Bone Town: Abbiamo il vero erede di Guybrush Threepwood?
Poco meno di un mese fa abbiamo avuto il piacere di passeggiare per le strade di Bone Town in compagnia di Willy Morgan, un adolescente molto sveglio che ci ha ricordato, per simpatia e modi di fare, le movenze del “temibile” pirata Guybrush Threepwood. Il titolo sviluppato dal team italiano VLG Publishing si è rivelato chiaramente ispirato alla famosissima avventura grafica pubblicata da LucasArts negli anni ’90, con tanto di storia piratesca nel sottofondo accompagnata da una buona dose di sano umorismo.
Grazie al codice completo del prodotto siamo riusciti a portare a termine l’avventura del giovane Willy tutta d’un fiato, riscoprendo il piacere di combinare oggetti, esaminare gli ambienti o ascoltare dall’inizio alla fine il menù del One Eyed Jack.
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IL TESORO DEL PIRATA
Come già citato nella nostra anteprima, dopo dieci anni dalla sparizione del proprio padre in circostanze misteriose, il giovane Willy Morgan riceve una lettera proprio da quest’ultimo, pronto a invitarlo a raggiungere la cittadina isolata di Bone Town per scoprire la verità circa la sua scomparsa.
I primi passi nell’avventura li muoviamo proprio in compagnia del giovane Willy grazie a un tutorial, da svolgere nell’abitazione di quest’ultimo, utile a comprendere meglio la configurazione dei comandi scelta per l’occasione. Trattandosi di un’avventura grafica in piena regola, la maggior parte dell’interazione con il mondo di gioco sarà possibile grazie al mouse, che suddivide le azioni usa ed esamina rispettivamente con il tasto sinistro e destro del mouse, lasciando infine alla rotellina la possibilità di alzare e abbassare la finestra dell’inventario, mostrandoci così gli oggetti a nostra disposizione.
Willy Morgan condivide con Guybrush Threepwood tantissime caratteristiche: ha uno spiccato senso dell’umorismo, ama fare delle citazioni (velate e non) e ha la possibilità di mettersi in tasca tantissime cose, perfino un cane se vi ricordate qualche sessione di Monkey Island 2. Nel caso odierno il nostro alter ego digitale deve trovare una risposta agli indizi lasciati dal padre, che sembrano condurlo alla ricerca di una vera e propria mappa riguardante il tesoro di un famoso pirata.
La ricerca non si rivelerà poi così complessa, a patto però che manteniate il giusto livello di attenzione, cercando in lungo e in largo i possibili oggetti con cui interagire per rivelare la strada da percorrere. Questi sono disposti come le proverbiali “molliche di Pollicino”, insomma posizionati in modo e maniera da essere quasi inevitabili da evitare, poiché il gioco prevede anche un tasto per evidenziare al volo tutti gli oggetti dello scenario con cui è possibile interagire.
Non sappiamo se il nostro background di lunga data, foraggiato in più occasioni da varie avventure grafiche, ci abbia permesso di comprendere quasi al volo ognuno degli enigmi sparsi per il gioco, ma tranne qualche rara occasione l’avventura in compagnia di Willy Morgan è trascorsa forse troppo velocemente, lasciando emergere solo qualche dubbio in merito alla longevità.
Per questa prima avventura le ambientazioni sono sinceramente poche: senza farvi alcuno spoiler possiamo unicamente dire che il gioco intero si svolge per la sua interezza a Bone Town, motivo che fa solo dispiacere, se non altro perché il tentativo di rievocare il mood da avventura grafica anni ’90 riesce così bene da farti venir voglia, subitamente, di non staccare gli occhi dallo schermo fino alla sua conclusione.
LA GRAFICA CHE CI PIACE
Graficamente il titolo è stato realizzato seguendo lo stile distintivo delle avventure grafica, pertanto su diversi fondali in parte statici sono stati collocati i personaggi, creando così il piacevole effetto del 2.5D. Ognuno dei curiosi interlocutori che vive nella cittadina di Bone Town ha tanto da raccontare, ed è un bene constatare a differenza dalla demo che adesso ognuno di loro ha in dotazione un campionamento audio personalizzato.
Grazie a questo aspetto i dialoghi acquistano un po’ di colore, regalandoci anche qualche parentesi divertente durante i vari incontri avvenuti in città. Non si poteva certo chiedere di più sul fronte contenutistico, se non altro come descritto in precedenza ci sarebbe piaciuto che il gioco durasse un pelino di più, mostrandoci all’occorrenza delle ambientazioni diverse dalla città di Bone Town.
Restiamo comunque speranzosi sul fatto che il gioco abbia un sequel, perché avventure grafiche come queste meritano di essere giocate anche da un pubblico più giovane, pronto a strizzare un po’ le meningi al fine di risolvere qualche enigma diverso dall’ordinario, come frantumare un biscotto della fortuna cinese vecchio di qualche secolo.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Willy Morgan and the Curse of Bone Town
Willy Morgan and the Curse of Bone Town si rivela come una piacevole sorpresa dell’estate, un titolo pronto a farci tuffare nel mood delle avventure grafiche anni ’90. Sebbene pecchi un po’ a livello di longevità, gli amanti del genere si troveranno sicuramente appagati dalla piacevole avventura piratesca nella cittadina di Bone Town, ricordando con qualche lacrimuccia l’indimenticabile temibile pirata Guybrush Threepwood.