A Bug's Life

di Redazione Gamesurf
Quando un redattore si trova di fronte ad un tie-in di qualsiasi genere, la sua lunga esperienza in materia videoludica (che, in teoria, un redattore di videogiochi dovrebbe avere...) lo porterà indubbiamente a storcere il naso dal momento che, da che mondo e mondo, le conversioni rappresentano l'ideale anello di congiunzione tra i videogiochi e le antiche pratiche della tortura cinese
Ed ecco che, invece, arriva sugli schermi dei nostri televisori A Bug's Life, trasposizione per l'amato Nintendo 64 del penultimo lungometraggio realizzato dalla Pixar, già responsabile di blockbuster del calibro di Toy Story 1 e Toy Story 2 (anch'esso portato sul Nintendone con risultati... uhmm, diciamo "simili" al qui presente platform 3D) e il giocatore, già pronto a una schifezza assurda... si trova effettivamente di fronte ad una schifezza assurda

La trama, presa pari pari dal film, vi vedrà vestire i panni di Flik, umile operaio in mezzo a tanti suoi simili. Ciò che lo distingue da tutti gli altri é la propensione a creare strani meccanismi, e proprio con una di queste geniali trovate riesce a distruggere buona parte del raccolto dell'intera colonia. Il problema é che le formiche, oltre a dover sfamare se stesse, devono anche provvedere a rifornire di cibo Hopper e il suo esercito di cavallette le quali, visti gli scarsi progressi, decidono simpaticamente di raddoppiare la propria richiesta di viveri per la fine della stagione. A Flik viene così "permesso" di lasciare la colonia per andare in cerca di nuovi e più efficienti metodi di coltivazione mentre il resto del formicaio, finalmente libero dal suo pericoloso genio creativo, cercherà di soddisfare il famelico Hopper
Da qui in poi, sorpresa delle sorprese, toccherà a voi guidare Flik attraverso cinque livelli (a loro volta divisi in tre diverse sezioni), lungo la sua epica missione
L'ORIGINE DELLA TRISTEZZA
Andiamo comunque con ordine, e cominciamo l'analisi del gioco dall'aspetto grafico che, per forza di cose, é quello che colpisce di più nei primi momenti di gioco: come previsto, il lavoro dei grafici non fa di certo gridare al miracolo e, anzi, quasi stupisce che la Disney permetta a prodotti esteticamente così squallidi di essere commercializzati sotto il proprio marchio. I vari scenari sono piuttosto poveri sia per quanto riguarda i poligoni sia per quanto riguarda le texture, decisamente ripetitive e poco ispirate e, come se non bastasse, il tutto riesce anche a rallentare e a presentare i classici difetti dei motori 3D programmati con i piedi (pop up, congiunzione di poligoni e texture spesso imprecisa, collisione tra personaggi-personaggi e personaggi-elementi del fondale imperfetta e così via)