A Quiet Place: the road ahead - Recensione

Famolo piano

di Luca Gambino

E’ la prima volta che una grande major del cinema affida ad un team di sviluppo italiano la trasposizione videoludica di un suo franchise, e giù questo dovrebbe bastare per un patriottico motto d’orgoglio, ma a questo giro i ragazzi di Stormind Games, hanno realizzato qualcosa che andasse ben oltre il semplice “compitino”.

A lezione dall’Alieno

Per raccontare i fatti antecedenti agli eventi raccontati nel film, Stormind parte dal giorno dell’invasione, mettendo al centro della scena Alex, una ragazza come tante, che sta vivendo una storia d’amore come tante, ma che prenderà una svolta drammatica in concomitanza con l’arrivo sul nostro pianeta dell’ennesima razza aliena pronta a sterminarci.

Solo che questa volta gli invasori sono ciechi come talpe, ma hanno un udito ipersviluppato che usano per cacciare gli umani che ancora non hanno capito la regola d’oro della sopravvivenza. Regola che il film originale metteva in chiaro fin da subito, senza lasciarle immaginare allo spettatore, ma scrivendole in bella mostra, un po' come se fossero le regole di un gioco a cui tutti devono sottostare: non fare rumore.

E quindi bastano i primi minuti per adattarsi alle regole di vita imposte dal gioco, per prendere le misure di un mondo dove ogni movimento, ogni sospiro, ogni passo deve essere ponderato con attenzione, perché là fuori c’è qualcosa pronta a saltarci addosso ad ogni passo falso. Una lezione che in tanti avevano già appreso in Alien Isolation, ma che adesso siamo pronti a vivere direttamente qui, a casa nostra.

A Quiet Place: the road ahead - Il podcast

Riscrivere le regole del gioco

Se stai basso, non ti sentono

E’ una delle regole che ogni videogiocatore conosce fin dal primo giorno di scuola, e da cui non si scappa. Ci si acquatta, il passo rallenta, non fai rumore, e la sfanghi in ogni occasione. Acquattati is the new black, insomma. Qui no, troppo facile. Anche se state bassi, basta mettere un piede in fallo, calpestare una pozzanghera, dare un calcetto a un ramoscello secco e la creatura arriva. E la cosa peggiore è che la vedi arrivare, e non puoi fare nulla, solo assistere alla tua morte.

Quindi, specialmente all’inizio, è tutto un “prendere le misure” del vostro joypad per capire fino a che punto puoi spingere la levetta per muoverti in sicurezza, fino a che punto ti puoi muovere nel modo più rapido possibile senza attivare il mega udito dell’avversario. Una continua situazione del “gatto col topo”, che varia nel corso dell’avventura, perché ogni tanto avrete a disposizione nuovi strumenti che vi aiutano nel nostro cammino, tipo il fonometro.

E Stormind è stata brava a disseminare questi strumenti un po' alla volta, centellinando la loro comparsa per dare al gioco il giusto ritmo, bilanciando per bene la vostra capacità di adattarvi alla situazione, senza mai darvi la tranquillità di sentirvi sempre al sicuro. Ed è questo perenne stato di incertezza, che forse si mitiga un po' nel finale, a fare da “tappeto” ad un gameplay che miscela per bene le parti giocate a quelle semplicemente “raccontate”, in modo da rendervi partecipi quel tanto che basta da creare una connessione con il personaggio che state interpetrando.

Famolo Piano

In A Quiet Place gira tutto intorno al rumore. Il silenzio è la cartamoneta del gioco. Ogni cosa che si fa in game ha un costo in termini di silenzio. Muoversi, spostare un oggetto, respirare, tutto produce rumore, e meno rumori si fanno, meglio è per tutti. E fin qui, tutto nella norma. Il problema è che in un mondo dove anche un respiro sbagliato può essere fatale, un personaggio che soffre d’asma è forse la cosa peggiore che potrebbe capitarvi, ed è proprio quello che Alex deve affrontare ogni giorno. E voi con lei.

Per tenere a bada il suo problema, dovrete cercare i medicinali che l’aiuteranno a mantenere sempre un ritmo regolare di respirazione, e fare in modo che i suoi polmoni siano sempre operativi a dovere. Guardavi attorno per cercare qualsiasi cosa possa aiutarvi sarà quindi la regola numero di The Road Ahead. Pillole e inalatori (qualcuno di voi ha mai usato il Ventolin?) sono gli elementi che Alex dovrà sempre avere a disposizione per tenere i polmoni operativi. Solo che a volte non saranno sufficienti, soprattutto nei punti in cui l’ambiente sarà troppo carico di polvere per consentirle di respirare al meglio. E a quel punto, allora, meglio muoversi nel modo più rapido possibile per tirarsi fuori dai guai, perché una crisi d’asma sarebbe fatale.

Stormind miscela quindi esperienza ludiche che arrivano direttamente da giochi come il già citato Alien Isolation, ad altri che pescano a piene mani dai più classici survival horror, dove bisogna assicurarsi di trovare il giusto oggetto per sbloccare un elemento della mappa che ci consenta di proseguire oltre. Una strada già percorsa in un certo senso anche nei due precedenti Remothered, che si rifacevano ai survival in stile hide and seek di Clock Tower piuttosto che ai più classici Resident Evil o Silent Hill. Ad aumentare il già onnipresente senso di disagio, arriva anche la possibilità di implementare rumore ambientale del vostro ambiente di gioco. Su PS5, per esempio, il sistema sfrutterà il microfono del joypad per “pescare” i suoi che arrivano dalla vostra stanza, dandovi anche modo di settare il livello di sensibilità. Quindi occhio, anche una peristalsi troppo rumorosa potrebbe farvi ritrovare la creatura alle vostre spalle. Mangiate leggero, è meglio.

L’andamento lento e ragionato, la continua ricerca della soluzione migliore e l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione del giocatore per gabbare le creature, rappresentano una sfida continua per chiunque si metterà al comando di Alex, anche se non si tratta di un giocatore esperto. Il bello di A Road Ahead è anche la sua capacità di rendersi affascinante e gradevole anche ad un pubblico di non giocatori, che troveranno quel giusto mix di racconto e di gioco, capace comunque di coinvolgerli anche solo per vedere “come andrà a finire”.

Soprattutto perché quello che ci troviamo di fronte è pur sempre un gioco di buona fattura tecnica. Personaggi e ambienti sono ricostruiti con una buona modellazione, al netto di qualche compenetrazione e texture non in formissima. Non dimentichiamoci, però, che il prezzo del biglietto di The Road Ahead è più che accessibile, e che per un prezzo di 29 euro, vi portate a casa un gioco che ha qualità superiore anche a giochi più blasonati e pretenziosi. Ottimo, invece, il comparto audio, capace di creare i giusti presupposti per quel clima di tensione continua, che vi accompagnerà lungo tutto il corso dell’avventura. Musiche d’atmosfera, effetti sonori ben contestualizzati nello spazio, in modo da darvi sempre dei precisi punti di riferimento sulla direzione del pericolo, che anche se non vedete, non vi abbandonerà mai.