A Sangue Freddo
di
Redazione Gamesurf
Era da diverso tempo che non sentivamo parlare della Revolution Software, etichetta nata e cresciuta con l'ormai defunto Amiga 500 e giunta alle luci della ribalta grazie a titoli di indubbio valore come Beneath a Steel Sky. Il motivo di questo silenzio apparente é presto detto: il team di sviluppo facente capo a Charles Cecil si é messo d'impegno per abbandonare il settore delle avventure grafiche (in cui la Revolution ha sempre basato le sue uscite) e sconfinare in quello, ultimamente più remunerativo, degli action game. Il frutto dell'impegno costante di un gruppo di oltre venti persone tra sviluppatori, grafici, sceneggiatori e progettisti é ora sotto i nostri (miei) occhi, nella forma dei due CD che compongono la struttura digitale di A Sangue Freddo
IL MIO NOME E' JOHN CORD
La prima cosa che salta all'occhio dopo aver dato in pasto il gioco alla veneranda PlayStation, é l'espediente utilizzato per presentarlo agli utenti: niente logo-introduzione-schermo dei titoli, come siamo ormai abituati da tempo immemore, ma un unico filmato che gira in looping continuo intervallato dalle parole che compongono un'enorme scritta A Sangue Freddo. L'intento "cinematografico" é quindi chiarissimo sin dai primi minuti di utilizzo, in cui ci viene data la possibilità di apprendere, tramite un comodo tutorial, i principali comandi di gioco o districarci con i soliti settaggi per la centratura dello schermo e il sonoro. Iniziata finalmente l'avventura, verremo catapultati nei panni ridottissimi (canottiera e pantaloni) di tale John Cord, appena finito nelle mani del nemico e in avanzata fase di interrogatorio "cum" tortura annessa. Attraverso il volto martoriato (o é martoriato, o é brutto di suo) del caro John, avremo un primo sentore che le cose non stiano andando come dovrebbero, sentore confermato dal flashback che partirà negli attimi successivi
Con un ingegnoso espediente del mondo del cinema, mutuato pari pari da 'I Soliti Sospettì (a cui Charles Cecil si é ispirato), la Revolution Software ci mette nei panni dello sfortunato agente del MI6 britannico alle prese con la ricerca & recupero di un commilitone di nazionalità americana, disperso nello stato sovietico fittizio del Volgia. Il flashback citato poco sopra sarà l'avventura vera e propria che vivremo nei panni dell'eroe di turno, fino a giungere al momento stesso dell'interrogatorio e dipanare così la nebbia che circonda i primi avvenimenti narrati nel titolo Sony. Da bravo agente segreto, John Cord non disdegna l'aiuto della tecnologia, rappresentato in questo caso da uno strano gingillo chiamato Remora che ha la doppia funzione di computer palmare e trasmittente per i messaggi del nostro
IL MIO NOME E' JOHN CORD
La prima cosa che salta all'occhio dopo aver dato in pasto il gioco alla veneranda PlayStation, é l'espediente utilizzato per presentarlo agli utenti: niente logo-introduzione-schermo dei titoli, come siamo ormai abituati da tempo immemore, ma un unico filmato che gira in looping continuo intervallato dalle parole che compongono un'enorme scritta A Sangue Freddo. L'intento "cinematografico" é quindi chiarissimo sin dai primi minuti di utilizzo, in cui ci viene data la possibilità di apprendere, tramite un comodo tutorial, i principali comandi di gioco o districarci con i soliti settaggi per la centratura dello schermo e il sonoro. Iniziata finalmente l'avventura, verremo catapultati nei panni ridottissimi (canottiera e pantaloni) di tale John Cord, appena finito nelle mani del nemico e in avanzata fase di interrogatorio "cum" tortura annessa. Attraverso il volto martoriato (o é martoriato, o é brutto di suo) del caro John, avremo un primo sentore che le cose non stiano andando come dovrebbero, sentore confermato dal flashback che partirà negli attimi successivi
Con un ingegnoso espediente del mondo del cinema, mutuato pari pari da 'I Soliti Sospettì (a cui Charles Cecil si é ispirato), la Revolution Software ci mette nei panni dello sfortunato agente del MI6 britannico alle prese con la ricerca & recupero di un commilitone di nazionalità americana, disperso nello stato sovietico fittizio del Volgia. Il flashback citato poco sopra sarà l'avventura vera e propria che vivremo nei panni dell'eroe di turno, fino a giungere al momento stesso dell'interrogatorio e dipanare così la nebbia che circonda i primi avvenimenti narrati nel titolo Sony. Da bravo agente segreto, John Cord non disdegna l'aiuto della tecnologia, rappresentato in questo caso da uno strano gingillo chiamato Remora che ha la doppia funzione di computer palmare e trasmittente per i messaggi del nostro
A Sangue Freddo
A Sangue Freddo
Guardando all'ultima produzione della Revolution Software, viene da pensare che dal secondo Broken Sword in poi la software house di Charles Cecil abbia iniziato una caduta di stile che è ancora lungi dall'arrestarsi. E sparita la genialità nei dialoghi (la prima conversazione si apre con un rutto!), è sparita la componente ironica dei titoli precedenti e infine è sparita anche l'originalità che suggellava creazioni come il mai troppo citato Beneath a Steel Sky. Quello che resta è un ibrido di avventura/azione/sneak'em up che stenta a decollare anche dopo diverse ore di gioco, a causa di una realizzazione tecnica limitata e di un gameplay effimero. A fianco di alcune buone idee nel concept (il computer portatile e la possibilità di perquisire i nemici abbattuti) fanno la loro triste comparsa difetti tutto sommato evitabili, come le animazioni pessime di tutti i personaggi, la definizione grafica bassina e i caricamenti dall'invadenza quantomai costante. Un'uscita sicuramente al di sotto delle aspettative per questo team di sviluppo che, speriamo, abbia tutta l'intenzione di rifarsi in un immediato futuro. Agli appassionati di avventura e azione, non resta che dirigersi verso i "soliti" Metal Gear Solid e Syphon Filter 1/2, esempi migliori di quello che il genere ha da offrire.