Achtung! Cthulhu Tactics

di Simone Rampazzi

L’universo immaginifico creato da Howard Phillips Lovecraft ha appassionato milioni di lettori in tutto il mondo, grazie a un ciclo di opere complesse ma allo stesso tempo avvincenti, capaci grazie alla loro natura crossmediale di interessare anche cinema, serie TV e videogiochi.

Lo strategico a turni confezionato dal piccolo team anglosassone Auroch Digital cerca di fondere uno stile di gioco lento, e riflessivo, con la storica forte attrazione dei nazisti per tutto ciò che rappresentava il mondo occulto. Il risultato di questo connubio è Achtung! Cthulhu Tactics, un titolo che cerca di riportarci agli anni in cui gli americani provavano a marciare verso Berlino per eliminare il terzo reich.

INDOVINA CHI VIENE A CENA

Durante la Seconda guerra mondiale, camminare per le campagne tedesche senza attirare l’attenzione dei soldati nazisti non era un’impresa facile. A saperlo molto bene sono i soldati americani che utilizzeremo per l’occasione, meglio identificati come quattro diversi avatar in possesso di armi e abilità diverse da utilizzare sul campo di battaglia.

Ogni elemento del gameplay ricorda da vicino la struttura degli strategici a turni, facendo un chiaro rimando a titoli come XCOM e Phantom Doctrine, o a tutte le altre IP che hanno saputo riadattare la formula ad ambientazioni diverse. Dopo aver fatto un breve tutorial, che comunque consigliamo anche per un semplice ripasso, il gioco ingrana subito la marcia trasportandoci in diversi campi di battaglia boschivi, dove i fattori da tenere sott’occhio dei personaggi sono come sempre: punti azione, salute, coperture offerte dallo scenario e percentuali di mira.

Una volta presa la mano, tutto assume una connotazione strategica, dove a vincere non è la forza bruta, ma tutto un sistema di posizionamenti fatti ad hoc per difendersi e colpire duro allo stesso tempo. Ogni turno verrà quindi scandito da un’oculata scaletta di mosse, che chiaramente deve preparare il gruppo a fronteggiare non solo il turno avversario, ma anche quelli successivi. Lasciate quindi da parte panico e avventatezza, ma ragionate ogni vostro intervento come negli scacchi, pensando sempre quattro o cinque mosse avanti a voi.

Durante ogni turno la fase di movimento serve essenzialmente a posizionare il vostro pedone nel posto giusto, motivo per cui è d’obbligo leggere almeno la prima volta ognuna delle caratteristiche presenti nel pannello personaggio, così da farvi un’idea non solo del range di fuoco (importantissimo per essere efficace in battaglia) ma anche del rateo di quest’ultimo, che chiaramente viene tradotto in numeri con percentuale di colpi a segno e danno arma.

Oltre al semplice danno dovuto alle regole sopraelencate, parte della vera novità di questo strategico sta nel momentum (o slancio), ovvero una barra presente in alto nell’interfaccia che viene riempita dopo ogni uccisione o colpo critico, utile a tutti i membri del gruppo al fine di accedere ad abilità extra da sfruttare subito dopo aver consumato i punti azione a disposizione. Questa caratteristica è ottima negli scontri lunghi e premia senza ombra di dubbio chi è capace di organizzare al meglio il posizionamento, perché permette ai personaggi di acquisire preziosi bonus da usare per abilità letali se utilizzate al momento giusto.

Lasciando un momento da parte il posizionamento, durante il gioco sarà importante anche riuscire a gestire la visuale sulla mappa, poiché permette a noi giocatori di eliminare la nebbia rilevando le unità nemiche, regalando al contempo una piccola percentuale di miglioramento alla mira di tutto il team. Come visto per esempio in XCOM, anche Achtung! Cthulu fa uso di effetti psicologici tradotti in bonus/malus da sfruttare durante il combattimento, che spesso influenzano il comportamento in gioco dei nostri avatar magari diminuendogli la mira oppure lanciarli autonomamente in giro per la mappa durante uno stato di panico.

Andando avanti nel gioco sarà possibile incontrare nemici più ostici dei “semplici” soldati tedeschi, rappresentati da un corollario di creature ben caratterizzate che spaziano dalle forze speciali dotate di armi sperimentali a creature mutanti inerenti alla sfera esoterica creata da Lovecraft.

FINE DEI GIOCHI

Al netto delle caratteristiche peculiari legate al gameplay, il problema di Achtung! Cthulhu Tactics si rivela in sede di narrazione e stratificazione del gioco. Oltre infatti a seguire una trama piuttosto stiracchiata, che prevede chiaramente i soldati americani infiltrarsi tra le linee nemiche per interrompere le sperimentazioni tedesche con questi poteri oscuri, non c’è effettivamente niente di così particolare capace di farci realmente appassionare alla storia.

E purtroppo tutto questo si traduce nel gioco, che oltre alla campagna prevede l’inserimento di qualche missione secondaria utile più che altro per ottenere maggiore esperienza, da spendere in punti abilità durante ogni level-up, e nulla di più. Questa mancanza di “dinamismo” si traduce troppo velocemente in noia, al punto che si perde così tanto la voglia di giocare che non si vede l’ora di completare la missione per passare ad altro.

Non esiste un loot da ottenere durante le missioni, ma ogni ricompensa viene elargita soltanto al momento in cui verrà completata la missione in corso. Un altro neo che rovina lievemente l’esperienza di gioco si rivela con l’intelligenza artificiale, che a livello normale tende a essere ridondante e confusionaria, al punto di spostare gli avversari quasi a casaccio, sfruttando i nostri errori in maniera troppo bonaria (senza infierire troppo insomma).

La morte di tutto il team equivale chiaramente al game over, seguito da caricamento veloce della scena precedente, ma qualora resuscitare un compagno non fosse possibile durante i turni a nostra disposizione, allora si attiverà una missione secondaria fatta apposta per recuperare i nostri compagni e reintrodurli all’interno del gruppo. Come scritto qualche paragrafo in alto, non è possibile personalizzare i personaggi e questo un po' ci dispiace, se non altro perché si percepisce una forzatura eccessiva che porta a una naturale mancanza di immedesimazione.