Act of War: High Treason
di
Marco Modugno
E' la sera delle elezioni presidenziali, negli USA. E mentre la popolazione americana si appresta a conoscere il nome del nuovo inquilino della Casa Bianca, entrambi i candidati vengono colpiti da altrettanti attentati terroristici. Il mondo rischia di sprofondare nell'ennesima spirale di terrore, architettata con ogni probabilità da elementi corrotti delle stesse forze armate al soldo del Consorzio. Solo la fervida mente del romanziere Dale Brown, specialista in techno-thriller e coinvolto a pieno titolo nella progettazione del gioco, poteva concepire una trama simile.
Proprio la storia, come già avveniva nel primo Act of War, sottotitolato Direct Action, contribuisce non poco all'immersività di un titolo caratterizzato da un elevato livello di realismo tecnico.
Lanciarazzi multipli d'artiglieria, incrociatori lanciamissili, corvette stealth, elicotteri Combat SAR e perfino l'avveniristico Joint Strike Fighter FA-35 dotato di bombe sperimentali BLU-144 fanno sembrare il gioco una trasposizione videoludica dell'arcinota rivista americana Jane's.
Ad arricchire la miscela d'adrenalina, tensione e tecnica militare che costituisce l'ingrediente primario di tutte le 33 nuove missioni della campagna in single player di questa espansione, arrivano poi due elementi, le unità navali e i mercenari, in grado di moltiplicare a dismisura le opzioni tattiche.
La possibilità per il giocatore di reclutare soldati di ventura addestrati ed equipaggiati, infatti, semplicemente pagando loro il soldo e spedendoli in elicottero nel punto desiderato della mappa implementa immediate ricadute in termini di strategia di gioco. I nostri bravi "private contractors", come vengono oggi chiamati i nipotini dei lanzichenecchi rinascimentali, dispongono oltretutto, oltre che delle armi tipiche della fanteria leggera, di sistemi missilistici, aeroplani d'attacco al suolo, caccia stealth e perfino delle famigerate bombe nucleari "sporche", trasportate, è ovvio, a bordo di camion dall'apparenza innocua.
L'altra novità, ossia la presenza di un nutrito numero di unità navali, dalle portaeromobili classe Tarawa fino agli hovercraft d'assalto ex-sovietici Zubr da 555 tonnellate. Non mancano, ovviamente, mezzi subacquei come i sottomarini Typhoon (la stessa classe dell' "Ottobre Rosso" di clancyana memoria) e perfino le futuribili corvette stealth. Sarà quindi possibile effettuare operazioni anfibie di sbarco e appoggio ravvicinato, utilizzando missili cruise o i cannoni delle navi per "ammorbidire" preventivamente le difese di terra prima di sbarcare le nostre truppe. E' un peccato che, proprio l'aspetto marittimo del gioco presti il fianco a qualche critica di troppo. A partire dalla macchinosità della modalità d'imbarco e sbarco delle unità e di gestione dei waypoint di navigazione fino all'impossibilità di utilizzare le navi nella modalità skirmish, relegandone l'uso alle partite multiplayer.
D'altronde, ancora di più che nel primo capitolo della saga, la vocazione online del titolo targato Eugen Systems appare prepotentemente in questo add-on, arricchito da ben due nuove modalità di scontro contro altri avversari umani. La prima, denominata "Marine One down" (Marine One è l'elicottero che trasporta il Presidente degli Stati Uniti), mette i giocatori di fronte, gli uni impegnati nella cattura del prestigioso obiettivo e gli altri nel tentativo disperato di salvarlo. La seconda, "SCUD Launcher", impone invece al team USA una corsa contro il tempo per localizzare e neutralizzare il sito lanciamissili prima che possa fare fuoco ancora.
La campagna principale va giù tutta d'un sorso, a patto di non arrendersi di fronte alla complessità delle sfide proposte da alcune lunghe missioni, adatte a strateghi dalla mente aperta e dai riflessi pronti. Rimane valido, come nel gioco base, il sistema d'acquisizione risorse basato su petrolio, da estrarre con apposite torri e raffinare, e denaro, ottenibile attraverso l'occupazione materiale di edifici bancari o il mantenimento in prigionia dei prigionieri di guerra catturati. Le risorse, oltre che per alimentare le truppe già in dotazione, vanno spese per costruire nuovi edifici e reclutare altre truppe per potenziare le proprie forze armate. E' mantenuta senza variazioni degne di nota anche l'interfaccia di gioco, veloce ed intuitiva. D'altronde, il ventaglio d'opzioni proposto è già sufficientemente ampio ed un sistema di controllo macchinoso avrebbe rischiato di renderlo ingestibile.
High Treason, insomma, sembra non tradire affatto le aspettative dei fan del primo titolo, che continuano a nove mesi dalla sua uscita ad affollare i server di gioco dedicati.
La valutazione di un add-on, però, deve basarsi, oltre che sulla mole di contenuti aggiuntivi, tipici di questo tipo di supporto, anche sulla validità di eventuali innovazioni e migliorie tecniche apportate al titolo originario. Purtroppo, la tradizione di molte software house è quella di far uscire "pacchi aggiuntivi" imbottiti di nuovi scenari/unità/missioni senza in realtà che il prodotto finale differisca in modo sostanziale dal capostipite. AoW: High Treason è differente, reciterebbe la parafrasi del fortunato spot di un noto istituto bancario. L'espansione Eugen Systems, infatti, fa ben più che aggiungere fette di mortadella, mi si perdoni il paragone, al nostro sandwich già piuttosto farcito.
L'intero motore grafico del gioco, tanto per dirne una, viene rimesso a nuovo e dotato d'effetti visivi aggiornati come il per-pixel e il per-vertex shadow mapping e il per-pixel lighting, il sistema di luci volumetriche e sostanziali adeguamenti in meglio degli shaders. Il risultato è tangibile e, come un'iniezione di protossido d'azoto nella turbina di un bolide truccato, riesce a spingere di nuovo avanti di una generazione il titolo distribuito da Atari, rispetto al resto della concorrenza sul mercato degli RTS.
Bene su tutti i fronti, quindi, anche se, alla fine, ci sentiamo costretti a confessarvi un'inspiegabile quanto emotiva nostalgia per gli improbabili attori dei filmati d'intermezzo presenti in Direct Action, credibili, nel loro primitivo tentativo di recitazione, come il capitano della reclame dei bastoncini di merluzzo.
Anche se la qualità degli spezzoni cinematografici non si avvicinava nemmeno alle leggendarie interpretazioni di Mark Hamill, Malcolm McDowell, John Rhys-Davies e Ginger Lynn Allen (rigorosamente vestita in tuta da meccanico, ahimé!) di un cult come Wing Commander III: Heart of the Tiger, la presenza della pattuglia di attori sconclusionati faceva comunque più colore degli scontati intermezzi in computer grafica, conferendo al gioco quel non so che in più.
Il giudizio finale sul prodotto, comunque, non può che essere positivo. Se Act of War era stato in grado di segnare davvero un nuovo significativo capitolo nella catena evolutiva degli RTS, la sua prima espansione ufficiale non fa che confermare gli innegabili meriti del team di sviluppo, aggiungendo ad una pietanza già di per sé saporita ingredienti azzeccati, in grado di accrescerne la godibilità. Per questo motivo, oltre che consigliarlo a tutti quelli che hanno già potuto apprezzare il gioco base, ci sentiamo di consigliarlo senza remore a tutti gli appassionati di RTS che, per qualche ragione, se lo fossero lasciato scappare.
Proprio la storia, come già avveniva nel primo Act of War, sottotitolato Direct Action, contribuisce non poco all'immersività di un titolo caratterizzato da un elevato livello di realismo tecnico.
Lanciarazzi multipli d'artiglieria, incrociatori lanciamissili, corvette stealth, elicotteri Combat SAR e perfino l'avveniristico Joint Strike Fighter FA-35 dotato di bombe sperimentali BLU-144 fanno sembrare il gioco una trasposizione videoludica dell'arcinota rivista americana Jane's.
Ad arricchire la miscela d'adrenalina, tensione e tecnica militare che costituisce l'ingrediente primario di tutte le 33 nuove missioni della campagna in single player di questa espansione, arrivano poi due elementi, le unità navali e i mercenari, in grado di moltiplicare a dismisura le opzioni tattiche.
La possibilità per il giocatore di reclutare soldati di ventura addestrati ed equipaggiati, infatti, semplicemente pagando loro il soldo e spedendoli in elicottero nel punto desiderato della mappa implementa immediate ricadute in termini di strategia di gioco. I nostri bravi "private contractors", come vengono oggi chiamati i nipotini dei lanzichenecchi rinascimentali, dispongono oltretutto, oltre che delle armi tipiche della fanteria leggera, di sistemi missilistici, aeroplani d'attacco al suolo, caccia stealth e perfino delle famigerate bombe nucleari "sporche", trasportate, è ovvio, a bordo di camion dall'apparenza innocua.
L'altra novità, ossia la presenza di un nutrito numero di unità navali, dalle portaeromobili classe Tarawa fino agli hovercraft d'assalto ex-sovietici Zubr da 555 tonnellate. Non mancano, ovviamente, mezzi subacquei come i sottomarini Typhoon (la stessa classe dell' "Ottobre Rosso" di clancyana memoria) e perfino le futuribili corvette stealth. Sarà quindi possibile effettuare operazioni anfibie di sbarco e appoggio ravvicinato, utilizzando missili cruise o i cannoni delle navi per "ammorbidire" preventivamente le difese di terra prima di sbarcare le nostre truppe. E' un peccato che, proprio l'aspetto marittimo del gioco presti il fianco a qualche critica di troppo. A partire dalla macchinosità della modalità d'imbarco e sbarco delle unità e di gestione dei waypoint di navigazione fino all'impossibilità di utilizzare le navi nella modalità skirmish, relegandone l'uso alle partite multiplayer.
D'altronde, ancora di più che nel primo capitolo della saga, la vocazione online del titolo targato Eugen Systems appare prepotentemente in questo add-on, arricchito da ben due nuove modalità di scontro contro altri avversari umani. La prima, denominata "Marine One down" (Marine One è l'elicottero che trasporta il Presidente degli Stati Uniti), mette i giocatori di fronte, gli uni impegnati nella cattura del prestigioso obiettivo e gli altri nel tentativo disperato di salvarlo. La seconda, "SCUD Launcher", impone invece al team USA una corsa contro il tempo per localizzare e neutralizzare il sito lanciamissili prima che possa fare fuoco ancora.
La campagna principale va giù tutta d'un sorso, a patto di non arrendersi di fronte alla complessità delle sfide proposte da alcune lunghe missioni, adatte a strateghi dalla mente aperta e dai riflessi pronti. Rimane valido, come nel gioco base, il sistema d'acquisizione risorse basato su petrolio, da estrarre con apposite torri e raffinare, e denaro, ottenibile attraverso l'occupazione materiale di edifici bancari o il mantenimento in prigionia dei prigionieri di guerra catturati. Le risorse, oltre che per alimentare le truppe già in dotazione, vanno spese per costruire nuovi edifici e reclutare altre truppe per potenziare le proprie forze armate. E' mantenuta senza variazioni degne di nota anche l'interfaccia di gioco, veloce ed intuitiva. D'altronde, il ventaglio d'opzioni proposto è già sufficientemente ampio ed un sistema di controllo macchinoso avrebbe rischiato di renderlo ingestibile.
High Treason, insomma, sembra non tradire affatto le aspettative dei fan del primo titolo, che continuano a nove mesi dalla sua uscita ad affollare i server di gioco dedicati.
La valutazione di un add-on, però, deve basarsi, oltre che sulla mole di contenuti aggiuntivi, tipici di questo tipo di supporto, anche sulla validità di eventuali innovazioni e migliorie tecniche apportate al titolo originario. Purtroppo, la tradizione di molte software house è quella di far uscire "pacchi aggiuntivi" imbottiti di nuovi scenari/unità/missioni senza in realtà che il prodotto finale differisca in modo sostanziale dal capostipite. AoW: High Treason è differente, reciterebbe la parafrasi del fortunato spot di un noto istituto bancario. L'espansione Eugen Systems, infatti, fa ben più che aggiungere fette di mortadella, mi si perdoni il paragone, al nostro sandwich già piuttosto farcito.
L'intero motore grafico del gioco, tanto per dirne una, viene rimesso a nuovo e dotato d'effetti visivi aggiornati come il per-pixel e il per-vertex shadow mapping e il per-pixel lighting, il sistema di luci volumetriche e sostanziali adeguamenti in meglio degli shaders. Il risultato è tangibile e, come un'iniezione di protossido d'azoto nella turbina di un bolide truccato, riesce a spingere di nuovo avanti di una generazione il titolo distribuito da Atari, rispetto al resto della concorrenza sul mercato degli RTS.
Bene su tutti i fronti, quindi, anche se, alla fine, ci sentiamo costretti a confessarvi un'inspiegabile quanto emotiva nostalgia per gli improbabili attori dei filmati d'intermezzo presenti in Direct Action, credibili, nel loro primitivo tentativo di recitazione, come il capitano della reclame dei bastoncini di merluzzo.
Anche se la qualità degli spezzoni cinematografici non si avvicinava nemmeno alle leggendarie interpretazioni di Mark Hamill, Malcolm McDowell, John Rhys-Davies e Ginger Lynn Allen (rigorosamente vestita in tuta da meccanico, ahimé!) di un cult come Wing Commander III: Heart of the Tiger, la presenza della pattuglia di attori sconclusionati faceva comunque più colore degli scontati intermezzi in computer grafica, conferendo al gioco quel non so che in più.
Il giudizio finale sul prodotto, comunque, non può che essere positivo. Se Act of War era stato in grado di segnare davvero un nuovo significativo capitolo nella catena evolutiva degli RTS, la sua prima espansione ufficiale non fa che confermare gli innegabili meriti del team di sviluppo, aggiungendo ad una pietanza già di per sé saporita ingredienti azzeccati, in grado di accrescerne la godibilità. Per questo motivo, oltre che consigliarlo a tutti quelli che hanno già potuto apprezzare il gioco base, ci sentiamo di consigliarlo senza remore a tutti gli appassionati di RTS che, per qualche ragione, se lo fossero lasciato scappare.
Act of War: High Treason
8
Voto
Redazione
Act of War: High Treason
Mercenari e unità navali, come nel mondo reale, fanno la differenza. Conferendo al già eccellente Act of War quella marcia in più che ci si aspetta da ogni espansione ufficiale. Purtroppo, la necessità di far presto e battere il ferro, ancora caldo ad appena nove mesi dall'uscita del titolo principale, ha motivato il taglio dei filmati d'intermezzo recitati da attori veri. In compenso, il motore grafico e l'IA del gioco mostrano uno smalto tutto nuovo, distanziando ancor di più qualsiasi potenziale concorrente e riconfermando AoW sul podio degli RTS in circolazione al momento. Più decisa ancora che nel primo capitolo la vocazione multiplayer del titolo, ulteriormente arricchito di due nuove intriganti modalità.
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