Ad Infinitum – Le Cicatrici della Guerra – Recensione PC
Hekate ci propone un’immersione horror nei ricordi di un soldato
Chi vi scrive fa parte di quel gruppo di persone che, costantemente, si sofferma sulla storia raccontata da un videogioco, prima di scendere nell’analisi delle macchine legate al gameplay, o di quelle inerenti al comparto tecnico.
Non è una vera e propria deformazione professionale, piuttosto si tratta di una forma mentis che vede protagonista prima di ogni cosa il racconto, seguito dalla modalità con cui il narratore vuole tirarti dentro alla storia da raccontarti. Esistono quindi narrazioni di maggiore impatto, dove è la storia ad emergere con più peso nel momento in cui si misurano i vari aspetti di un prodotto appartenente al medium videoludico.
Vero è che l’emergere dei cosiddetti “walking simulator” ha garantito ai giocatori nuove chiavi di lettura per viversi una storia attraverso il medium suddetto, al punto da essere semplici fruitori di un prodotto che di videoludico presenta poco, ovviamente parlando di variabili di gameplay.
Questi elementi ci offrono il terreno quasi perfetto per parlare di Ad Infinitum, un nuovo titolo horror sviluppato da Hekate che cerca di riportare a galla i traumi e gli incubi della guerra, qui vista dagli occhi di uno dei tanti soldati ritornati fortunatamente a casa, sebbene porti con sé un bagaglio di incubi che lo tormenteranno fino a quando non scenderà a patti con i propri demoni interiori.
Ad Infinitum – Imprigionato nell’Incubo
L'argomento della guerra è complesso da affrontare e discutere, figuriamoci quando si tratta di viverla sulla propria pelle. Oggi ne sentiamo parlare a più riprese, soprattutto nell’attualità su cui evitiamo di scendere nei dettagli, ma nel videogioco si è sempre trovato lo spazio per rappresentarla, magari sfruttando il genere degli sparatutto in prima e terza persona.
Ultimamente c’è stato modo di sfruttare il tema anche per alcuni horror, l’altro recensito sempre sulle nostre pagine sotto la voce Amnesia – The Bunker, in cui come protagonisti troviamo in entrambi dei soldati che combatterono durante la Prima Guerra Mondiale.
In Ad Infinitum vestiamo i panni di un soldato tedesco che viene letteralmente perseguitato dagli orrori che popolano la sua memoria in bilico tra realtà e pazzia, questo perché l’ambientazione non fa altro che cambiare tra la sua casa di famiglia, ormai apparentemente vuota, e i campi di battaglia delle trincee al fronte.
Soprattutto nelle prime fasi, non si ha alcuna certezza che il vissuto del nostro alter ego corrisponda a realtà o finzione, uno stratagemma molto usato per questa tipologia di narrazione, soprattutto quando nel mezzo troviamo demoni o manifestazioni di qualche conflitto interiore, ognuno pronto a perseguitare il protagonista che inerme non può fare altro che scappare.
O almeno. Vero è che in Ad Infinitum è possibile fare qualcosa a riguardo, soprattutto quando si parla di affrontare i mostri più grossi, che al posto di rivelarsi come il nemico imbattibile da cui fuggire soltanto (tipo Amnesia, vi ricordate?) qua invece fungono come nemico da battere con astuzia. Senza armi, insomma, usando solo bene la nostra materia grigia.
Grazie a questo elemento, Hekate finisce per proporci con originalità un prodotto che vuole essere qualcosa di più di un walking simulator, un qualcosa che vuole superare lo scoglio dei semplici puzzle ambientali inserendo un abbozzo di boss fight, con tanto di bivio narrativo giacché alcune scelte potranno condurre a due finali differenti.
Ad Infinitum è un Walking Simulator (alla Seconda)
Oltre al movimento, che in titoli come questi diventa praticamente l’unico modo per esplorare l’ambiente, in Ad Infinitum troviamo anche la possibilità di interagire con oggetti particolari: nel corso del gioco sarà infatti possibile trovare numerose documentazioni sparse per lo scenario di gioco, alcune esposte con un doppiaggio audio in lingua inglese, altre semplicemente scritte e localizzate testualmente anche in lingua italiana.
La loro lettura garantisce al giocatore la possibilità di capire meglio cosa succede intorno al personaggio, quali sono gli elementi che caratterizzano i suoi traumi, finanche comprendere anche i comprimari della storia, che qui rivestono un ruolo molto importante soprattutto se si guarda alla modalità con cui quest’ultimo affronta i propri incubi.
L’interazione è basica, tant’è che sarà possibile raccogliere alcuni oggetti, usandone solo pochi altri per risolvere dei puzzle ambientali molto semplici, nello specifico si può usare un piccone per aprirsi una strada verso pareti dedicate, e la stessa cosa si può fare con delle tronchesi. Si parla infatti del classico corridoio in cui c’è poco da fare oltre che seguire la strada scelta per noi dagli sviluppatori. Come vi dicevamo più sopra, però, Ad Infinitum offre anche delle piccole vie parallele, pensate non solo per trovare qualche oggetto extra da aggiungere alla collezione (complici gli achievement) ma anche e soprattutto per arrivare a un diverso finale della storia.
Niente di trascendentale, per il nostro alter ego si prospettano due strade divise nettamente tra bene e male, un motivo in più per i più pazienti che si vorranno dilungare in una nuova run che non vi ruberà molto tempo, poiché il gioco dura sei ore o poco più, a seconda di quanto vi dilungate anche voi.
In altri casi il gioco vi mette alla prova con la scusa di non fare rumore per non attirare attenzioni indiscrete. Diciamo che gli stilemi del genere li troviamo praticamente tutti, per dire qui sono stati piuttosto bravi ad alternare le ambientazioni, variando tra gli spazi aperti delle trincee a quelli più claustrofobici dei sotterranei, passando anche per le stanze della casa di famiglia, e ognuna di esse non ha richiesto particolare attenzione all’ambiente al fine di orientarsi.
Ad Infinitum – Buona la grafica
Guardando in faccia i traumi della guerra ci si accorge che lo studio di sviluppo, come primo progetto pubblicato su Steam, si è impegnato nel cercare di rendere l’esperienza il più godibile possibile, soprattutto quando si guarda al motore grafico utilizzato per l’occasione.
Esplorando le zone proposte nel gioco ci si accorge che c’è stata una particolare cura nel cercare di creare ambienti confacenti al genere, insomma capaci di ricreare il giusto pathos durante la normale esplorazione. Certo, forse il level design pecca un po’ di semplicità, sia per quanto riguarda la casa, che per le zone di guerra in trincea, ma bisogna comunque dare atto agli sviluppatori che il lavoro svolto sul comparto d’illuminazione lascia piacevolmente sorpresi, soprattutto giocando il titolo al massimo delle sue capacità.
Il comparto audio è soddisfacente. Il doppiaggio in lingua inglese lascia emergere una buona interpretazione, seppur marginale perché le linee di dialogo sono comunque poche, mentre invece la colonna sonora trova dei buoni momenti in cui intervallare momenti di silenzio e suspense, senza nemmeno fare troppo uso dei jump scare. Insomma, non ci sono momenti telefonati, ma è pur vero che qualcosina -de gustibus- si poteva fare di più in merito alle tracce presenti.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Ad Infinitum
In Ad Infinitum, Hekate ci offre un'immersione avvincente nel terrore e nei traumi della guerra. Attraverso il racconto di un soldato tormentato, il gioco esplora le profondità della mente umana, alternando abilmente realtà e pazzia. L'interazione con oggetti e documenti sparsi per il gioco fornisce un contesto più ampio alla storia e permette ai giocatori di immergersi completamente nel mondo alle spalle del gioco, come avviene nei titoli appartenenti al genere proposto. Nonostante una durata di gioco relativamente breve, il titolo offre possibilità di rigiocabilità grazie a diverse scelte narrative e finali multipli. Se vi piace il genere, secondo noi varrà la pena di provarlo.