Adore: recensione del gioco che sembra lo spin-off dei Pokémon che vorremmo

Adore ci catapulta nel mondo in cui le creature vanno catturate, potenziate e sfruttate in combattimento.

Adore, ovvero il lancia-animali

Mi ha fatto ridere pensare a questo sottotitolo, ma è davvero super azzeccato per descrivere l’ultima fatica di Cadabra Games. Il primo pensiero che ho avuto è stato quello di vedere uno spin-off di Pokémon con queste caratteristiche, perché in qualche modo in un franchise così vasto sarebbero davvero il top.

Invece di sfruttare fulmini e saette in stile Diablo, per affrontare le minacce della terra di Gatherdrik e riportare in vita il dio delle creature, sfrutteremo a nostro piacimento la fauna che incontreremo. Se quindi da un lato le creature che popolano queste terre sono una minaccia, dall’altro si può escogitare un sistema (originale e intelligente) per catturarle e sfruttarle poi contro le altre che si incontrano.


Proprio come il leggendario Ash di Biancavilla, il nostro eroe riesce a catturare bizzarre, ma terribilmente letali, creature, considerando che il loro livello di pericolosità è pari alla difficoltà con la quale si possono afferrare e da subito finiscono nel nostro “arsenale”. Una volta che una creatura ci appartiene, finisce in uno dei quattro slot “di lancio” dal quale poter effettuare il proprio attacco. 

La pressione di un tasto prevede il lancio di una creatura e, per quanto i nostri simpatici ed aggressivi pet si battono in autonomia, i combattimenti non sono mai banali, anzi prevedono un piccolo sforzo tattico e grande attenzione. I nemici infatti potrebbero attaccarci direttamente - quindi dovremo saper schivare con il giusto tempismo -, non possiamo lasciare che i nostri amici vengano colpiti per troppo tempo - ergo dovremo dosare il meccanismo di richiamo per tenerli in salute -, si dovrà avere la conoscenza di fare le giuste scelte di combo tra attacchi, bonus elementali ecc.

Avrete quindi capito che c’è tanto nell’offerta del brand QUbyte Interactive, a cui aggiungere il fatto che i livelli sono costruiti in modo procedurale, per questo dovremo esplorarli o rifarli cercando i segreti relativi, ma non è detto che questi saranno del tutto simili tra loro e questo spinge l’estrema rigiocabilità, in un contesto che non annoia e porta il giocatore ad essere costantemente stimolato a cercare, potenziare i propri animaletti e proseguire nella trama.


Le pecche, se vogliamo definirle tali, sono quelle classiche di un piccolo team di sviluppo e che includono un budget di investimento che da qualche parte deve limare i costi: la musica piacevolissima, ma un loop molto ridondante, la grafica da classico gioco mosso da “unity” senza alcuno spunto estetico o tentativo di ergersi da un’estetica inflazionata e i filmati di intermezzo sono davvero terribili, con una CGI che nemmeno negli anni ’90 sarebbe stata decente. Tutto questo però cambia in qualche modo il parere generale? No, o almeno non del tutto, quindi andate tranquilli e portate a casa un gioco che ricorderete nel tempo.