Age of Empires III – War Chiefs
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Se le vicissitudini della famiglia Black vi hanno appassionato più di una soap opera sudamericana vi consigliamo caldamente di sedervi comodi e continuare a leggere, perché questa è la critica dell'ultimissima puntata! "Age of Empires III - The Warchiefs" completa il gioco base aggiungendo al già ricco carnet una nuova campagna, tre nuove civiltà giocabili, una manciata di nuove unità, qualche mappa e due modalità inedite. Come il titolo suggerisce, gli eventi narrati in questo add on si concentreranno sulla figura dei "Warchiefs", ovvero su quei capo tribù indiani che ebbero il coraggio di ribellarsi alle invadenti superpotenze europee. La nuova campagna, come abbiamo già anticipato, ci vedrà prendere le parti di altri componenti della famiglia Black, Nathaniel e Chayton, e ci permetterà di impratichirci nell'uso di due delle tre inedite popolazioni native, Irochesi e Sioux.
Gli irochesi sono una civiltà completa, non eccelle in nessun campo e non possiede caratteristiche peculiari rilevanti, ma può fare affidamento su unità militari decisamente bilanciate ed interessanti. Una struttura interessante, da cui gli Irochesì possono trarre vantaggio, è il falò, al quale è possibile assegnare lavoratori per ottenere il favore degli dei sotto forma di bonus alla raccolta, alla produzione od al danno. La caratteristica chiave dei Sioux è quella di non avere alcun cap (limite) predefinito per la popolazione, particolarità che ben si sposa con il carattere nomade della civiltà e le fortissime unità di cavalleria di cui dispone. Travolgere il proprio nemico a cavallo, in velocità e con una potenza disarmante, è qualcosa di estremamente appagante, e rende le partite giocate con i Sioux davvero divertenti. Gli Aztechi, infine, non dispongono di alcuna unità a cavallo, ma possono contare su unità di fanteria (leggera e pesante) davvero letali quando si arriva al combattimento corpo a corpo. È evidente che le caratteristiche delle nuove civiltà sono volutamente sinergiche e ben bilanciate in modo da non creare alcuno squilibrio sia che si giochi contro la CPU, sia (e questo è fondamentale) che si affrontino avversari umani in multiplayer. La presenza di unità speciali, i "Warchiefs", non deve trarre in inganno poiché, pur essendo unità molto valide in combattimento, il loro utilizzo non è affatto semplice e sarà sempre l'esperienza del giocatore a renderlo determinante ai fini di una partita.
La nuova modalità denominata "Rivoluzione" è interessante poiché, una volta attivata, militarizza tutte le unità in nostro possesso e sblocca una serie di rifornimenti bellici richiamabili dal pannello di controllo della città madre (riveduto per venire incontro all'ambientazione tribale). La "Rivoluzione è un arma temibile, ma a doppio taglio; potrebbe rivelarsi davvero utile per chiudere definitivamente una partita, ma controproducente nel caso un solo assalto in massa non dovesse bastare per domare l'avversario.
Il processo di militarizzazione non è, infatti, reversibile e, se le cose non dovessero andare come programmato, potremmo ritrovarci vulnerabili ed impossibilitati ad organizzare una difesa in tempo utile. È stata implementata anche una nuova condizione di vittoria per le schermaglie od il gioco online che consiste nell'ottenere e mantenere il controllo della metà più uno degli avamposti commerciali presenti sulla mappa per un determinato periodo di tempo. Concludiamo la disamina sul gameplay citando la manciata di nuove unità per le otto fazioni del titolo originale, e il nuovo set di carte con cui è possibile ritoccare i nostri mazzi per la campagna e per il gioco online.
Tecnicamente parlando, siamo fermi al livello apprezzato un anno fa in "Age of Empires III". Il motore utilizzato non ha subito alcuna modifica, ma la resa visiva si mantiene ancora oggi su di uno standard qualitativo elevato, testimoniando di fatto la bontà dell'engine sviluppato da Ensemble Studios. Il sonoro (ampiamente riciclato) può godere di un doppiaggio localizzato tutto sommato convincente, e di una nuova serie di effetti ben realizzati e coerenti con l'ambientazione scelta per questa espansione. Il supporto ufficiale da parte degli sviluppatori, e quello ufficioso della comunità, continua costante, rendendo questo "The Warchiefs" una tappa obbligata per chiunque abbia ancora installato il titolo originale.
Gli irochesi sono una civiltà completa, non eccelle in nessun campo e non possiede caratteristiche peculiari rilevanti, ma può fare affidamento su unità militari decisamente bilanciate ed interessanti. Una struttura interessante, da cui gli Irochesì possono trarre vantaggio, è il falò, al quale è possibile assegnare lavoratori per ottenere il favore degli dei sotto forma di bonus alla raccolta, alla produzione od al danno. La caratteristica chiave dei Sioux è quella di non avere alcun cap (limite) predefinito per la popolazione, particolarità che ben si sposa con il carattere nomade della civiltà e le fortissime unità di cavalleria di cui dispone. Travolgere il proprio nemico a cavallo, in velocità e con una potenza disarmante, è qualcosa di estremamente appagante, e rende le partite giocate con i Sioux davvero divertenti. Gli Aztechi, infine, non dispongono di alcuna unità a cavallo, ma possono contare su unità di fanteria (leggera e pesante) davvero letali quando si arriva al combattimento corpo a corpo. È evidente che le caratteristiche delle nuove civiltà sono volutamente sinergiche e ben bilanciate in modo da non creare alcuno squilibrio sia che si giochi contro la CPU, sia (e questo è fondamentale) che si affrontino avversari umani in multiplayer. La presenza di unità speciali, i "Warchiefs", non deve trarre in inganno poiché, pur essendo unità molto valide in combattimento, il loro utilizzo non è affatto semplice e sarà sempre l'esperienza del giocatore a renderlo determinante ai fini di una partita.
La nuova modalità denominata "Rivoluzione" è interessante poiché, una volta attivata, militarizza tutte le unità in nostro possesso e sblocca una serie di rifornimenti bellici richiamabili dal pannello di controllo della città madre (riveduto per venire incontro all'ambientazione tribale). La "Rivoluzione è un arma temibile, ma a doppio taglio; potrebbe rivelarsi davvero utile per chiudere definitivamente una partita, ma controproducente nel caso un solo assalto in massa non dovesse bastare per domare l'avversario.
Il processo di militarizzazione non è, infatti, reversibile e, se le cose non dovessero andare come programmato, potremmo ritrovarci vulnerabili ed impossibilitati ad organizzare una difesa in tempo utile. È stata implementata anche una nuova condizione di vittoria per le schermaglie od il gioco online che consiste nell'ottenere e mantenere il controllo della metà più uno degli avamposti commerciali presenti sulla mappa per un determinato periodo di tempo. Concludiamo la disamina sul gameplay citando la manciata di nuove unità per le otto fazioni del titolo originale, e il nuovo set di carte con cui è possibile ritoccare i nostri mazzi per la campagna e per il gioco online.
Tecnicamente parlando, siamo fermi al livello apprezzato un anno fa in "Age of Empires III". Il motore utilizzato non ha subito alcuna modifica, ma la resa visiva si mantiene ancora oggi su di uno standard qualitativo elevato, testimoniando di fatto la bontà dell'engine sviluppato da Ensemble Studios. Il sonoro (ampiamente riciclato) può godere di un doppiaggio localizzato tutto sommato convincente, e di una nuova serie di effetti ben realizzati e coerenti con l'ambientazione scelta per questa espansione. Il supporto ufficiale da parte degli sviluppatori, e quello ufficioso della comunità, continua costante, rendendo questo "The Warchiefs" una tappa obbligata per chiunque abbia ancora installato il titolo originale.