Age of Mythology
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Innanzitutto, finalmente anche un titolo non Blizzard è riuscito a tirare fuori un'ottima campagna, con una trama intrigante che collega tutte le missioni, non lasciandole spezzettate: sotto questo punto di vista Warcraft III è ancora un gradino più in alto prevalentemente a causa di essere il continuo di una storia già iniziata in Warcraft II (dunque la curiosità su come vada a finire gioca un ruolo importante) e grazie ai filmati (che sono davvero di un altro livello: non ho mai visto su un computer roba di quel genere). Detto questo la storia di Age of Mythology non sfigura, anzi è probabilmente la migliore di tutte quelle relative agli RTS capitatimi da un po' di tempo a questa parte.
Ma il gioco vero e proprio? Beh, è ottimo. Finalmente abbiamo un'intelligenza artificiale che non contrasta con il nome; questo fa si che, giocandolo ad esempio al terzo o quarto livello di difficoltà, il titolo abbia una durata non irrilevante. La possibilità di cambiare, poi, livello di difficoltà nel corso della campagna vi eviterà anche l'impantanamento in qualche sezione particolarmente ardua. Le missioni, poi, riescono anche a presentare qualche briciola d'innovazione: in una, ad esempio, i due eroi Aiace e Arkantos saranno trasformati da Circe in cinghiali e dovranno recuperare Ulisse e tutto il suo equipaggio che erano finiti peggio, cioè diventati maiali.
Parliamo delle unità speciali (un aspetto che mi piace particolarmente di questi giochi): sono più di trenta possibili.
Insomma, tenendo conto anche della novità riguardante le divinità maggiori e minori, per quanto riguarda la varietà non c'è nulla da dire, considerando anche le altre differenze sostanziali nelle razze (concetto che, per me, ha trovato la sua massima espressione in Starcraft). Il ritmo, poi, si è leggermente alzato rispetto agli altri capitoli della serie e questo non può che essere un fatto positivo, mantenendo tuttavia una profondità di gioco e un impatto strategico ugualmente alto. Se proprio dovessi trovargli un difetto, sarebbe il meccanismo di pathfinding non molto evoluto, tuttavia si spera verrà posto rimedio in qualche futura patch.
Discorso a parte merita il multiplayer, campo in cui, come ho già detto, a mio parere Starcraft risulta ancora insuperato: è ovviamente troppo presto per giudicare un gioco del genere in multiplayer. Sicuramente, come era accaduto per il gioco Blizzard, ci vorrà una lunga serie di patch e di tempo per trovare il giusto equilibrio tra le varie fazioni, garantendo partite divertenti. A prima occhiata sembra, ad esempio, che le unità mitiche greche siano le più forti di tutte; proprio per contrastare questo i Nordici e gli Egizi dispongono di un numero illimitato di eroi. Gli Ensemble Studios sono, dunque, stati attenti già dall'inizio a garantire i giusti bilanciamenti.
Forse, il popolo più difficile, almeno inizialmente, da comandare sono i Nordici, a causa del fatto che acquistano favore combattendo: si è data, perciò, un'impronta particolarmente aggressiva a questa fazione rendendoli ideali per un gioco d'attacco, un po' come lo erano gli Zerg in Starcraft.
Ma in conclusione questo o il titolo Blizzard? Se il multiplayer decolla, consiglio questo; altrimenti fatevi suggerire dal vostro gusto personale, considerando che sono entrambi capolavori che meriterebbero di finire nella vostra ludoteca.