Age of Mythology Retold, la recensione di un mito del passato

Age of Mythology Retold chiude il lavoro di Microsoft nel riportare in vita la sua saga strategica che affonda le radici nella storia dell'umanità. E lo fa nel modo migliore

di Luca Gambino

Retold è forse il termine che identifica al meglio questo remake di Age of Mythology. Nato a cavallo tra Age of Empires 1 e 2, Age of Mythology rappresentava la volontà di Ensemble Studio di prendere una strada alternativa a quella intrapresa con la saga principale, per abbracciare una formula diversa, sempre radicata sulla strategia in tempo reale, ma che avesse al suo interno anche spiccati elementi narrativi e personaggi forti e ben caratterizzati.

E sono queste, infatti, le due colonne portanti di AOM, ovvero una trama ben narrata e avvincente, ricca di colpi di scena, tradimenti, alleanze inaspettate e viaggi negli inferi e l’inserimento degli eroi. Il setting ambientato in un ambiente fantasy radicato nella mitologia greca, egizia e norrena, ha sicuramente aiutato il team di sviluppo nel dare forma e vita a personaggi che potessero impersonare quegli elementi di virtù, coraggio e dedizione che hanno sempre caratterizzato la letteratura mitologica.

In più, all’interno di Mythology, i poteri dati ai singoli personaggi, che caratterizzavano le proprietà di attacco, davano nelle mani dei giocatori la possibilità di poter reinventare un gameplay certamente più ricco e stratificato rispetto ai primi due capitoli di Age of Empires. Certo, bisognava scendere un po' a patti con uno schema di gioco più libero, meno marziale e con la spiccata propensione al racconto, ma la formula di gioco funzionava alla grande.

E quindi, dopo aver ridato vita ai primi tre capitoli principali della saga, ecco arrivare Age of Mythology Retold, il completo remake dell’opera principale, che in questa versione non solo conosce un completo aggiornamento del motore grafico, capace di donare al gioco un’estetica di altissimo livello, ma che scava più a fondo nelle meccaniche del gioco, andando a rinnovare parametri, caratteristiche e statistiche del gameplay, regalando ai giocatori, nuove possibilità di gioco e un divertimento che ricalca e amplia quello originale.

Le migliorie all’aspetto grafico non riguardano solo il versante cosmetico dell’opera, perché se è vero che tutti i modelli di personaggi e strutture hanno conosciuto un importante boost in termini di dettagli e poligoni, altrettanto vero è che il motore grafico del gioco, che riprende quello utilizzato per i precedenti tre remake della saga principale (in particolare AOE 3), regalano al titolo una fisica capace di far sgretolare sotto i nostri occhi le strutture bersagliate dai nostri personaggi.  Il che rappresenta una vera gioia per gli occhi, soprattutto quando disporrete di tutte quelle unità capaci di scagliare contro i vostri avversari i devastanti attacchi dedicati pensati per l’occasione da World’s Edge.

Non mancano poi, ovviamente, tutta una serie di lavori di bilanciamento e fine tuning rispetto all’opera originale. Un esempio su tutti è la possibilità di poter bilanciare con un semplice click i carichi di lavoro da assegnare ai cittadini, scegliendo di volta in volta se bilanciare perfettamente la raccolta delle risorse, oppure spostare le proprie attenzioni verso una particolare risorsa, a seconda delle necessità di gioco. Ma ci sono poi anche nuovi poteri per le unità speciali, nuove caratteristiche per gli eroi, correzioni sul pathfinding (con qualche eccezione, sia chiaro) e tante altre piccole limature che vi daranno comunque l’impressione di avere di fronte un gioco nuovo di zecca.

Quello che manca, e che sinceramente era quasi scontato ci fosse, è l’espansione ufficiale dedicata alla civiltà cinese. Infatti, pur essendo presente il DLC The Titans, lo stesso trattamento non è stato riservato a Tale of The Dragon, che potrebbe essere riportato in vita in una delle aggiunte dedicate al pantheon cinese che World’s Edge ha già dichiarato di voler rilasciare post lancio. Ed è un peccato, perché quello dedicato al popolo del Sol Levante, era sicuramente un capitolo molto affascinante e ben realizzato.

Ad ogni modo, il tempo di gioco richiesto Age of Mythology è piuttosto importante, perché parliamo di almeno una ventina di ore a livello medio, a cui si potrò aggiungere qualche ora in più per portare a termine le attività secondarie richieste da ogni missione e trovare tutti i bonus sparsi per la mappa di gioco. Non mancano poi le attività di schermaglia e il multigiocatore, dove sono state apportate anche in questo caso novità molto interessanti per il bilanciamento del gioco e per creare una maggiore varietà d’approccio rispetto al passato.

Un plauso deve essere fatto anche al comparto sonoro, dal momento che in mezzo agli ormai iconici “prostagma” e “fritomos” con cui i personaggi rispondono ai nostri comandi, si trova anche un doppiaggio italiano, sicuramente retaggio del passato, ma a cui sono stati inseriti degli inserti nuovi di zecca, che impreziosiscono il pacchetto nel suo complesso, regalandoci un maggiore senso di coinvolgimento in quelle che sono le dinamiche di uno strategico rotondo, ben stratificato e in grado non solo di intrattenerci con un gameplay a prova di bomba, ma anche di raccontarci una storia come se ne vedono poche nel genere di riferimento.