Agony
Agony è un gioco controverso, sicuramente uno degli horror più attesi di questo 2018, il quale ha vissuto ritardi e vicissitudini causate dalle polemiche che hanno portato a tagli importanti da parte della censura, la quale ha anche impattato uno dei vari finali del gioco. Il rischio più grande, alla fine scongiurato, è stato quello di essere dichiarato un titolo per soli adulti, categorizzazione che avrebbe impedito la commercializzazione sulla PS4 compromettendo quindi un mercato potenziale importante, per cui gli sviluppatori hanno pensato bene di accettare qualche compromesso apportando qualche smussatura qua e là.
Siamo quindi giunti alla finalizzazione di questo Agony, che si rivela una produzione controversa, capace di sorprendere soprattutto per lo stile ma purtroppo non per il gameplay.
Ambientazione convincente
Agony si ambienta nelle viscere dell’inferno, dove impersonerete un’anima trapassata che si trova a riempire il corpo di uno dei martiri alla ricerca disperata della Dea Rossa, una sensuale meretrice che spesso e volentieri vi sussurrerà all’orecchio speranze di liberazione dalle vostre sofferenze.
Il vero protagonista del gioco è proprio l’ambientazione, l’inferno, che ha giovato di una caratterizzazione encomiabile, forte di stanze e corridoi claustrofobici composti da parti umane come ossa, bocche, dita deformi oppure mani che tentano di afferrarvi, il tutto contornato da un sonoro altrettanto ispirato, fatto di musiche allineate all’atmosfera, con tanto di urla, voci sibilanti, orgasmi e lamenti continui che altro non fanno che ricordarvi in che posto infernale siete finiti. Ogni schermata del gioco è un continuo richiamo a scene di violenza e nudità.
Nel complesso il risultato visibile è sicuramente riuscito, abbastanza inquietante da rendere l’idea dell’inferno, artisticamente ben realizzato per aiutare il giocatore ad immedesimarsi nella parte.
Meno riuscita invece è la realizzazione del protagonista e dei demoni, afflitti da animazioni legnose, poco fluide e decisamente non vicine allo stato dell’arte nella loro realizzazione, così come le textures, che appaiono povere, il tutto aggravato da un frame rate poco stabile..
Gameplay controverso
E veniamo alla parte che reciterete: in questo luogo angusto dovrete impersonare il vostro avatar, un poveretto trapassato che ora occupa un fragile corpo alla ricerca di una fine meno drammatica. Ad interporsi tra voi e la meta ci sono tutta una serie di creature mostruose, miscuglio di sensualità e raccapriccio, la cui forza è tale da abbattervi praticamente con un sol colpo, costringendovi a dover sfuggire il contatto diretto esibendovi in tecniche nel classico stile stealth, come trattenere il respiro al momento opportuno oppure nascondervi tra i cadaveri dei dannati aspettando che i mostri si dileguino. Trattenendo il respiro diventerete (magicamente) invisibili anche se siete collocati sotto il naso di un mostro, ma non potrete ovviamente farlo all’infinito in quanto una opportuna barra tenderà a svuotarsi. Una volta completamente vuota non potrete fare altro che riprendere a respirare, attirando di nuovo i nemici. Il meccanismo è troppo semplicistico, come accennato, e sembra davvero forzato, di fatto eliminando la sensazione di tensione che il gioco vorrebbe instaurare nel giocatore.
Man mano che proseguirete nell’avventura avrete modo di racimolare punti per poter far evolvere le vostre poche abilità nel classico stile RPG, il che porterà a qualche miglioramento nel gameplay rendendolo di fatto più accessibile, in alcune circostanze forse troppo.
Modalità Succube
Qualora cadiate sotto i colpi dei nemici la vostra anima verrà rilasciata dal vostro corpo maciullato, quindi avrete pochi secondi per trovare un altro corpo da occupare, altrimenti dovrete cedere al classico gameover che vi porterà al checkpoint precedente. Peccato solo che al terzo fallimento consecutivo (e non sarà una rarità, causa un bilanciamento delle difficoltà tutt’altro che bilanciato) l’ultimo punto di salvataggio sparisca costringendovi a recuperare anche una decina minuti di gioco, una pratica più frustrante che altro. Per fortuna dalle opzioni del menu iniziale compare la possibilità di eliminare questa pratica più frustrante che convincente.
Oltre all’anima stealth vanno segnalati enigmi e la torcia, strumento ideale per creare ulteriormente l’atmosfera, utile per sbloccare il passaggio in alcune circostanze e per districarsi tra il buio che avvolge ampie zone, peccato solo che ovviamente attiri ulteriormente i nemici.
Il level design è estremamente lineare, anche se non mancano scorciatoie e aree nascoste che spesso includono collezionabili utili per far evolvere il vostro avatar. Tuttavia va detto che esplorare le aree laterali è pericoloso, cosa che vi imporrà di tirar diritto verso la fine.
I boss di fine livello, infine, deludono le aspettative, così come la modalità parallela Agonia, la quale crea livelli in modo procedurale per la creazione di una classifica mondiale.
Meglio invece la modalità Succube, in quanto capace di variare totalmente il gameplay abbandonando la natura stealth per un approccio maggiormente votato all’azione, portando anche ad accedere a passaggi precedentemente inaccessibili. Questa modalità incrementa la rigiocabilità del titolo, insieme agli altri 6 finali che si rendono disponibili a coloro che avranno abbastanza fegato.