Alien: Isolation

di Valerio De Vittorio
Il 7 ottobre, SEGA rilascia finalmente sugli scaffali un altro prodotto legato all'amata saga di Alien. Molti portano ancora le ferite inferte da Colonial Marines, un disastro videoludico con pochi precedenti. Il materiale mostrato del nuovo lavoro di Creative Assembly, finora noti per il loro splendidi strategici della serie Total War, ha creato molta aspettativa nei fan. Ma é giunto il momento di verificare se Alien: Isolation é stato in grado di mantenere le difficilissime promesse fatte. Luci spente, cuffie sorround indossate, un bel flacone di xanax a portata di mano e ci siamo avventurati in questa terrificante esperienza per voi.

La figlia di Ripley



Alien: Isolation ci mette nei panni di Amanda Ripley, la figlia del mitico personaggio interpretato da Sigourney Weaver. La ragazza, quindici anni dopo i misteriosi fatti che coinvolsero la nave nostromo, ancora non si dà pace e una nuova spedizione verso l'area dove sparì sua madre, la convince a partire. L'obiettivo é la Sevastopol, una stazione spaziale che orbita attorno al pianeta gassoso KG348 e dove sembra sia custodita la scatola nera della Nostromo. Al suo arrivo, Amanda e gli altri dell'equipaggio trovano però una situazione disastrata, la stazione é nel caos, cadaveri orrendamente sfigurati sono sparsi dappertutto e i sopravvissuti sono pronti a tutto pur di non soccombere come gli altri. Presto, la nostra eroina scoprirà che però tra i corridoi della Sevastopol si aggira una minaccia ancora più letale dei superstiti, una creatura inarrestabile e letale.



Il titolo Creative Assembly non ci racconta una trama particolarmente fitta di eventi, ma sfrutta alcuni cliché narrativi per creare un'atmosfera quanto più possibile vicina al capolavoro di Ridley Scott. Gli intrighi ed i tradimenti assumono così più un ruolo di contorno, mentre la personalità della nostra protagonista viene esplorata solo in parte. La scopriamo come una donna meno forte della madre, terrorizzata da quanto le accade attorno. Ma gli eventi la trasformano e la costringono a tirar fuori coraggio e spietatezza. Dobbiamo ammettere che siamo rimasti in parte delusi dalla componente narrativa di Alien: Isolation, che non stupisce e funge più da pretesto per innescare gli eventi. D'altro canto é evidente che la priorità degli sviluppatori é stato creare l'atmosfera perfetta ed in questo il titolo raggiunge l'obiettivo in pieno.

Avviare la prima volta Alien: Isolation ci ha portato indietro di 40 anni, come se avessimo infilato nel nostro videoregistratore la VHS di un seguito mai uscito del primo Alien. L'amore di Creative Assembly per l'opera originale traspare da ogni poligono, ogni shader, ogni fascio di luce calcolato in tempo reale. Alien: Isolation é un ottimo esempio di tecnologia studiata ed implementata al fine di inghiottire l'utente nel mondo di gioco. I riferimenti alla saga cinematografica, poi, si sprecano, sprofondando nel fan service più spinto in alcune sequenze.



Stealth Horror



Creative Assembly ha scelto un approccio coraggioso per il suo tie-in. Fino ad oggi, i videogiochi ispirati alla licenza di Alien, si sono sempre basati sul seguito di James Cameron, focalizzandosi sull'azione e sullo sterminio incontrastato degli xenomorfi. Anche gli Alien vs Predator hanno privilegiato questo approccio, col risultato che l'appassionato si é potuto immergere nelle atmosfere della propria saga preferita sempre con un fucile in mano. Guardando al panorama ormai davvero ricco di videogiochi horror indipendenti, che con pochi mezzi sono riusciti a terrorizzare migliaia di videogiocatori, gli sviluppatori di Total War hanno deciso di rimescolare le carte per tornare alle origini. Amanda non é un soldato, e sulla Sevastopol le armi scarseggiano. L'Alien ospite della stazione é solo, ma letale proprio come il suo predecessore che sterminò l'equipaggio della Nostromo.

Il gioco assume così i connotati di un survival horror, che anzi noi potremmo ribattezzare più come stealth horror. Il nemico non va affrontato a viso aperto, ma aggirato, distratto, evitato. Basterà il minimo rumore per innervosire l'Alien, che si lancerà velocissimo all'attacco e salvo qualche misura di salvataggio in extremis, ciò significherà morte certa. Il gameplay si basa così su pochissime semplici regole: guideremo Amanda attraverso lunghi e labirintici livelli alla ricerca di un interruttore, terminale o altro per poter proseguire. Esplorando le splendide ambientazioni dovremo premurarci di raccogliere ogni risorsa disponibile, sparse con parsimonia dai level designer per darci sempre la sensazione di non avere abbastanza oggetti nel proprio inventario per poter sopravvivere.

A fianco di munizioni e strumenti utili per guadagnare l'accesso ad aree altrimenti bloccate, troviamo componenti da utilizzare nel rudimentale sistema di crafting implementato nel gioco. Amanda sembra infatti piuttosto abile nel costruire cose, e così le basterà rinvenire le istruzioni e le parti necessarie per assemblare bombe fumogene improvvisate, flashbang, esplosivi e persino EMP, senza dimenticare i sorprendentemente poco utili medikit. Diciamo così non perché il gioco sia facile, tutto il contrario. Subire dei danni in Alien: Isolation spesso si traduce in morte istantanea visto che la nostra protagonista cadrà con un paio di colpi.

Saggiamente Creative Assembly ha preferito concentrarsi sulla tensione piuttosto che sugli spaventi


Aggirandoci lungo i corridoi sentiremo costantemente la presenza della creatura. Qualche volta sarà per un nostro passo falso, mentre altre per casualità, o ancora per seguire uno script scritto dagli sviluppatori, e l'Alien uscirà dai tubi di areazione per darvi un bel bacio sulla fronte. Vi cercherà senza sosta, passando da una stanza ad un'altra, seguendo un rumore o individuando il vostro odore. L'intelligenza artificiale dello xenomorfo é piuttosto elaborata, e non segue mai uno schema ripetitivo. Se il giocatore prova a restare fermo nello stesso nascondiglio per troppo tempo, magari accucciato sotto ad una scrivania, l'Alien prima o poi lo individua.

Bisogna invece lavorare di astuzia e muoversi con un pizzico di coraggio da un riparo ad un altro, sfruttando quanto offerto dallo scenario che spesso fornisce passaggi alternativi e cunicoli dove infilarsi per aggirare la creatura. Gli strumenti di Ripley torneranno utili, così potremo cercare di attirare l'alieno con un generatore di rumore, o spaventarlo facendogli esplodere in faccia una molotov. Il fuoco é l'unica arma efficace contro l'Alien, tanto che quando finalmente imbracceremo il lancia fiamme, potremo affrontarlo in modo un po' più avventato. Sia chiaro, lo xenomorfo é sempre fortissimo e basterà un minimo passo falso per guadagnarsi l'ennesimo game over, per questo la tensione resta sempre ai massimi livelli.

Il rilevatore di movimenti sarà il nostro migliore amico. Lo schermo non ha praticamente alcuna interfaccia, e per poter verificare la presenza di una minaccia bisognerà estrarre lo strumento, con tanto di telecamera che metterà a fuoco lo schermo del radar. La maniacalità degli sviluppatori si dimostra anche in questi piccoli dettagli, tanto che addirittura esiste un tasto che ci permette di cambiare la messa a fuoco per poter continuare ad osservare l'ambiente e offuscare il rilevatore.



Paura?



Ma il gioco fa paura? Sì e no. Saggiamente Creative Assembly ha preferito concentrarsi sulla tensione piuttosto che sugli spaventi. Questi sono infatti ridotti all'osso, così come eventi scriptati o particolarmente concitati si presentano in quantità limitatissima. Scordatevi sequenze alle Dead Space 2, insomma, il ritmo di Alien: Isolation é lento e squisitamente anni '70. Proprio come nella pellicola originale non é quanto accade su schermo a terrorizzare il giocatore, quanto piuttosto la possibilità che qualcosa stia per succedere. Ogni suono, ogni ombra, ogni riflesso sembra minacciarci, anche se alla fine capiterà spesso di raggiungere il nostro obiettivo senza che sia successo effettivamente nulla. L'incredibile maestria di Creative Assembly é tutta concentrata in questi dettagli, nella capacità di alzare l'adrenalina nelle vene del giocatore senza che effettivamente ci sia un pericolo reale.

Sotto questo aspetto il gioco é perfetto, l'atmosfera, lo ripetiamo ancora una volta, é studiata con abilità invidiabile e manderà in estasi gli appassionati della saga. Il gameplay cerca di contribuire, tenendo sempre sul filo il giocatore che é consapevole di avere poche chance di sopravvivenza. Inoltre la gestione dei salvataggi ha un che di sadico, anche se una volta appreso il meccanismo il tutto acquisisce un senso e funziona. Il gioco infatti non prevede checkpoint, salvo dopo il cambio di ambientazione. Dovremo invece trovare i terminali di salvataggio dove inserire l'apposita scheda e mettere al sicuro i nostri progressi. Il posizionamento dei save point non é sempre ideale, e bisognerà ricordarsi dove sono per farci un salto di tanto in tanto così da tenere sempre aggiornato il salvataggio. Perfetto il sistema di controllo, tanto che anche su PC consigliamo di utilizzare un buon pad per approfittare degli analogici, utili a compiere movimenti sempre ben dosati.

Ogni pezzo al suo posto


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Alien: Isolation é un quindi un meccanismo fluido, che inghiotte il giocatore in un turbine di tensione ed atmosfera dall'inizio alla fine. Purtroppo non tutto é perfetto. Ad esempio gli elementi di gameplay sono ridotti all'osso, con meccaniche stealth non particolarmente approfondite. Inoltre se gli incontri con lo xenomorfo sono sempre memorabili, abbassano di molto il godimento dell'esperienza gli umani e i droidi.

Entrambe sono minacce inserite per variare l'azione, e se fortunatamente i primi compaiono col contagocce, purtroppo i secondi sono ben più presenti. La loro IA é piuttosto elementare e presto risulteranno più una noia che vorremo superare per arrivare al livello successivo nonostante il design riuscito ed inquietante.Vorremmo spendere qualche parola anche sulla ricostruzione dell'Alien.

L'idea é ispirarsi appieno al primo film, con uno xenomorfo che terrorizza l'equipaggio e che da solo decima un'intera struttura. Se questo elemento é stato riproposto alla perfezione, dobbiamo ammettere di aver trovato alcune scelte forse troppo anticlimax. Alla prima apparizione l'Alien si mostra già interamente, alla luce, quando uno degli elementi più interessanti della pellicola di Ridley Scott era proprio che della creatura potevamo scorgere solo alcuni dettagli.

Questa si nascondeva sempre nell'ombra, mimetizzandosi con le intricate tubature della Nostromo. Questo dettaglio sparisce in Isolation, purtroppo, e dal nostro nascondiglio potremo vedere in tutta la sua eleganza l'Alien che si muove per i corridoi, instancabilmente alla ricerca della propria preda. Una scelta funzionale ed adatta al gioco, ma che non soddisfa il fan del primo mitico film che alberga in noi.

Il fascino degli anni '70



Dove Alien: Isolation raggiunge la perfezione é sicuramente nel comparto tecnico. Il gioco propone ambienti dettagliatissimi, disegnati con grande perizia ed abilità. Nonostante ci si ritrovi ad esplorare corridoi e stanze di una stazione spaziale, gli artisti di Creative Assembly sono riusciti a proporre un'invidiabile varietà, giocando con luci ed ombre e creando livelli perfettamente integrati col gameplay ed allo stesso tempo splendidi da vedere. Il tutto viene renderizzato con tecniche molto avanzate che finalmente profumano di nuova generazione. Il sistema di illuminazione é impressionante, così come gli effetti ambientali, come fumi e scintille. Potremmo parlarne per ore, ma ci limitiamo ad invitarmi a guardare la nostra video recensione, rimarrete a bocca aperta. Ottima poi l'idea di mantenersi fedeli alla fantascienza anni '70, con monitor monocromatici rigorosamente CRT, e tecnologie antiquate nonostante ci si ritrovi più di cento anni nel futuro.

Ogni suono, ogni rumore, ogni scricchiolio é al posto giusto, studiato con cura per incutere timore


Ma l'oscar va alla componente sonora, che si aggiudica il nostro personale premio di miglior sound design della storia del videogioco. Ogni suono, ogni rumore, ogni scricchiolio é al posto giusto, studiato con cura per incutere timore, darci la sensazione di essere costantemente braccati, in pericolo di vita. E le musiche aiutano con partiture ispirate alle mitiche melodie del primo Alien, a tratti davvero da brividi. Ottimo anche il doppiaggio italiano, davvero curato e preciso, per una volta tranquillamente paragonabile a quello originale nonostante qualche sbavatura nella sincronia durante i rari filmati.La recensione é stata effettuata sulla versione PC del gioco, che scorre via fluida a 60 FPS con dettagli settati al massimo su un AMX FX8350 e scheda video AMD HD7050. Un computer di tutto rispetto ma ben lontano dal top di gamma.

Il motore grafico si é dimostrato quindi perfettamente ottimizzato. Segnaliamo alcune feature dedicate al Kinect nella versione per Xbox One, che ha permesso agli sviluppatori di aggiungere alcune chicche. In particolare, se faremo dei rumori, la periferica li rileverà e potranno far scattare l'allarme. Inoltre é in grado di riconoscere i movimenti della testa, così che potremo sporgerci per spiare il nemico da dietro un riparo senza dover utilizzare i comandi via pad.

Alien: Isolation é anche piuttosto longevo, visto che per arrivare ai titoli di coda vi ci vorranno almeno una dozzina di ore, tenendo un ritmo spedito e senza godervi però gli infiniti dettagli dell'esperienza. Il titolo offre poi una modalità sopravvivenza, che permette di godersi le sfide contro l'Alien con il tempo come elemento aggiuntivo contro il quale doversi confrontare. Inoltre é garantita una certa rigiocabilità visti i tre livelli di difficoltà presenti e la possibilità di tornare sui propri passi per recuperare oggetti precedentemente inaccessibili.