Aliens Colonial Marines
di
Roberto Vicario
Ci sono giochi che nell'arco di uno o due anni vengono annunciati e successivamente rilasciati. Ce ne sono altri, purtroppo, che una volta annunciati subiscono ritardi (a volte decisamente imbarazzanti) che ne dilatano lo sviluppo tramutandolo in una gestazione travagliata, quasi mai positiva per la piena riuscita del progetto.
Titoli come Prey o Duke Nukem - per citare i più famosi in tempi recenti - sono la prova tangibile dei diversi problemi in cui una produzione lunga e complicata può incappare. A rinfoltire questi ranghi vi é anche Aliens: Colonial Marines. Titolo di cui si é sentito parlare sin dal momento dell'acquisizione da parte di SEGA dei diritti della saga di Cameron e successivamente annunciato ufficialmente nel 2008, per poi vederlo rimandato più volte fino all'uscita tanto agognata in questo inizio 2013. Sei lunghissimi anni in cui i fan degli Xenomorfi hanno atteso, pazientemente, il titolo che aveva le potenzialità per riscattare, videoludicamente parlando, un brand così importante e apprezzato. Abbiamo avuto modo di mettere le mai sul codice finale del prodotto e finalmente siamo in grado di dirvi se tutta questa attesa sia valsa o meno.
“I Marines non abbandonano un Marine!”
Il titolo ci immergerà totalmente all'interno del mondo creato dalla fervida mente di Ridley Scott. Impersoneremo il caporale Christopher Winter della United States Colonial Marines (USCN) prendendo parte ad una missione di ricerca e soccorso, dopo che un messaggio di aiuto é stato recapitato direttamente dalla U.S.S. Sulaco, ammiraglia che orbitava vicino alla colonia di Hadley's Hope sul pianeta LV-426. Sin dall'inizio i fan del film, oltre alle location citate, si troveranno subito a loro agio grazie ad una serie di personaggi che si inseriscono perfettamente nelle trame dei diversi lungometraggi. Sentiremo parlare di Hicks ad esempio, oppure, dell'ancora più famosa Ellen Ripley. Proprio la componente narrativa, se vogliamo, risulta a conti fatti quella più riuscita dell'intero prodotto proposto dagli sviluppatori di Gearbox. Il copione, scritto a quattro mani da Bradley Thompson e David Weddle (autori già di prodotti come Battlestar Galattica.) riesce a regalare un feeling assolutamente convincete con ambientazioni prese di peso da quelle conosciute, e una storia che, per quanto semplice, rapisce e diverte quel tanto che basta tutti coloro che hanno amato le ambientazioni cupe, ansiolitiche e claustrofobiche proposte dalla quadrilogia.
Altro merito da assegnare agli sviluppatori é stato quello di utilizzare lo stesso concept dei film sia per quanto riguarda i modelli poligonali dei Marines, ma sopratutto per il design delle armi e degli xenomorfi. Infatti, nel corso della nostra drammatica avventura, ci troveremo ad utilizzare bocche da fuoco quali il lanciafiamme, la smartgun e, ovviamente, il fucile d'assalto, modellati in maniera maniacale sfruttando come base quelli realizzati a loro tempo per i film. Non solo, gli sviluppatori come easter eggs hanno inserito (sparse per i livelli) armi speciali appartenute a qualche personaggio delle pellicole. Un motivo in più che potrebbe spingere lo zoccolo duro degli appassionati a scandagliare tutti i vari livelli alla ricerca di questi “tesori”.
Una base di partenza così stimolante, purtroppo, non é però servita a rendere Aliens: Colonial Marines il titolo che i giocatori hanno pazientemente aspettato per anni, questo a causa di un gameplay e sopratutto di un comparto tecnico che, purtroppo, non stuzzica a sufficienza il giocatore, facendogli perdere quella "magia" che da sempre la serie a saputo sfruttare per catalizzare l'attenzione degli appassionati di horror e non solo.
Sebbene l'impostazione tipicamente FPS fosse quella designata per immedesimarsi il più possibile nei panni dei marines, quello che manca é il brivido che corre per tutta la schiena provocato dal non sapere come e quando gli alieni attaccheranno. Un level design estremamente lineare che non offre mai possibilità alternative agli approcci, appiattisce totalmente questa sensazione, rendendo di fatto inutile il rilevatore portatile di movimento. Tolti i primi inevitabili incontri, la sensazione di ansia lascerà spazio a quella più classica degli sparatutto, ovvero: spara a tutto quello che si muove. Tutto si ridurrà ad aspettare lo “sciame” di xenomorfi che si parerà davanti a noi per assestare due colpi di shotgun nel mezzo del loro cranio mandandoli al Creatore.
Intendiamoci, non ci aspettavamo chissà cosa di innovativo (gli FPS d'altronde sono un genere fortemente derivativo), ma speravamo in uno sfruttamento migliorare degli xenomorfi facendoli sembrare più una minaccia difficile da abbattere ed estremamente potente, piuttosto che dei semplici mostri da sterminare in larga scala. Inoltre, a fare compagnia ai classici lurker e soldier già conosciuti nelle pellicole, ci saranno anche nuovi modelli quali i crusher (una sorta di rinoceronte xenomorfo) o i boiler (alien zombie che esplode nel momento in cui sente un rumore.). Tutti elementi che tentando di modificare un gameplay già di per se estremamente semplicistico, ma che di fatto non fanno altro che aumentare il rammarico e la rabbia per il modo in cui questa famosa razza aliena é stata trattata.
Ovviamente la colpa non é da imputare unicamente ad un level design carente e poco ispirato, ma ad una serie di problematiche che appiattiscono ancora di più la giocabilità. L'intelligenza artificiale, ad esempio, non da mai la sensazione di convincere pienamente sia per quanto riguarda i nostri compagni di viaggio ma sopratutto per quel che riguarda gli alieni, dato che una volta apprese le diverse routine di attacco, saranno abbastanza facili da decifrare. Oltre che con gli alieni, per larga parte del gioco ci siamo scontrati anche con dei mercenari della Weyland Yutani, che all'atto pratico si sono rivelati un po più svegli degli xenomorfi. Dove però il titolo non merita alcun tipo di alibi é nell'irrisoria longevità. Aspettare sei anni per sei ore e qualche minuto di campagna singolo giocatore spalmata su undici livelli di gioco, é un peccato davvero imperdonabile. Nonostante la presenza di quattro differenti livelli di difficoltà l'aumentare della longevità sarà dato unicamente dalla frequenza delle morti e non da effettivi meriti del gioco.
Bisogna sottolineare che l'idea alla base dello sviluppo non era nemmeno sbagliata perché, complice la possibilità di migliorare le armi, poteva portare ad un evoluzione degli scontri di pari passo con l'avanzare della storia. Come in un RPG, infatti, effettuando determinate azioni e completando delle sfide o semplicemente uccidendo nemici, si guadagnano dei punti esperienza che ad ogni scatto di livello ci danno un gettone utile a migliorare una parte delle nostre armi come canna, mirino, calcio e così via. Purtroppo la staticità degli scontri e un arsenale che, seppur ripreso dai film, é comunque troppo scarno, hanno reso questa interessante possibilità del tutto futibile all'interno dell'economia del gameplay.
Tutti problemi questi che, alla luce dei fatti, minano pesantemente il giudizio dell'ultima fatica di Gearbox. Indubbiamente questo progetto non é nato sotto una buona stella, ma alcuni errori, nonostante i tanti anni di sviluppo, ci sono sembrati cosi macroscopici tanto da non rendere onore a questi talentuosi sviluppatori, che in passato hanno dato prova di saper sviluppatori in maniera egregia videogiochi con titoli davvero interessanti e veri e propri best seller.
Un lato tecnico davvero...alieno!
Chiusa la parentesi giocabilità apriamo quella relativa alla tecnica che purtroppo non migliora una situazione già di per se fortemente compromessa. Se abbiamo già avuto modo di elogiare i modelli poligonali degli xenomorfi e dei marines, purtroppo non possiamo dire altrettanto per le loro animazioni e per gli ambienti all'interno del quale si muovono. Sfruttando un motore che si basa sullo stra usato Unreal Engine 3, per quanto siano riusciti a centrare l'obiettivo nel tipo di scenografie da proporre, all'atto pratico gli sviluppatori non sono stati in grado di valorizzarle al punto giusto. Ambienti spogli di dettagli, lunghi corridoi ben marcati e delineati con nessuna via alternativa, aliasing e texture in bassa definizione sono solo alcuni dei problemi che abbiamo rilevato durante la nostra recensione.
A questo poi bisogna aggiungere un'interattività praticamente nulla, che non stimola in alcun modo lo scontro se non per l'esplosione di qualche barile. Fortunatamente, a sollevare la situazione ci pensa un comparto audio decisamente ispirato sia per quanto riguarda le musiche (composte dal maestro Clint Mansell) e un doppiaggio in lingua italiana tutto sommato accettabile.
Il titolo ovviamente offre anche un comparto multigiocatore con quattro modalità di gioco sia online che tramite il classico split screen, fruibili su cinque differenti mappe che riprendono location già viste nella campagna. Se l'opzione partita mortale offre uno scontro all'ultimo sangue tra marine (con visuale in prima persona) e xenomorfi (con visuale in terza) decisamente interessante da giocare e dove finalmente il rivelatore di posizione acquista un reale senso di utilizzo, le altre tre - chiamate rispettivamente sterminio, fuga e sopravvivenza - risultano decisamente meno accattivanti, con modalità già viste e riviste in altri titoli del genere ma che di contro anno un numero davvero irrisorio di mappe su cui essere giocate, tendendo così ad annoiare abbastanza velocemente.
Inoltre, pur condividendo lo stesso sistema di crescita "a livelli" della modalità campagna, le possibilità di personalizzazione sia dell'arsenale che dei marines/xenomorfi risultano assolutamente insufficienti, togliendo così qualsiasi tipo di stimolo al giocatore nel continuare a fruire in maniera costante del multiplayer del gioco. Infine, segnaliamo anche la possibilità di giocare la campagna in cooperativa, cosa che dovrebbe risolvere in maniera abbastanza decisa il problema dell'intelligenza artificiale amica.
Tirando le somme avrete facilmente intuito che Aliens: Colonia Marines non é decisamente il titolo che ci aspettavamo dopo questa lunga attesa. Una serie di problemi sia a livello di gameplay che tecnici hanno inficiato in maniera negativa sulla riuscita del prodotto, trasformandolo di fatto in un gioco da meccaniche abbastanza vecchie. Tuttavia, il nostro consiglio ai fan più sfegatati della saga é quello di aspettare magari che il prodotto cali di prezzo, perché nella seppur breve campagna qualche piccolo e sporadico acuto - aiutato dall'ambientazione - siamo comunque riusciti a percepirlo e solo per questo, il titolo merita quantomeno di essere provato.
Titoli come Prey o Duke Nukem - per citare i più famosi in tempi recenti - sono la prova tangibile dei diversi problemi in cui una produzione lunga e complicata può incappare. A rinfoltire questi ranghi vi é anche Aliens: Colonial Marines. Titolo di cui si é sentito parlare sin dal momento dell'acquisizione da parte di SEGA dei diritti della saga di Cameron e successivamente annunciato ufficialmente nel 2008, per poi vederlo rimandato più volte fino all'uscita tanto agognata in questo inizio 2013. Sei lunghissimi anni in cui i fan degli Xenomorfi hanno atteso, pazientemente, il titolo che aveva le potenzialità per riscattare, videoludicamente parlando, un brand così importante e apprezzato. Abbiamo avuto modo di mettere le mai sul codice finale del prodotto e finalmente siamo in grado di dirvi se tutta questa attesa sia valsa o meno.
“I Marines non abbandonano un Marine!”
Il titolo ci immergerà totalmente all'interno del mondo creato dalla fervida mente di Ridley Scott. Impersoneremo il caporale Christopher Winter della United States Colonial Marines (USCN) prendendo parte ad una missione di ricerca e soccorso, dopo che un messaggio di aiuto é stato recapitato direttamente dalla U.S.S. Sulaco, ammiraglia che orbitava vicino alla colonia di Hadley's Hope sul pianeta LV-426. Sin dall'inizio i fan del film, oltre alle location citate, si troveranno subito a loro agio grazie ad una serie di personaggi che si inseriscono perfettamente nelle trame dei diversi lungometraggi. Sentiremo parlare di Hicks ad esempio, oppure, dell'ancora più famosa Ellen Ripley. Proprio la componente narrativa, se vogliamo, risulta a conti fatti quella più riuscita dell'intero prodotto proposto dagli sviluppatori di Gearbox. Il copione, scritto a quattro mani da Bradley Thompson e David Weddle (autori già di prodotti come Battlestar Galattica.) riesce a regalare un feeling assolutamente convincete con ambientazioni prese di peso da quelle conosciute, e una storia che, per quanto semplice, rapisce e diverte quel tanto che basta tutti coloro che hanno amato le ambientazioni cupe, ansiolitiche e claustrofobiche proposte dalla quadrilogia.
Altro merito da assegnare agli sviluppatori é stato quello di utilizzare lo stesso concept dei film sia per quanto riguarda i modelli poligonali dei Marines, ma sopratutto per il design delle armi e degli xenomorfi. Infatti, nel corso della nostra drammatica avventura, ci troveremo ad utilizzare bocche da fuoco quali il lanciafiamme, la smartgun e, ovviamente, il fucile d'assalto, modellati in maniera maniacale sfruttando come base quelli realizzati a loro tempo per i film. Non solo, gli sviluppatori come easter eggs hanno inserito (sparse per i livelli) armi speciali appartenute a qualche personaggio delle pellicole. Un motivo in più che potrebbe spingere lo zoccolo duro degli appassionati a scandagliare tutti i vari livelli alla ricerca di questi “tesori”.
Una base di partenza così stimolante, purtroppo, non é però servita a rendere Aliens: Colonial Marines il titolo che i giocatori hanno pazientemente aspettato per anni, questo a causa di un gameplay e sopratutto di un comparto tecnico che, purtroppo, non stuzzica a sufficienza il giocatore, facendogli perdere quella "magia" che da sempre la serie a saputo sfruttare per catalizzare l'attenzione degli appassionati di horror e non solo.
Sebbene l'impostazione tipicamente FPS fosse quella designata per immedesimarsi il più possibile nei panni dei marines, quello che manca é il brivido che corre per tutta la schiena provocato dal non sapere come e quando gli alieni attaccheranno. Un level design estremamente lineare che non offre mai possibilità alternative agli approcci, appiattisce totalmente questa sensazione, rendendo di fatto inutile il rilevatore portatile di movimento. Tolti i primi inevitabili incontri, la sensazione di ansia lascerà spazio a quella più classica degli sparatutto, ovvero: spara a tutto quello che si muove. Tutto si ridurrà ad aspettare lo “sciame” di xenomorfi che si parerà davanti a noi per assestare due colpi di shotgun nel mezzo del loro cranio mandandoli al Creatore.
Intendiamoci, non ci aspettavamo chissà cosa di innovativo (gli FPS d'altronde sono un genere fortemente derivativo), ma speravamo in uno sfruttamento migliorare degli xenomorfi facendoli sembrare più una minaccia difficile da abbattere ed estremamente potente, piuttosto che dei semplici mostri da sterminare in larga scala. Inoltre, a fare compagnia ai classici lurker e soldier già conosciuti nelle pellicole, ci saranno anche nuovi modelli quali i crusher (una sorta di rinoceronte xenomorfo) o i boiler (alien zombie che esplode nel momento in cui sente un rumore.). Tutti elementi che tentando di modificare un gameplay già di per se estremamente semplicistico, ma che di fatto non fanno altro che aumentare il rammarico e la rabbia per il modo in cui questa famosa razza aliena é stata trattata.
Ovviamente la colpa non é da imputare unicamente ad un level design carente e poco ispirato, ma ad una serie di problematiche che appiattiscono ancora di più la giocabilità. L'intelligenza artificiale, ad esempio, non da mai la sensazione di convincere pienamente sia per quanto riguarda i nostri compagni di viaggio ma sopratutto per quel che riguarda gli alieni, dato che una volta apprese le diverse routine di attacco, saranno abbastanza facili da decifrare. Oltre che con gli alieni, per larga parte del gioco ci siamo scontrati anche con dei mercenari della Weyland Yutani, che all'atto pratico si sono rivelati un po più svegli degli xenomorfi. Dove però il titolo non merita alcun tipo di alibi é nell'irrisoria longevità. Aspettare sei anni per sei ore e qualche minuto di campagna singolo giocatore spalmata su undici livelli di gioco, é un peccato davvero imperdonabile. Nonostante la presenza di quattro differenti livelli di difficoltà l'aumentare della longevità sarà dato unicamente dalla frequenza delle morti e non da effettivi meriti del gioco.
Bisogna sottolineare che l'idea alla base dello sviluppo non era nemmeno sbagliata perché, complice la possibilità di migliorare le armi, poteva portare ad un evoluzione degli scontri di pari passo con l'avanzare della storia. Come in un RPG, infatti, effettuando determinate azioni e completando delle sfide o semplicemente uccidendo nemici, si guadagnano dei punti esperienza che ad ogni scatto di livello ci danno un gettone utile a migliorare una parte delle nostre armi come canna, mirino, calcio e così via. Purtroppo la staticità degli scontri e un arsenale che, seppur ripreso dai film, é comunque troppo scarno, hanno reso questa interessante possibilità del tutto futibile all'interno dell'economia del gameplay.
Tutti problemi questi che, alla luce dei fatti, minano pesantemente il giudizio dell'ultima fatica di Gearbox. Indubbiamente questo progetto non é nato sotto una buona stella, ma alcuni errori, nonostante i tanti anni di sviluppo, ci sono sembrati cosi macroscopici tanto da non rendere onore a questi talentuosi sviluppatori, che in passato hanno dato prova di saper sviluppatori in maniera egregia videogiochi con titoli davvero interessanti e veri e propri best seller.
Un lato tecnico davvero...alieno!
Chiusa la parentesi giocabilità apriamo quella relativa alla tecnica che purtroppo non migliora una situazione già di per se fortemente compromessa. Se abbiamo già avuto modo di elogiare i modelli poligonali degli xenomorfi e dei marines, purtroppo non possiamo dire altrettanto per le loro animazioni e per gli ambienti all'interno del quale si muovono. Sfruttando un motore che si basa sullo stra usato Unreal Engine 3, per quanto siano riusciti a centrare l'obiettivo nel tipo di scenografie da proporre, all'atto pratico gli sviluppatori non sono stati in grado di valorizzarle al punto giusto. Ambienti spogli di dettagli, lunghi corridoi ben marcati e delineati con nessuna via alternativa, aliasing e texture in bassa definizione sono solo alcuni dei problemi che abbiamo rilevato durante la nostra recensione.
A questo poi bisogna aggiungere un'interattività praticamente nulla, che non stimola in alcun modo lo scontro se non per l'esplosione di qualche barile. Fortunatamente, a sollevare la situazione ci pensa un comparto audio decisamente ispirato sia per quanto riguarda le musiche (composte dal maestro Clint Mansell) e un doppiaggio in lingua italiana tutto sommato accettabile.
Il titolo ovviamente offre anche un comparto multigiocatore con quattro modalità di gioco sia online che tramite il classico split screen, fruibili su cinque differenti mappe che riprendono location già viste nella campagna. Se l'opzione partita mortale offre uno scontro all'ultimo sangue tra marine (con visuale in prima persona) e xenomorfi (con visuale in terza) decisamente interessante da giocare e dove finalmente il rivelatore di posizione acquista un reale senso di utilizzo, le altre tre - chiamate rispettivamente sterminio, fuga e sopravvivenza - risultano decisamente meno accattivanti, con modalità già viste e riviste in altri titoli del genere ma che di contro anno un numero davvero irrisorio di mappe su cui essere giocate, tendendo così ad annoiare abbastanza velocemente.
Inoltre, pur condividendo lo stesso sistema di crescita "a livelli" della modalità campagna, le possibilità di personalizzazione sia dell'arsenale che dei marines/xenomorfi risultano assolutamente insufficienti, togliendo così qualsiasi tipo di stimolo al giocatore nel continuare a fruire in maniera costante del multiplayer del gioco. Infine, segnaliamo anche la possibilità di giocare la campagna in cooperativa, cosa che dovrebbe risolvere in maniera abbastanza decisa il problema dell'intelligenza artificiale amica.
Tirando le somme avrete facilmente intuito che Aliens: Colonia Marines non é decisamente il titolo che ci aspettavamo dopo questa lunga attesa. Una serie di problemi sia a livello di gameplay che tecnici hanno inficiato in maniera negativa sulla riuscita del prodotto, trasformandolo di fatto in un gioco da meccaniche abbastanza vecchie. Tuttavia, il nostro consiglio ai fan più sfegatati della saga é quello di aspettare magari che il prodotto cali di prezzo, perché nella seppur breve campagna qualche piccolo e sporadico acuto - aiutato dall'ambientazione - siamo comunque riusciti a percepirlo e solo per questo, il titolo merita quantomeno di essere provato.
Aliens Colonial Marines
6.5
Voto
Redazione
Aliens Colonial Marines
Alien: Colonial Marines é un titolo che purtroppo mostra tutte le rughe del tempo e le magagne che ha subito nel suo travagliato passato. Alcuni problemi di gioco e altri tecnici minano pesantemente un'esperienza che seppur in parte salvata da ambientazioni credibili e una storia degna del nome che porta, non é comunque paragonabile a quello che era legittimo aspettarsi. Un'occasione persa, peccato.