Aliens Colonial Marines
di
Alessandro Cossu
“Stop grinning and drop your linnen” é la frase originale pronunciata dal marine Hudson (interpretato magistralmente da un giovane Bill Paxton) nel capolavoro cinematografico classe 1986 “Aliens – Scontro Finale”, diretto da James Cameron. Questa battuta é il preludio allo “scontro finale” che fa da sottotitolo alla pellicola, in un crescendo di azione, morte e combattimenti al cardiopalma per un film che non ha perso un grammo del suo splendore nonostante i ventisette anni che ha sul groppone, vantando a tutt'oggi una schiera di fan che ricopre l'intero globo e qualche pianeta limitrofo. Non é un caso, quindi, che alla SEGA abbiano pensato di creare un videogame che ripercorresse la falsa linea del film, proiettando il giocatore in un periodo temporale che copre i primi mesi successivi agli eventi narrarti nella pellicola.
In “Aliens Colonial Marines”, vestiremo i panni del caporale Winter (Cristoforo più o meno), incaricato dalla Compagnia (o meglio dall'Esercito, almeno ufficialmente) di rispondere alla chiamata di soccorso della (Rullo di Tamburi) USS Sulaco, l'astronave vista nel già citato film, alle prese con l'infestazione Xenomorpha in atto sull'asteroide LV-426, localizzata nei pressi della colonia umana di Hadley's Hope (si, QUELLA Hadley's Hope!). Citazioni e locations prese dalla pellicola che non mancheranno di deliziare i fan di “Aliens” ma, lo diciamo subito, la resa generale é infausta e assolutamente inadatta all'incredibile potenziale messo a disposizione dal solo “esistere” della creatura nata dalla matita del geniale Giger. La trama, infatti, é tutta qui, risibile e nel complesso risultante come poco più di una mera scusa per imbarcarsi nel più classico degli sparatutto in prima persona: si avanza in corridoi più o meno angusti per un po' di ore (diciamo dalle 5 alle 7, più che altro in base al livello di difficoltà scelto), affrontando, da soli o in cooperativa, orde di alieni sanguinari (cit. “Si, certo, con quei granchiacci che ci sono in giro…beh, escludetemi!”, PVT Hudson) o mercenari prezzolati fino all'inevitabile fine che lascerà un bel po' d'amaro (acido molecolare) in bocca anche al più sfegatato nerd imbossolato da un chestbuster. Una delle migliori chicche del gioco é la possibilità di utilizzare il rilevatore di movimento col suo costante “biiip-biiip” che ha fatto la differenza in tanti momenti nel film a cui il gioco si ispira. Per il resto, il nostro protagonista vanta un arsenale preso in toto dalla pellicola, con diversi slot per armi primarie e secondarie (dal fucile a impulsi a quello a pompa, passando per pistole, granate, fucili tattici et similia), nonché con l'affascinante possibilità di piazzare delle torrette (fire in the hole!, cit. Vasquez) che ci salvino le chiappe digitali quando gli Aliens diventeranno uno zinzino troppo invadenti.
Sotto il profilo strettamente tecnico, ahinoi, la versione per la scatola X di Microsoft é sicuramente la peggiore, in un quadro generale già di per se non brillante, anche su personal computer (dove comunque la situazione é leggermente migliore, se non fosse per l'obbligo di scaricare milioni di gigabyte di patch prima di poter giocare ad un titolo pagato profumatamente): il lungo periodo di gestazione, il cambio di software house, la fin troppo travagliata creazione, la necessità di creare titoli multipiattaforma hanno invero influito pesantemente sullo sviluppo del gioco, arrivando quindi ai giorni nostri con una veste grafica che sa un po' di vecchio (diciamo almeno una generazione fa, senza essere troppo cattivi), con texture ripetute, una palette di colori non propriamente all'ultimo grido e più in generale un conteggio poligonale sempre piuttosto basso. A questo, si aggiungano dei purtroppo frequenti errori negli script e nelle animazioni facciali che fanno sembrare “l'Urlo di Munch”un capolavoro di estro e design. Questo instaura nell'utente finale una sorta di senso di ingiustizia, un dazio assolutamente ingiusto da pagare per la bramosia delle software house di sfruttare un nome ed un marchio che porta quattrini già solo perché esiste. “Alien” é senza dubbio alcuno uno dei mostri del mondo di celluloide più famoso, attraente, spaventoso, violento, affascinante, mai partorito da mente umana e il suo brand é sinonimo di guadagno. Sicuramente, il titolo patrocinato da SEGA non rende giustizia al fascino di una creatura che da ben oltre un trentennio popola l'immaginario collettivo, ispirando, stupendo, catalizzando l'attenzione al solo nominare le cinque famose lettere che ne compongono il nome…soprattutto se pensiamo, impietosamente e forse un pochino ingiustamente, ad un certo titolo Monolith per PC, classe 2001, che supera largamente quello oggi sotto esame praticamente sotto ogni punto di vista.
Se sul fronte del match in solitaria non si va tanto bene, come si evince dalle tante parole grondanti bava appicciosa spese fin qui, il fronte multigiocatore se possibile é ancora peggio…per una serie di sviste tecniche davvero incredibili (presenti in tutte le versioni, anche se in quella PC sono leggermente meno evidenti).
Se ci troviamo in una partita cooperativa…ed un nostro commilitone va un po' troppo avanti nel livello, anche noi ci ritroveremo teletrasportati direttamente addosso a lui, col risultato di svegliare tutti gli Alien presenti nella zona, ben felici di farci la festa!Inoltre, alcuni livelli hanno un design che sottolinea impietosamente come non siano stati assolutamente pensati per il multigiocatore, tanto che ci troveremo a sparare più spesso al retro della zucca dei nostri compagni che non agli Aliens affamati sul nostro cammino. I bug citati all'inizio affliggono anche questo comparto, specialmente quando ci troveremo a scegliere di impersonare un Alien: in alcune modalità, subentra una sorta di visuale in terza persona che non mancherà di farvi venire un paio di conati. Nella versione per Personal Computer, é uscita una patch (obbligatoria, pena l'impossibilità di avviare il gioco) che supera i 4 GB per correggere alcuni – e solo alcuni, di tutti questi errori, ma gli utenti consolle, purtroppo…se lo dovranno tenere così. Tuttavia, non possiamo negare il fascino del gioco cooperativo (non competitivo, perché come detto impersonare un Alien é una vera impresa), disponibile anche in split-screen, a patto di sorvolare sui chestbuster (leggi: problemi) appena citati.
Però…però…in fondo, siamo pur sempre di fronte ad un Alien, anzi, a tanti Alien(s), e il carisma intrinseco di questo mostro sbavante é innegabile; l'astuzia, la violenza, la perseveranza di questa bellicosa specie ne fanno l'antagonista per antonomasia, il nemico per eccellenza, la bestia per epitome: persino i Predator (e qui i tanti film insegnano) li temono e li rispettano. Purtroppo, i programmatori sono riusciti a massacrare anche questo aspetto: gli ostili contro i quali saremo chiamati a misurarci sono intelligenti quanto un bradipo zoppo, senza quel raffinato senso di tattica e di sacrificio – nonché di devozione assoluta verso la Regina, che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nelle sei pellicole ad oggi disponibili. In effetti, ad esclusione di qualche fin troppo raro caso, li vedremo ammassarsi davanti alla canna del nostro fucile, pronti a farsi ammazzare. La loro forza é nel numero perché le routine di intelligenza artificiale sono al minimo storico.
Lo stesso dicasi per i mercenari che si pareranno sul nostro cammino, che avranno il solo vantaggio tattico delle armi a distanza, perché si mostreranno svegli e reattivi come un cannolo di tre giorni. Non vogliamo esser crudeli parlando del comparto audio, ma sicuramente scegliere degli attori professionisti male non avrebbe fatto:una volta tanto, la versione in Italiano é migliore di quella originale, pur essendo comunque un paio di gradini sotto lo standard attuale.
Detto tutto questo, non sappiamo quanta voglia avrete di farvi spaccare il petto da un cucciolo di Alien: noi ci sentiamo di consigliare quest'opera solo e soltanto a chi vive di pane e acido molecolare…o, se avete una connessione più che robusta e la pazienza di un bramino, forse la versione PC potrà lasciarvi quel minimo di soddisfazione che ci si aspetta dopo aver speso una cinquantina di crediti della Compagnia. Parafrasando Burke, “questo gioco ha un sostanzioso valore in dollari”. Peccato che non li valga.
In “Aliens Colonial Marines”, vestiremo i panni del caporale Winter (Cristoforo più o meno), incaricato dalla Compagnia (o meglio dall'Esercito, almeno ufficialmente) di rispondere alla chiamata di soccorso della (Rullo di Tamburi) USS Sulaco, l'astronave vista nel già citato film, alle prese con l'infestazione Xenomorpha in atto sull'asteroide LV-426, localizzata nei pressi della colonia umana di Hadley's Hope (si, QUELLA Hadley's Hope!). Citazioni e locations prese dalla pellicola che non mancheranno di deliziare i fan di “Aliens” ma, lo diciamo subito, la resa generale é infausta e assolutamente inadatta all'incredibile potenziale messo a disposizione dal solo “esistere” della creatura nata dalla matita del geniale Giger. La trama, infatti, é tutta qui, risibile e nel complesso risultante come poco più di una mera scusa per imbarcarsi nel più classico degli sparatutto in prima persona: si avanza in corridoi più o meno angusti per un po' di ore (diciamo dalle 5 alle 7, più che altro in base al livello di difficoltà scelto), affrontando, da soli o in cooperativa, orde di alieni sanguinari (cit. “Si, certo, con quei granchiacci che ci sono in giro…beh, escludetemi!”, PVT Hudson) o mercenari prezzolati fino all'inevitabile fine che lascerà un bel po' d'amaro (acido molecolare) in bocca anche al più sfegatato nerd imbossolato da un chestbuster. Una delle migliori chicche del gioco é la possibilità di utilizzare il rilevatore di movimento col suo costante “biiip-biiip” che ha fatto la differenza in tanti momenti nel film a cui il gioco si ispira. Per il resto, il nostro protagonista vanta un arsenale preso in toto dalla pellicola, con diversi slot per armi primarie e secondarie (dal fucile a impulsi a quello a pompa, passando per pistole, granate, fucili tattici et similia), nonché con l'affascinante possibilità di piazzare delle torrette (fire in the hole!, cit. Vasquez) che ci salvino le chiappe digitali quando gli Aliens diventeranno uno zinzino troppo invadenti.
Sotto il profilo strettamente tecnico, ahinoi, la versione per la scatola X di Microsoft é sicuramente la peggiore, in un quadro generale già di per se non brillante, anche su personal computer (dove comunque la situazione é leggermente migliore, se non fosse per l'obbligo di scaricare milioni di gigabyte di patch prima di poter giocare ad un titolo pagato profumatamente): il lungo periodo di gestazione, il cambio di software house, la fin troppo travagliata creazione, la necessità di creare titoli multipiattaforma hanno invero influito pesantemente sullo sviluppo del gioco, arrivando quindi ai giorni nostri con una veste grafica che sa un po' di vecchio (diciamo almeno una generazione fa, senza essere troppo cattivi), con texture ripetute, una palette di colori non propriamente all'ultimo grido e più in generale un conteggio poligonale sempre piuttosto basso. A questo, si aggiungano dei purtroppo frequenti errori negli script e nelle animazioni facciali che fanno sembrare “l'Urlo di Munch”un capolavoro di estro e design. Questo instaura nell'utente finale una sorta di senso di ingiustizia, un dazio assolutamente ingiusto da pagare per la bramosia delle software house di sfruttare un nome ed un marchio che porta quattrini già solo perché esiste. “Alien” é senza dubbio alcuno uno dei mostri del mondo di celluloide più famoso, attraente, spaventoso, violento, affascinante, mai partorito da mente umana e il suo brand é sinonimo di guadagno. Sicuramente, il titolo patrocinato da SEGA non rende giustizia al fascino di una creatura che da ben oltre un trentennio popola l'immaginario collettivo, ispirando, stupendo, catalizzando l'attenzione al solo nominare le cinque famose lettere che ne compongono il nome…soprattutto se pensiamo, impietosamente e forse un pochino ingiustamente, ad un certo titolo Monolith per PC, classe 2001, che supera largamente quello oggi sotto esame praticamente sotto ogni punto di vista.
Se sul fronte del match in solitaria non si va tanto bene, come si evince dalle tante parole grondanti bava appicciosa spese fin qui, il fronte multigiocatore se possibile é ancora peggio…per una serie di sviste tecniche davvero incredibili (presenti in tutte le versioni, anche se in quella PC sono leggermente meno evidenti).
Se ci troviamo in una partita cooperativa…ed un nostro commilitone va un po' troppo avanti nel livello, anche noi ci ritroveremo teletrasportati direttamente addosso a lui, col risultato di svegliare tutti gli Alien presenti nella zona, ben felici di farci la festa!Inoltre, alcuni livelli hanno un design che sottolinea impietosamente come non siano stati assolutamente pensati per il multigiocatore, tanto che ci troveremo a sparare più spesso al retro della zucca dei nostri compagni che non agli Aliens affamati sul nostro cammino. I bug citati all'inizio affliggono anche questo comparto, specialmente quando ci troveremo a scegliere di impersonare un Alien: in alcune modalità, subentra una sorta di visuale in terza persona che non mancherà di farvi venire un paio di conati. Nella versione per Personal Computer, é uscita una patch (obbligatoria, pena l'impossibilità di avviare il gioco) che supera i 4 GB per correggere alcuni – e solo alcuni, di tutti questi errori, ma gli utenti consolle, purtroppo…se lo dovranno tenere così. Tuttavia, non possiamo negare il fascino del gioco cooperativo (non competitivo, perché come detto impersonare un Alien é una vera impresa), disponibile anche in split-screen, a patto di sorvolare sui chestbuster (leggi: problemi) appena citati.
Però…però…in fondo, siamo pur sempre di fronte ad un Alien, anzi, a tanti Alien(s), e il carisma intrinseco di questo mostro sbavante é innegabile; l'astuzia, la violenza, la perseveranza di questa bellicosa specie ne fanno l'antagonista per antonomasia, il nemico per eccellenza, la bestia per epitome: persino i Predator (e qui i tanti film insegnano) li temono e li rispettano. Purtroppo, i programmatori sono riusciti a massacrare anche questo aspetto: gli ostili contro i quali saremo chiamati a misurarci sono intelligenti quanto un bradipo zoppo, senza quel raffinato senso di tattica e di sacrificio – nonché di devozione assoluta verso la Regina, che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nelle sei pellicole ad oggi disponibili. In effetti, ad esclusione di qualche fin troppo raro caso, li vedremo ammassarsi davanti alla canna del nostro fucile, pronti a farsi ammazzare. La loro forza é nel numero perché le routine di intelligenza artificiale sono al minimo storico.
Lo stesso dicasi per i mercenari che si pareranno sul nostro cammino, che avranno il solo vantaggio tattico delle armi a distanza, perché si mostreranno svegli e reattivi come un cannolo di tre giorni. Non vogliamo esser crudeli parlando del comparto audio, ma sicuramente scegliere degli attori professionisti male non avrebbe fatto:una volta tanto, la versione in Italiano é migliore di quella originale, pur essendo comunque un paio di gradini sotto lo standard attuale.
Detto tutto questo, non sappiamo quanta voglia avrete di farvi spaccare il petto da un cucciolo di Alien: noi ci sentiamo di consigliare quest'opera solo e soltanto a chi vive di pane e acido molecolare…o, se avete una connessione più che robusta e la pazienza di un bramino, forse la versione PC potrà lasciarvi quel minimo di soddisfazione che ci si aspetta dopo aver speso una cinquantina di crediti della Compagnia. Parafrasando Burke, “questo gioco ha un sostanzioso valore in dollari”. Peccato che non li valga.
Aliens Colonial Marines
5.5
Voto
Redazione
Aliens Colonial Marines
Con tutta la buona volontà, spiegare una debacle di questo livello non é semplice. SEGA ha ammazzato un'ottima idea, pur avendo del materiale eccellente su cui lavorare. Alcuni titoli, forse, meriterebbero un rispetto molto maggiore, così come l'utente onesto che spende tanti bei soldini per portarsi a casa la copia originale del suo giochino favorito. Il gioco esaminato, nella sua incarnazione per consolle, é un'opera che pare inconclusa, con un aria stantia, con molte frecce al proprio arco ma per la maggior parte spuntate. Non diciamo “peccato”, stavolta, diciamo solo “incredibile”.