Aliens vs Predator
di
Alessandro Cossu
Quando tre campagne relativamente poco convincenti sono concentrate in un unico prodotto, il risultato é purtroppo, secondo un imprescindibile principio della matematica, ancora poco convincente. Questo é indubbiamente un peccato, perché Alien VS Predator é uno di quei giochi dei quali il solo nome evoca battaglie spaziali, minacce aliene e un sottile filo di paura e tensione. Ci troviamo di fronte ad una sorta di remake del primo AVP uscito tanti anni or sono, e come in quel gioco, anche oggi il titolo SEGA si é dotato di tre campagne distinte, con tre differenti stili di gioco. Naturalmente, c'é il fatto innegabile che i Predator e gli Alien sono impressionanti, e l'idea di poterli controllare in un videogioco é altrettanto impressionante, oggi come allora.
Ma il mero concetto di quei piccoli capolavori classe 1999, nonché una robusta dose di nostalgia, per certi versi non sono abbastanza, per rendere una partita a Alien VS Predator, intensa come accadeva quando, nei panni di Frosty, affrontavamo le insidie sull' LV 421. Il gioco Rebellion é un continuo altalenare di emozioni: l'imponenza del Predator, osservarlo in un motion video mentre strappa la spina dorsale delle sue vittime favorite (gli Umani) é una gioia di breve durata a causa della goffaggine generale che invade quasi ogni aspetto del titolo che con tanta ansia (ed aspettativa) abbiamo atteso. I livelli in comune per le tre razze sono progettati con un velo di sollecitudine, i problemi - o le eccessive difficoltà di controllo, rendono la campagna dell'Alien un lavoro piuttosto che un piacere, così come i numerosi piccoli difetti sparsi relegano quello che poteva essere un capolavoro al limbo delle (ottime) occasioni mancate. L'aggiunta della modalità cooperativa - divertentissima ma monotona ed incentrata sui Marines - rende il piatto generale ancora più agrodolce.
Come da consolidata tradizione, la peculiarità principale di “Alien VS Predator” é insita nella possibilità di giocare tre campagne diverse, nelle quali, rispettivamente, assumeremo il controllo di un Marine di Cameroniana memoria, di un Alien, e di un Predator. Ogni campagna ha - almeno all'inizio, peculiarità uniche e con livelli di gioco dedicati alla razza che stiamo impersonando. Nel caso del Marine, ci troviamo di fronte ad uno sparatutto con i classici stilemi degli FPS in prima persona a base “aliena” : i corridoi della colonia dove ci muoveremo sono scuri e inquietanti , e i designer hanno fatto buon uso delle luci ambientali per aumentare la tensione. Il nostro primo incontro con uno xenomorfo (immortalato in una delle immagini qui intorno) arriverà dopo diversi minuti di gioco, minuti durante i quali il ticchettio continuo del motion-tracker sarà il nostro unico compagno in un universo fatto di oscurità e presagi di morte.
Di contro, impegnarsi in AvsP negli acidi panni di un Alien guerriero (il numero 6), ci vedrà impegnati dapprima in una lunga fuga attraverso un laboratorio sperimentale della Weiland & Yutani (costruiamo mondi migliori) dove alcuni simpatici scienziati (come si vedeva nella Pellicola Alien Resurrection), cercano di piegare la volontà degli Alien rendendoli delle perfette macchine da guerra. Naturalmente, come il cinema ed i libri ci insegnano, ragionare con un Alien é impossibile e inizia così la più ostica delle tre campagne disponibili. Ultimo ma non ultimo, anche il Predator offre la propria gamma di divertimento. Con le sue armi ipertecnologie, il dispositivo di occultamento, il cannone laser e le lame da polso, sulla carta il nostro Predatore preferito é il più interessante da impersonare, mettendo il giocatore, una volta tanto, nei panni del Cacciatore e non della preda.
Ma in ognuna delle campagne disponibili, l'emozione scema lenta e inesorabile quando si scopre che Alien vs Predator vanta un discreto numero di difettucci sparsi, e quello che sembra esaltante in un primo momento rischia addirittura di diventare noioso; ad esempio, l'oscurità che avvolge i primi livelli del Marine é quasi palpabile e riporta alla mente piccole perle “di spavento” come Doom ma una volta che ci si lascia alle spalle il buio e si entra nella giungla o nei templi, dopo un primo momento di stupore e meraviglia ci si trova a muoversi in locations troppo simili a loro stesse e che non consentono alcuna piega ad un gameplay troppo simile a se stesso. Fondamentalmente, saremo chiamati a spazzolare ogni ambiente dagli ostili che incontreremo, ficcare una pila in un alimentatore, sbloccare una porta e tirare una leva. Il tutto, mentre falcidieremo con le due armi del nostro inventario (più la pistola a ricarica infinita) tutto ciò che si muoverà a schermo. Durante le nostre sessioni, aguzzando lo sguardo potremo venire in possesso di una serie di diari elettronici, grazie ai quali potremo scoprire interessanti cosucce in merito a quanto é accaduto nella colonia dove ci troviamo ad operare. Quella dei diari audio é una moda che ormai ha preso piede in in un discreto numero di titoli : da Bioshock a Borderlands, l'escamotage di questi pad sonori sta diventando sempre più un ottimo sistema per scoprire tanti dettagli nascosti nella trama del titolo che ci troviamo a provare.
La campagna dell'Alien é interessante - specialmente in un primo momento, grazie ad una serie di abilità che ci sono sembrate piuttosto divertenti, ma che già dopo pochi minuti ci hanno fatto imprecare contro un sistema di controllo iniquamente ostico. Fa un effetto particolare, impersonare uno dei mostri sacri del cinema di fantascienza, ma il mal di mare a cui si va incontro quando zampetteremo allegramente fra condotti e tubature, ruotando la visuale di trecentosessanta gradi sbranando i poveri malcapitati che incontreremo, ci farà odiare il nostro Mr.Boccuccia fin troppo presto. L'Alien é un avversario perfetto : violento, intelligente, resistente, un superstite non contaminato da nessuna emozione e guidato da un indomabile istinto; e, per quanto lo si possa amare, impersonarlo e dedicare le cinque-sei ore necessarie alla conclusione della campagna con un continuo mordi-e-fuggi, non ci ha convinto sotto praticamente nessun aspetto : può essere appagante vedere un Marine passare ignaro a due passi da noi e poi bucargli il cranio con la nostra bocca retrattile, ma é una delizia troppo rara e troppo dilatata sull'intero arco della missione.
Ma il mero concetto di quei piccoli capolavori classe 1999, nonché una robusta dose di nostalgia, per certi versi non sono abbastanza, per rendere una partita a Alien VS Predator, intensa come accadeva quando, nei panni di Frosty, affrontavamo le insidie sull' LV 421. Il gioco Rebellion é un continuo altalenare di emozioni: l'imponenza del Predator, osservarlo in un motion video mentre strappa la spina dorsale delle sue vittime favorite (gli Umani) é una gioia di breve durata a causa della goffaggine generale che invade quasi ogni aspetto del titolo che con tanta ansia (ed aspettativa) abbiamo atteso. I livelli in comune per le tre razze sono progettati con un velo di sollecitudine, i problemi - o le eccessive difficoltà di controllo, rendono la campagna dell'Alien un lavoro piuttosto che un piacere, così come i numerosi piccoli difetti sparsi relegano quello che poteva essere un capolavoro al limbo delle (ottime) occasioni mancate. L'aggiunta della modalità cooperativa - divertentissima ma monotona ed incentrata sui Marines - rende il piatto generale ancora più agrodolce.
Come da consolidata tradizione, la peculiarità principale di “Alien VS Predator” é insita nella possibilità di giocare tre campagne diverse, nelle quali, rispettivamente, assumeremo il controllo di un Marine di Cameroniana memoria, di un Alien, e di un Predator. Ogni campagna ha - almeno all'inizio, peculiarità uniche e con livelli di gioco dedicati alla razza che stiamo impersonando. Nel caso del Marine, ci troviamo di fronte ad uno sparatutto con i classici stilemi degli FPS in prima persona a base “aliena” : i corridoi della colonia dove ci muoveremo sono scuri e inquietanti , e i designer hanno fatto buon uso delle luci ambientali per aumentare la tensione. Il nostro primo incontro con uno xenomorfo (immortalato in una delle immagini qui intorno) arriverà dopo diversi minuti di gioco, minuti durante i quali il ticchettio continuo del motion-tracker sarà il nostro unico compagno in un universo fatto di oscurità e presagi di morte.
Di contro, impegnarsi in AvsP negli acidi panni di un Alien guerriero (il numero 6), ci vedrà impegnati dapprima in una lunga fuga attraverso un laboratorio sperimentale della Weiland & Yutani (costruiamo mondi migliori) dove alcuni simpatici scienziati (come si vedeva nella Pellicola Alien Resurrection), cercano di piegare la volontà degli Alien rendendoli delle perfette macchine da guerra. Naturalmente, come il cinema ed i libri ci insegnano, ragionare con un Alien é impossibile e inizia così la più ostica delle tre campagne disponibili. Ultimo ma non ultimo, anche il Predator offre la propria gamma di divertimento. Con le sue armi ipertecnologie, il dispositivo di occultamento, il cannone laser e le lame da polso, sulla carta il nostro Predatore preferito é il più interessante da impersonare, mettendo il giocatore, una volta tanto, nei panni del Cacciatore e non della preda.
Ma in ognuna delle campagne disponibili, l'emozione scema lenta e inesorabile quando si scopre che Alien vs Predator vanta un discreto numero di difettucci sparsi, e quello che sembra esaltante in un primo momento rischia addirittura di diventare noioso; ad esempio, l'oscurità che avvolge i primi livelli del Marine é quasi palpabile e riporta alla mente piccole perle “di spavento” come Doom ma una volta che ci si lascia alle spalle il buio e si entra nella giungla o nei templi, dopo un primo momento di stupore e meraviglia ci si trova a muoversi in locations troppo simili a loro stesse e che non consentono alcuna piega ad un gameplay troppo simile a se stesso. Fondamentalmente, saremo chiamati a spazzolare ogni ambiente dagli ostili che incontreremo, ficcare una pila in un alimentatore, sbloccare una porta e tirare una leva. Il tutto, mentre falcidieremo con le due armi del nostro inventario (più la pistola a ricarica infinita) tutto ciò che si muoverà a schermo. Durante le nostre sessioni, aguzzando lo sguardo potremo venire in possesso di una serie di diari elettronici, grazie ai quali potremo scoprire interessanti cosucce in merito a quanto é accaduto nella colonia dove ci troviamo ad operare. Quella dei diari audio é una moda che ormai ha preso piede in in un discreto numero di titoli : da Bioshock a Borderlands, l'escamotage di questi pad sonori sta diventando sempre più un ottimo sistema per scoprire tanti dettagli nascosti nella trama del titolo che ci troviamo a provare.
La campagna dell'Alien é interessante - specialmente in un primo momento, grazie ad una serie di abilità che ci sono sembrate piuttosto divertenti, ma che già dopo pochi minuti ci hanno fatto imprecare contro un sistema di controllo iniquamente ostico. Fa un effetto particolare, impersonare uno dei mostri sacri del cinema di fantascienza, ma il mal di mare a cui si va incontro quando zampetteremo allegramente fra condotti e tubature, ruotando la visuale di trecentosessanta gradi sbranando i poveri malcapitati che incontreremo, ci farà odiare il nostro Mr.Boccuccia fin troppo presto. L'Alien é un avversario perfetto : violento, intelligente, resistente, un superstite non contaminato da nessuna emozione e guidato da un indomabile istinto; e, per quanto lo si possa amare, impersonarlo e dedicare le cinque-sei ore necessarie alla conclusione della campagna con un continuo mordi-e-fuggi, non ci ha convinto sotto praticamente nessun aspetto : può essere appagante vedere un Marine passare ignaro a due passi da noi e poi bucargli il cranio con la nostra bocca retrattile, ma é una delizia troppo rara e troppo dilatata sull'intero arco della missione.
Aliens vs Predator
7
Voto
Redazione
Aliens vs Predator
Alien e Predator. In linea di massima, due nomi come questi dovrebbero - da soli, garantire un certo grado di successo, un altissimo interesse, un enorme senso di aspettativa. Nel complesso, il titolo SEGA non é quel capolavoro che ci aspettavamo (e che sognavamo), dal primo momento in cui Ripley ha messo piede sull'asteroide LV 426. No. Ma é comunque un buon prodotto, lontano dall'Olimpo dei videogames,ma che non dovrebbe mancare nella ludoteca degli appassionati. Tutti coloro i quali abbiano provato anche solo una minima simpatia per il mostro "tuttabocca" o per lo scarnificatore alieno,dovrebbero sentirsi obbligati a provarlo.