Aliens vs Predator
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Se é vero che nello spazio nessuno potrà sentirvi urlare (come recita uno slogan di tre decadi addietro), é altrettanto vero che nessuno sentirà le vostre urla di fronte ad Alien vs Predator, perlomeno non di gioia. La citazione della frase cult del capolavoro di Ridley Scott però non rende del tutto giustizia al pargolo di casa Rebellion, cross over che come anche i sassi sapranno vede infilata nel calderone fantascientifico anche la razza dei Predator oltre che quella degli umani. Ed é su questo che la casa britannica, a tre lustri di distanza dal suo AvP per Jaguar, e con una discreta infarinatura generale alle spalle si focalizza: un fps con tre distinte campagne nei panni di un marine, di un Alien o di un Predator.
Tutto come da copione verrebbe da pensare considerando le premesse. Eppure non é così, perché se nel 1994 l'Atari Jaguar proponeva un fps più che discreto, avvalorato da un'atmosfera ad alti livelli e alcune soluzioni ludiche interessanti, oggi, pur con le nuove tecnologie, Aliens vs Predator é un titolo che fatica ad avventurarsi oltre la sufficienza, forse troppo poco considerata l'agguerrita concorrenza che affolla il mercato. Nella volontà di offrire tre diverse razze e quindi tre approcci totalmente diversi si ha il vantaggio di strizzare l'occhio ai fedelissimi e offrire un'esperienza di gioco insolita e variegata, d'altro canto si ha anche lo svantaggio di dividere i propri sforzi su tre fronti piuttosto che focalizzarli solamente su uno.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla campagna che vede protagonista un marine, posto indubbiamente al livello più basso di questa catena alimentare a tre. Pistola alla mano, buio pesto, pila per fendere l'oscurità, qualche flare, e in seguito un arsenale ridotto a cinque strumenti di morte per far fuori le ostilità. Un fps classico che gioca molto sull'effetto sorpresa, sul vedo non vedo e riesce anche a regalare qualche sprazzo di sano divertimento e qualche momento di tensione (e nulla più). Quattro ore totali per il giocatore medio. Stessa durata anche per la campagna con protagonista l'Alien ma ben altra sorte, sotto il profilo qualitativo. Qua, come nel caso del Predator, entra in gioco il fattore stealth. Il peggior nemico di Sigourney Weaver vanta capacità motorie indiscutibili che gli permettono di percorrere qualsiasi parete e cogliere il nemico alla sprovvista (potendo vedere al buio) per poi sbranarlo grazie a una micidiale potenza negli attacchi corpo a corpo. Attacchi melee che sono il fiore all'occhiello anche del Predator, che dal canto suo può inoltre contare su un arsenale futuristico di tutto rispetto e un sistema di mimetizzazione già ammirato nelle pellicole cinematografiche.
Le vicende dei tre protagonisti, così come l'impianto narrativo, risultano legate a doppio filo a tal punto che anche le ambientazioni di gioco verranno condivise dalle varie razze, nelle loro specifiche sezioni. Fin qui é palese che la varietà sia di casa e che a ognuno dei protagonisti sia stata resa giustizia, essendogli fornite le capacità che gli spettano di diritto. A fare da contraltare arriva però una scarsa intelligenza artificiale dei nemici, nonché dei veri e propri difetti strutturali che specie nella campagna dell'Alien si faranno oltremodo evidenti. Se l'ostico sistema di controllo farà imprecare i meno pazienti, la ridondanza dello sbranare i nemici farà appisolare i più vigili. Si potrebbe ancora parlare di un non perfetto bilanciamento tra le tre razze presenti, della frequente antipatia del nostro alter ego nei confronti del fondale, di un level design tutt'altro che ispirato, di alcune ambientazioni sottotono (che disgraziatamente dovrete ripetere al cambio del protagonista), o ancora di un'imposizione stealth dall'alto che a tratti sembra anestetizzare l'esperienza di gioco. É anche vero però che AvP offre molta carne al fuoco, ma soprattutto un'esperienza ludica che si distacca e non di poco dai suoi diretti concorrenti. E ciò é apprezzabile.
Dal punto di vista meramente tecnico siamo di fronte a un titolo contraddittorio, volendo essere magnanimi. Agli onnipresenti problemi di aliasing e alle texture da dimenticare si aggiungono modelli poligonali tutt'altro che esaltanti, pur essendo presenti dei giochi di luce gradevoli e un frame rate solido. Un po' meglio invece il comparto audio, ma anche qui il sentore é che si potesse fare qualcosa di più. Prima di chiudere é doveroso quantomeno citare la modalità multiplayer, che si lascia decisamente apprezzare grazie (stavolta) a discreto bilanciamento delle razze e ad alcune modalità sfiziose che aumenteranno la longevità del titolo.
Alien vs Predator é quindi un titolo contraddittorio, con tante frecce al proprio arco ma purtroppo non sempre capace di scagliarle nella direzione giusta. Un prodotto comunque atipico (il che non é un male) che fa di tutto per soddisfare i fan della serie e chi, stanco delle solite minestre, é tentato da qualche nuovo sapore.
Tutto come da copione verrebbe da pensare considerando le premesse. Eppure non é così, perché se nel 1994 l'Atari Jaguar proponeva un fps più che discreto, avvalorato da un'atmosfera ad alti livelli e alcune soluzioni ludiche interessanti, oggi, pur con le nuove tecnologie, Aliens vs Predator é un titolo che fatica ad avventurarsi oltre la sufficienza, forse troppo poco considerata l'agguerrita concorrenza che affolla il mercato. Nella volontà di offrire tre diverse razze e quindi tre approcci totalmente diversi si ha il vantaggio di strizzare l'occhio ai fedelissimi e offrire un'esperienza di gioco insolita e variegata, d'altro canto si ha anche lo svantaggio di dividere i propri sforzi su tre fronti piuttosto che focalizzarli solamente su uno.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla campagna che vede protagonista un marine, posto indubbiamente al livello più basso di questa catena alimentare a tre. Pistola alla mano, buio pesto, pila per fendere l'oscurità, qualche flare, e in seguito un arsenale ridotto a cinque strumenti di morte per far fuori le ostilità. Un fps classico che gioca molto sull'effetto sorpresa, sul vedo non vedo e riesce anche a regalare qualche sprazzo di sano divertimento e qualche momento di tensione (e nulla più). Quattro ore totali per il giocatore medio. Stessa durata anche per la campagna con protagonista l'Alien ma ben altra sorte, sotto il profilo qualitativo. Qua, come nel caso del Predator, entra in gioco il fattore stealth. Il peggior nemico di Sigourney Weaver vanta capacità motorie indiscutibili che gli permettono di percorrere qualsiasi parete e cogliere il nemico alla sprovvista (potendo vedere al buio) per poi sbranarlo grazie a una micidiale potenza negli attacchi corpo a corpo. Attacchi melee che sono il fiore all'occhiello anche del Predator, che dal canto suo può inoltre contare su un arsenale futuristico di tutto rispetto e un sistema di mimetizzazione già ammirato nelle pellicole cinematografiche.
Le vicende dei tre protagonisti, così come l'impianto narrativo, risultano legate a doppio filo a tal punto che anche le ambientazioni di gioco verranno condivise dalle varie razze, nelle loro specifiche sezioni. Fin qui é palese che la varietà sia di casa e che a ognuno dei protagonisti sia stata resa giustizia, essendogli fornite le capacità che gli spettano di diritto. A fare da contraltare arriva però una scarsa intelligenza artificiale dei nemici, nonché dei veri e propri difetti strutturali che specie nella campagna dell'Alien si faranno oltremodo evidenti. Se l'ostico sistema di controllo farà imprecare i meno pazienti, la ridondanza dello sbranare i nemici farà appisolare i più vigili. Si potrebbe ancora parlare di un non perfetto bilanciamento tra le tre razze presenti, della frequente antipatia del nostro alter ego nei confronti del fondale, di un level design tutt'altro che ispirato, di alcune ambientazioni sottotono (che disgraziatamente dovrete ripetere al cambio del protagonista), o ancora di un'imposizione stealth dall'alto che a tratti sembra anestetizzare l'esperienza di gioco. É anche vero però che AvP offre molta carne al fuoco, ma soprattutto un'esperienza ludica che si distacca e non di poco dai suoi diretti concorrenti. E ciò é apprezzabile.
Dal punto di vista meramente tecnico siamo di fronte a un titolo contraddittorio, volendo essere magnanimi. Agli onnipresenti problemi di aliasing e alle texture da dimenticare si aggiungono modelli poligonali tutt'altro che esaltanti, pur essendo presenti dei giochi di luce gradevoli e un frame rate solido. Un po' meglio invece il comparto audio, ma anche qui il sentore é che si potesse fare qualcosa di più. Prima di chiudere é doveroso quantomeno citare la modalità multiplayer, che si lascia decisamente apprezzare grazie (stavolta) a discreto bilanciamento delle razze e ad alcune modalità sfiziose che aumenteranno la longevità del titolo.
Alien vs Predator é quindi un titolo contraddittorio, con tante frecce al proprio arco ma purtroppo non sempre capace di scagliarle nella direzione giusta. Un prodotto comunque atipico (il che non é un male) che fa di tutto per soddisfare i fan della serie e chi, stanco delle solite minestre, é tentato da qualche nuovo sapore.