Amenophis – La Resurrezione

di Luca 'Grail_' Zanda

Anche il programmatore, vuole la sua parte

Tecnicamente parlando, il gioco presenta una buona cura in tutti i comparti, riconfermando la professionalità della "The Adventure Company". Gli ambienti, costituiti da delle immagini 2d che ci circondano a 360°, non presentano ancora effetti di luce degni di questo nome, e gli oggetti in movimento sullo sfondo sono relativamente pochi, tuttavia si sta compiendo un tentativo di evolvere anche questo genere: saltuariamente compaiono degli effetti "riflesso" che mutano al mutare della nostra visuale, con un'impressione molto convincente, anche se ancora molto grezzi. Sempre riferendoci all'aspetto grafico, un piccolo appunto trova posto se parliamo di filmati. Questi, eseguiti in full motion, mostrano texture sporche e in alcuni punti un poco "imprecise" (come se li stessimo guardando attraverso un vetro sporco di fango). Insomma, un po' più di attenzione andrebbe prestata, anche solo dal punto di vista della realizzazione tecnica, visto che comunque le imprecisioni non minano minimamente giocabilità o atmosfera.

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Coinvolgimento ulteriore ci viene assicurato da una particolare attenzione al sonoro: i suoni avranno una propria collocazione spaziale, e li sentiremo "girarci intorno" mentre muoviamo il mouse. Un po' di fastidio, legato più che altro a questioni di gusti, vi è per le musiche, a volte troppo "da videogiochi", laddove sarebbero state meglio dei brani simili al caldo pezzo di piano che ci accoglie nel menù (molto soft e noir). Ci troviamo comunque di fronte ad un titolo che punta più sulla coerenza che sugli effetti speciali, e da questo punto di vista non abbiamo nulla da recriminare nei confronti dei programmatori e dei grafici, gli ambienti paiono ben ricostruiti e sembra che poco sia stato lasciato all'improvvisazione.

Alla fine del viaggio

In sostanza Amenophis ci si presenta come un lavoro prodotto da una società professionista del genere.
La storia è abbastanza coinvolgente, presentando comunque quel tanto di difficoltà che serve per non essere semplicissima da risolvere. Se poi ci dovessimo trovare spaesati, senza sapere bene cosa fare, ricordiamoci di girare e andare in tutti i posti che conosciamo, la situazione potrebbe sbloccarsi o potremmo trovare dei nuovi indizi dove meno ce li aspettiamo.
Allan Parker non pare avere la verve di Indiana Jones, né il fascino di uno Sherlock Holmes. Ricorda più "il vecchiaccio che la sa lunga" sia nell'aspetto che nei modi di fare. Traspare questo suo carattere da vecchio mastino, da qualcuno che di cose ne ha viste tante, ma sembra non abbia voglia di raccontarle. Un personaggio particolare, quindi, ma non sempre, purtroppo, riuscirà a guadagnarsi la simpatia del giocatore (d'altronde non pare nemmeno chiederla), in un titolo che punta tutto quanto su storia e ambientazione.

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