Amerzone
di
La vita é così: un giorno sei un uomo normale, e il giorno dopo ti ritrovi ad essere ancora un uomo normale. Fa lo stesso. Iniziamo a parlare di Amerzone, ultima fatica dei Microids. Schiaffo il primo dei quattor Cd dentro al lettore, installo il tutto e lancio il gioco. Vedo in lontanaza un postino in bicicletta che avanza verso di me allontanandosi da quello che sembra un faro in una scura giornata di autunno. Si avvicina e mi parla. Mi parla della lettera che ho spedito al signore del faro, e delle sue precarie condizioni di salute. Poi pedalando si allontana. Ed ecco che il gioco inizia. Immerso in una radura, il lontananza intravedo il faro, ed un bel cursorone al centro. Muovo il cursore. Magia: il cursore non si muove, é tutto il paesaggio a ruotare! L'effetto é quello che si ha ruotando il punto di osservazione, come si fa con Quake e simili, solo che la definizione dell'ambiente é molto maggiore (sono tutte immagine renderizzate in precedenza) e non ci si può muovere se non quando viene visualizzata la freccia di spostamento
Interessante, molto interessante. Il coinvolgimento che questo metodo riesce a trasmettere é impressionante. Continuo nella ricerca e pian piano si delinea davanti a me quello che sarà il mio compito: riportare l'uovo degli uccelli bianchi ad Amerzone, alle pendici del vulcano della zona. Questo uovo fu trasportato in Francia nel 1934 dal professore che adesso ci incarica appunto di compiere questo viaggio in questa terra sperduta. Terra vergine, dove un gruppo di indiani vive in sibiosi con la natura e soprattutto con la stirpe dei misteriosi uccelli bianchi, narrati in tante leggende (ma dove?). Il suddetto professore infatti, dopo un lungo sogiorno nella zona per i suoi studi (ma anche per un amore sbocciato con una degli abitanti) decise di portar via per dimostrare l'esistenza di questa spece l'uovo, l'unico uovo che questi volatili depongono e dal quale nascono le generazioni successive. Deriso da tutti, pentitosi della sua azione visse vita solitaria fin quando il museo non gli restitui il reperto a molte decine di anni di distanza. Con sommo stupore del professore, l'uovo viveva ancora! Da questo l'idea di organizzare per riporre l'uovo laddove lo aveva preso. Ma il tempo passa per tutti, e il giovane scienziato che molto tempo prima aveva compiuto il misfatto, é ormai un vecchio uomo di più di novant'anni, troppo debole per sottoporsi ad un ulteriore sforzo (anche perché al primo movimento saluterà questo mondo)
Interessante, molto interessante. Il coinvolgimento che questo metodo riesce a trasmettere é impressionante. Continuo nella ricerca e pian piano si delinea davanti a me quello che sarà il mio compito: riportare l'uovo degli uccelli bianchi ad Amerzone, alle pendici del vulcano della zona. Questo uovo fu trasportato in Francia nel 1934 dal professore che adesso ci incarica appunto di compiere questo viaggio in questa terra sperduta. Terra vergine, dove un gruppo di indiani vive in sibiosi con la natura e soprattutto con la stirpe dei misteriosi uccelli bianchi, narrati in tante leggende (ma dove?). Il suddetto professore infatti, dopo un lungo sogiorno nella zona per i suoi studi (ma anche per un amore sbocciato con una degli abitanti) decise di portar via per dimostrare l'esistenza di questa spece l'uovo, l'unico uovo che questi volatili depongono e dal quale nascono le generazioni successive. Deriso da tutti, pentitosi della sua azione visse vita solitaria fin quando il museo non gli restitui il reperto a molte decine di anni di distanza. Con sommo stupore del professore, l'uovo viveva ancora! Da questo l'idea di organizzare per riporre l'uovo laddove lo aveva preso. Ma il tempo passa per tutti, e il giovane scienziato che molto tempo prima aveva compiuto il misfatto, é ormai un vecchio uomo di più di novant'anni, troppo debole per sottoporsi ad un ulteriore sforzo (anche perché al primo movimento saluterà questo mondo)