Anger Foot, un gioco fatto (bene) con i piedi - Recensione PC

La recensione del chiassoso FPS di Free Lives, un’esperienza frenetica, impegnativa e divertentissima, fatta di musica martellante e violenti calcioni

di Jacopo Retrosi

Nell’ottobre del 2006 usciva Dark Messiah of Might & Magic, un action-RPG in prima persona basato sul motore Source di Valve. Cosa c’entra con Anger Foot, il titolo odierno? Beh, entrambi i giochi si possono completare interamente a zampate, abusando del motore fisico e dell’ambiente circostante per creare situazioni esilaranti e limitate solo dall’immaginazione del giocatore. Sono bastati 5 minuti con la produzione Free Lives (gli stessi di Genital Jousting, per la cronaca) e Devolver Digital per ricordare al sottoscritto di quella gemma fantasy di Arkane Studios, il che significa partire col piede (ops NdR) giusto.

A livello di gameplay però Anger Foot presenta più punti di contatto con un certo Hotline Miami. Vero, passiamo da una visuale dall’alto a una prospettiva in prima persona, ma il setting, le metodiche, lo stile e la presentazione ricordano tutte il prezioso indie di Dennaton Games; manca giusto il contatore dei punti. Anche la meccanica delle maschere, ognuna delle quali forniva particolari abilità al nostro alter ego virtuale, in Anger Foot trova riscontro nelle numerose scarpe indossabili, tra sneakers, ciabatte e improbabili tacchi a spillo.  

Gli effetti di queste possono variare da semplici bonus, come rifornire il caricatore per ogni nemico calciato, a nuove abilità (scatti, doppio salto, raffiche di pedate...), fino a trasformare completamente l’esperienza con effetti assurdi e potenzialmente nocivi, come rendere ogni arma un fucile a pompa, ridurre la gravità o far volare via i nemici come palloncini, effetti sonori annessi. Grazie a quest’ultima bizzarria siamo riusciti tra l’altro a far esplodere un engine altrimenti solidissimo, obbligandoci al riavvio; c’era semplicemente troppa roba in movimento perché il gioco riuscisse a registrare il tutto. Brutto dover ricominciare il livello daccapo, ma che risate.

L’avventura è ambientata nell’accogliente cittadina di Shit City (sì, si chiama proprio così), gestita da 4 gruppi malavitosi che hanno preso in ostaggio le sneakers premium del protagonista, Anger Foot, noto come il nome suggerisce per la sua rabbia e i suoi piedi sempre pronti a colpire qualcosa. A noi il compito di recuperarle e sgominare strada facendo le gang, in livelli studiati a puntino per essere completati in una manciata di minuti (secondi se si sa come muoversi) e sfruttare appieno le capacità ginniche e balistiche del nostro personaggio. 

Controllare Anger Foot è un vero spasso e denota una formula di gioco adrenalinica e martellante, fatta di continui scontri a fuoco e calcioni per sfondare porte e crani. Ogni antro è da buttare giù con una sonora pedata, così come i nemici, che decolleranno esanimi con un colpo solo (eccetto i corazzati, ma sono l’unica eccezione alla regola). Alcuni di loro lasceranno la loro arma, che potrà essere raccolta e utilizzata fintanto che rimarranno proiettili in canna, quindi potremo lanciarla verso il primo malcapitato di turno e recuperarne un’altra.

Come in Hotline Miami, ha così inizio un rapido ciclo di natura arcade in cui scorrazzeremo come un tornado in giro per i livelli, calciando cose, sparando all’impazzata e passando da una bocca da fuoco all’altra, nel tentativo di raggiungere l’uscita nel minor tempo possibile. Precisione e tempi morti non sono di casa, mentre i propri sensi (buon senso compreso) vengono assaltati dai forti bassi della colonna sonora, continue esplosioni e distorsioni dell’immagine qualora si assumano alcune delle sostanze “sospette” sparse per terra, come energy drink, alcool e lucertole allucinogene. 

Ovviamente il viaggio è tutt’altro che una passeggiata e i nemici risponderanno al fuoco in orde e con precisione millimetrica. La facilità con cui si falcia l’opposizione è analoga a quella con cui si finisce all’altro mondo, ma non c’è da disperare: l’assenza di tempi di caricamento e la brevità dei livelli assicurano ad Anger Foot rigiocabilità e costanza, e ci si diverte come matti anche quando si esplode a tradimento, passando da una scarpa all’altra per testare nuove strategie.

E quando le cose si mettono male e si avverte una leggera punta di frustrazione nell’ennesimo game over si può sempre attivare una delle opzioni di accessibilità, che vanno dal ridurre l’entità dei danni subiti fino all’impossibilità completa di morire. Nessuno vi giudica, Free Lives vuole che si giocatori si divertano, e questi espedienti aiutano nello scopo, ma va detto che il gioco dà il meglio di sé quando viene lasciato operare senza castrazioni, anche se alle volte può risultare un pelo opprimente. 

Il level design è costituito da questi enormi complessi di corridoi e piccole stanze connesse da porte che fanno molto spazio liminale, tra condomini, fogne, metropolitane e "dungeon". Non ci vediamo ad abitarci confortevolmente, ma da percorrere a tutta velocità, armati solo di piedi e cattive intenzioni, sono parecchio divertenti e descrivono l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori nel creare ambienti che assecondino perfettamente la formula di gioco, stimolando a ripetere l’opera più volte in cerca del record perfetto (senza dimenticare gli obiettivi secondari, fondamentali per sbloccare nuove calzature).

I livelli sono una sessantina e si possono portare a termine in circa 5-10 ore (la longevità di base varia molto a seconda della vostra abilità ai comandi e delle opzioni attivate), ma la caccia a tutte le stelle e agli achievement vi porterà via molto più tempo e vi terrà impegnati non poco. Quanto al ritmo di gioco, la cavalcata epocale ha inizio nel tutorial e non accenna a smettere neanche per sbaglio per tutta la durata della campagna; solo l’ultimo boss, di quelli col punto debole che emerge solo dopo che si sono fatti i fatti loro per quelle che sembrano ore, ha mostrato un po’ il fianco del titolo, ma per il resto non c’è appiglio che tenga, è tutto magnifico. 

Quanto alla presentazione grafica, lo stile colorato e super deformed dei personaggi si presta bene al caos che andremo a generare, il motore fisico svolge un lavoro egregio nel rendere ogni interazione credibile e divertente, e lo schermo è sommerso da effetti speciali ad ogni possibile occasione senza mostrare incertezze, fatta eccezione per quando si adoperano le scarpe più pirotecniche (da cui il crash sopra menzionato) e nel rush finale, con il pavimento interamente ricoperto di cadaveri (che non scompaiono a dispetto del numero, altro pregio del gioco). Splendida la colonna sonora elettronica (hardcore mi dicono dalla regia NdR) che infervora e ammalia i sensi, mandando quasi in trance il giocatore. Chiassosi quanto basta gli effetti sonori, anche qui in quantità impressionanti e martellanti come piace a noi.