Archer McLean's Mercury
di
Semplice. Se si dovesse definire in una parola Mercury, forse si potrebbe usare questo aggettivo, a cui si potrebbe aggiungere anche "Geniale", che darebbe senza dubbio un quadro più completo e veritiero dell'opera targata da Archer McLean. Semplice e geniale, quindi, a dimostrazione che ottime idee e capacità programmatorie possono soppiantare senza troppi problemi budget stellari ma privi di costrutto. Un titolo capace di riportare alla memoria uno dei giochi che hanno accompagnato l'infanzia di milioni di bambini, di quelli che si potevano trovare nelle "buste regalo" che si trovavano nelle edicole e che forse ora restano solo un lontano ricordo. Un semplice labirinto di legno con una piccola sfera di metallo da depositare in un'altrettanto piccolo foro a fine labirinto. Si inclina il piano, la pallina scorre e POF! Buca. E poi ancora. E ancora.
Prendete il tutto, sostituite la pallina di ferro con un "blob" di mercurio e trasportate questa semplice realtà nei 16:9 della PSP di casa Sony. Il gioco è fatto. Non passi in secondo piano il cambio del metallo utilizzato. Dal ferro al Mercurio. Tutto un altro paio di maniche perché se il ferro riesce sempre a rimanere "tutto di un pezzo" , altrettanto non si può dire per il dirimpettaio "mangia oro" (esperienza personale: non rompete mai un termometro sui vostri gioielli). In seconda battuta, tenete sempre presente che voi non gestirete mai il movimento del mercurio, ma solo quello del piano in cui esso si muoverà. Una precisazione non da poco, perché cercare di assecondare il blob all'inclinazione del piano farà si che questo modifichi la sua forma iniziale, con il rischio che parte di esso "coli" letteralmente nel vuoto o che si disperda in altre parti del percorso verso il vostro obbiettivo finale.
Un obbiettivo che per poter essere raggiunto richiederà di separare in due parti la vostra pallina di mercurio e di gestirne autonomamente i movimenti, di farle cambiare di colore per riunirle in una terza, differente, tonalità, di utilizzare speciali teletrasporti o di sfuggire agli agguati dei Mercoid in livelli che tanto ricordano i Pac-man dei bei tempi andati. Un titolo quindi fuori dagli schemi che si estenderà negli oltre settanta livelli di gioco previsti in sei differenti mondi, con la possibilità di sbloccarne un settimo come bonus. Anche tecnicamente, Mercury riesce a stupire nella sua semplice complessità. I labirinti, sebbene non sfavillanti da un punto di vista della complessità poligonale, sono ricchi di passaggi particolari, trabocchetti, nastri trasportatori, ascensori e particolari "spuntoni" dove poter far suddividere, ove richiesto, la vostra pallina di mercurio. Un "goccia", questa, che risponde puntualmente alle leggi della fisica, muovendosi e modificando la propria struttura in maniera assolutamente verosimile, andando quindi ad incidere sul proprio movimento e sul successivo contro-bilanciamento che dovrete fare per permettergli i movimenti più consoni alla situazione.
Tutti i movimenti del piano saranno gestiti tramite lo stick analogico e vi sarà richiesto, ovviamente, qualche minuto di pratica (garantita da un intero livello di tutorial) per gestire al meglio i movimenti dello stesso in base all'inerzia della goccia argentea. Gli altri tasti della vostra PSP, invece, saranno deputati alla regolazione della telecamera di gioco e allo zoom sul piano di gioco, in modo da poter tenere sott'occhio, in qualsiasi momento e dall'angolazione più consona, i vostri movimenti sul piano di gioco. Qualche difficoltà l'abbiamo incontrata proprio nella gestione della telecamera, indecisa, nel momento in cui il blob si divida in più parti, se seguire il "grumo" principale o dirottare le vostre attenzioni su una goccia secondaria che vi possa comunque permettere di terminare il livello.
Non tragga in inganno la forma semplice delle strutture e del gameplay, Mercury vi richiederà impegno, sensibilità nell'approccio e tocco di sapiente strategia come pochi altri giochi riescono a fare. Purtroppo si sente un po' la mancanza di una goccia di mercurio all'interno della PSP (il mercurio infatti è storicamente utilizzato nelle periferiche sensibili all'inclinazione), che avrebbe contribuito a rendere Mercury ancora più coinvolgente. A completare un quadro già ottimo di per sè arriva anche la modalità multiplayer tramite la connessione Wi-Fi che permetterà ai giocatori di sfidarsi sulla medesima tavola alla ricerca del miglior tempo di completamento.
In ultima analisi, Mercury risulta come un gioco originale, appassionante e ipnotico. Un titolo che, affiancandosi al Tecno-Tetris di Lumines, và a formare la lineup dei puzzle game di PSP in questa sua iniziale fase di lancio. Un genere che ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di sapersi ben adattare alla filosofia "nomade" della piccola console di casa Sony. Assolutamente da avere.
Prendete il tutto, sostituite la pallina di ferro con un "blob" di mercurio e trasportate questa semplice realtà nei 16:9 della PSP di casa Sony. Il gioco è fatto. Non passi in secondo piano il cambio del metallo utilizzato. Dal ferro al Mercurio. Tutto un altro paio di maniche perché se il ferro riesce sempre a rimanere "tutto di un pezzo" , altrettanto non si può dire per il dirimpettaio "mangia oro" (esperienza personale: non rompete mai un termometro sui vostri gioielli). In seconda battuta, tenete sempre presente che voi non gestirete mai il movimento del mercurio, ma solo quello del piano in cui esso si muoverà. Una precisazione non da poco, perché cercare di assecondare il blob all'inclinazione del piano farà si che questo modifichi la sua forma iniziale, con il rischio che parte di esso "coli" letteralmente nel vuoto o che si disperda in altre parti del percorso verso il vostro obbiettivo finale.
Un obbiettivo che per poter essere raggiunto richiederà di separare in due parti la vostra pallina di mercurio e di gestirne autonomamente i movimenti, di farle cambiare di colore per riunirle in una terza, differente, tonalità, di utilizzare speciali teletrasporti o di sfuggire agli agguati dei Mercoid in livelli che tanto ricordano i Pac-man dei bei tempi andati. Un titolo quindi fuori dagli schemi che si estenderà negli oltre settanta livelli di gioco previsti in sei differenti mondi, con la possibilità di sbloccarne un settimo come bonus. Anche tecnicamente, Mercury riesce a stupire nella sua semplice complessità. I labirinti, sebbene non sfavillanti da un punto di vista della complessità poligonale, sono ricchi di passaggi particolari, trabocchetti, nastri trasportatori, ascensori e particolari "spuntoni" dove poter far suddividere, ove richiesto, la vostra pallina di mercurio. Un "goccia", questa, che risponde puntualmente alle leggi della fisica, muovendosi e modificando la propria struttura in maniera assolutamente verosimile, andando quindi ad incidere sul proprio movimento e sul successivo contro-bilanciamento che dovrete fare per permettergli i movimenti più consoni alla situazione.
Tutti i movimenti del piano saranno gestiti tramite lo stick analogico e vi sarà richiesto, ovviamente, qualche minuto di pratica (garantita da un intero livello di tutorial) per gestire al meglio i movimenti dello stesso in base all'inerzia della goccia argentea. Gli altri tasti della vostra PSP, invece, saranno deputati alla regolazione della telecamera di gioco e allo zoom sul piano di gioco, in modo da poter tenere sott'occhio, in qualsiasi momento e dall'angolazione più consona, i vostri movimenti sul piano di gioco. Qualche difficoltà l'abbiamo incontrata proprio nella gestione della telecamera, indecisa, nel momento in cui il blob si divida in più parti, se seguire il "grumo" principale o dirottare le vostre attenzioni su una goccia secondaria che vi possa comunque permettere di terminare il livello.
Non tragga in inganno la forma semplice delle strutture e del gameplay, Mercury vi richiederà impegno, sensibilità nell'approccio e tocco di sapiente strategia come pochi altri giochi riescono a fare. Purtroppo si sente un po' la mancanza di una goccia di mercurio all'interno della PSP (il mercurio infatti è storicamente utilizzato nelle periferiche sensibili all'inclinazione), che avrebbe contribuito a rendere Mercury ancora più coinvolgente. A completare un quadro già ottimo di per sè arriva anche la modalità multiplayer tramite la connessione Wi-Fi che permetterà ai giocatori di sfidarsi sulla medesima tavola alla ricerca del miglior tempo di completamento.
In ultima analisi, Mercury risulta come un gioco originale, appassionante e ipnotico. Un titolo che, affiancandosi al Tecno-Tetris di Lumines, và a formare la lineup dei puzzle game di PSP in questa sua iniziale fase di lancio. Un genere che ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di sapersi ben adattare alla filosofia "nomade" della piccola console di casa Sony. Assolutamente da avere.