ArmA II: Operation Arrowhead

ArmA II Operation Arrowhead
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Elitario, difficile, realistico, coinvolgente. Operation Arrowhead, espansione stand-alone di ARMA II contenente un'intera nuova campagna ambientata in Takistan (lo potete chiamare Afghanistan, fa lo stesso: le somiglianze con il paese asiatico patria dell'integralismo talebano é molto più che casuale) tiene alta l'eredità di tutti i titoli Bohemia Interactive, da Operation Flashpoint in poi.
Decine di chilometri quadri di territorio impervio, brullo, sassoso, metteranno a dura prova le suole rinforzate dei vostri anfibi, i cingoli e le ruote a bassa pressione dei mezzi, i nervi dei vostri soldati virtuali, impegnati nel difficile compito di ripristinare la legalità e l'ordine in un Paese tormentato dai fondamentalismi e dalla guerriglia.

Volare a questa quota significa invitare a nozze qualsiasi scalmanato con un RPG
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I ragazzi dell'82ma Aviotrasportata sorvegliano la via d'accesso al villaggio
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Non vorrei essere su quel frullino, così basso e a portata di arma leggera...
Non vorrei essere su quel frullino, così basso e a portata di arma leggera...


I ragazzi di BI non vanno per il sottile, in politica militare, e mostrano di aver studiato bene la lezione di storia contemporanea. I talebani visti nel gioco sono infidi e agguerriti come quelli veri, pronti a tendere imboscate, ad adoperare la popolazione civile come scudo, ad adottare la tattica del mordi e fuggi che mise in crisi, negli anni Ottanta del secolo scorso, perfino l'Armata Rossa.
Il livello di sfida, dunque é alto. Come se non bastasse un IA migliorata che spinge il nemico a dare battaglia senza quartiere, a rispondere al vostro fuoco con precisione e intensità, a ritirarsi per poi attaccare di nuovo, ad adoperare con perizia le armi contraeree mettendo in seria difficoltà anche la vostra cavalleria eliportata. A questo si aggiunge un gameplay senza dubbio complesso, dissimile dagli altri FPS scriptati dove, pur divertendoci, non é possibile non notare l'abitudine dei nemici a ripetere sempre le stesse mosse, ad affacciarsi dai ripari ad intervalli regolari, e così via.

Ben venga allora l'utile Boot Camp, che consente a chi non ha ancora assaggiato la guerra secondo BI di mettersi in pari, imparando in fretta i comandi utili a gestire in maniera corretta i nostri uomini sul campo, a pianificare i movimenti di una pattuglia offensiva, a scegliere con cura il tipo di armi da scegliere per una missione e sapere come usarle. Doti che una generazione di giovani privata del servizio di leva ignora, ma che costituiscono pane quotidiano di un fante che deve avventurarsi su un campo di battaglia asimmetrico e tentare di arrivare vivo alla fine della giornata.

In assenza di una vera e propria trama cinematografica, l'anima del gioco é proprio nell'immedesimazione totale con un soldato di fanteria (o con un carrista, o un pilota di elicotteri, a seconda delle missioni; anche questa é tradizione BI), partecipando di oneri e onori della vita militare. Marce di chilometri per avvicinarsi all'obiettivo, proiettili che non perdonano, mettendo fuori combattimento anche il più astuto “berretto verde”, qualora commetta l'errore di esporsi al tiro nemico anche solo per un istante, attese snervanti di un nemico che sembra non volere mai arrivare, sono aspetti in grado di scoraggiare anche il più guerrafondaio dei videogiocatori casual, liberando il campo per un'elite di appassionati del realismo ad ogni costo che, invece, bramano tutto questo e attendono religiosamente ogni uscita del tema di sviluppo ceco da anni, sdegnando i blockbuster scriptati, spesso troppo proni alla spettacolarità a tutti i costi.

Una donna, il volto impietrito da decenni di guerra...
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Pronto a spargere sangue in nome di Allah!
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Un taliban, armato di tutto punto e desideroso d'incontrare il suo dio
Un taliban, armato di tutto punto e desideroso d'incontrare il suo dio


Rispetto al titolo madre, le novità ci sono eccome. Ne avevamo parlato in occasione della preview, cui rimandiamo, e confermiamo che la presenza di armi e mezzi particolarmente adatti al teatro di operazioni afgh... pardon, takistano é avvertibile e gradita. Con un pizzico di nazionalismo, rimpiangiamo l'assenza del nostro Lince (Santo subito! Invocano a gran voce i ragazzi del contingente “Nibbio” di ISAF, salvati da mine e razzi là dove di un Humvee non sarebbe rimasto che qualche bullone rovente), mezzo quanto mai versatile per un terreno così accidentato e senz'altro più robusto dei gipponi americani, sia pure in versione protetta. Non ci dispiacerebbe, quindi, che qualche modder nostrano attingesse al codice del gioco e all'editor intuitivo e veloce messo a disposizione nel DVD per tirare fuori dall'elmetto in kevlar qualche sorpresa (magari anche Centauro, Freccia e Mangusta, butto là qualche nome...).

Nel frattempo dovremo “accontentarci” dei Chinook e Little Bird in versione d'assalto, oltre che dell'Apache Longbow e di una manciata di veicoli da combattimento cingolati e ruotati a disposizione delle forze USA e dell'esercito lealista takistano. Anche la balistica e la reattività dei bersagli ai colpi, siano armi leggere o pesanti, sembra decisamente migliorata e, finalmente, la distruggibilità delle strutture presenterà nuovi problemi tattici da risolvere nella scelta delle coperture e delle tecniche di combattimento ravvicinato.

La tecnica, rispetto al passato, appare affinata, anche se non manca qualche bug residuo e qualche incertezza dell'IA nelle situazioni più frenetiche. Specie quella alleata, che tende a far scorazzare i nostri gregari in giro per la mappa come ragazzini di un asilo in gita allo zoo, costringendoci non di rado ad interventi d'autorità per costringerli a tornare in formazione. Ottime le texture di modelli e ambientazioni, prossime al fotorealismo, merito anche di requisiti hardware non certo entry level, mentre lasciano perplessi talune animazioni (quella di salire una scala tra tutte) che appaiono decisamente poco naturali. Uno sforzo maggiore in questo senso non avrebbe guastato.
Musica ridotta al minimo, come sempre. Nessuno va in guerra con le cuffie dell'iPod nelle orecchie, se ci tiene a sopravvivere al primo giorno di campagna. Dalle vostre casse usciranno solo i rumori del campo di battaglia, dunque, riprodotti alla perfezione a costo, talvolta, di apparire poco reali alle orecchie di chi é stato viziato da centinaia di ore di film e telefilm hollywoodiani (sì, quello che sentirete nel gioco é il vero suono di un fucile automatico! Non fa niente se non assomiglia per niente a quello che avete ascoltato al cinema la settimana scorsa!).

Decisamente macchinoso, infine, il sistema di comandi, che tra l'altro non supporta il gamepad della Xbox 360, universalmente adottato ormai anche dalla maggioranza dei giocatori da PC. D'accordo, c'é il Boot Camp, lo abbiamo detto. Irrinunciabile, per chi abbia voglia di capirci qualcosa sin dall'inizio, ma non basta. Il realismo va bene, ma occorre ricordarci che chi compera un gioco per provarlo, molto spesso non ha a disposizione le settimane di addestramento che compongono qualsiasi corso di preparazione per le reclute delle forze armate. Qualche aiutino in più, quindi, potrebbe essere materia di studio per i prossimi sviluppi della serie, direi.
Nota veloce per il multiplayer. Un online da 50 giocatori, seppure ormai non più inedito, resta una gran bella cosa. Specialmente se gli sviluppatori, avendo presente la vastità della mappa di gioco, hanno adottato qualche utile accorgimento per evitare un'eccessiva dispersione dei contendenti durante gli scontri.

Nessun compromesso, dunque. Operation Arrowhead conferma una presa di posizione quasi ideologica di Bohemia Interactive che ha scelto, ancora una volta, di rivolgersi quasi esclusivamente ad una ristretta cerchia di appassionati. Il risultato é comunque all'altezza delle aspettative e, dal momento che di questi tempi non é facile imbattersi in un gioco stand alone di questa qualità offerto a prezzo ridotto, mi piace pensare che la sua uscita riuscirà ad indurre in tentazione anche chi, fino ad oggi, non aveva mai voluto tradire CoD e MoH. Coraggio, ragazzi! Cosa volete mai che vi capiti se, per una volta, vi troverete a combattere contro un nemico che non sbuca sempre dallo stesso punto di spawn? Per quanto realistico, anche ARMA II: Operation Arrowhead é un videogioco, dopo tutto. Se vi fanno la pelle, potete sempre ricaricare l'ultimo salvataggio e imparare qualcosa dai vostri errori... De kuday pa aman! (vuol dire “ci vediamo”, in pashtun, ndR).

Cannoniera in perlustrazione a bassa quota.
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Il combattimento casa per casa é un incubo per qualsiasi fante
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Apache Longbow. Il terrore dei cattivi di ogni specie, credo e nazionalità.
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ArmA II: Operation Arrowhead
8

Voto

Redazione

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ArmA II: Operation Arrowhead

Giocare o fare sul serio? La domanda, dopo aver affrontato una missione di ARMA, qui nella sua veste più aggiornata, é inevitabile. Simile nel suo estremo tecnicismo a certi simulatori aeronautici del passato, capaci di mettere in difficoltà perfino qualche pilota autentico, il gioco Bohemia affascina i duri e puri della simulazione bellica tout-court, quelli che non accettano compromessi. E rischia di allontanare, ancora una volta, tutti gli altri. Ossia chi non ha tempo né voglia di camminare per quindici minuti (reali) per raggiungere un obiettivo, salvo poi finire impallinato dal primo proiettile che vola e dover ricaricare daccapo. I fan della serie, da Operation Flashpoint in poi, saranno soddisfatti. Il resto dei giocatori, con ogni probabilità, continueranno a preferire gli “irrealistici” COD e MoH.

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