Armored Core 4
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Armored Core è uno di quei titoli che i giapponesi fondamentalmente amano e che assolutamente non potrebbero far a meno di vedere tra i titoli di lancio di una console giapponese. Così è stato in passato e come spesso accade la storia si ripete. Ecco quindi Armored Core 4, uscito inizialmente in occasione del lancio nipponico della Playstation 3 e recentemente proposto anche al pubblico europeo.Così come ogni amante della serie si aspetterebbe e come ogni profano intuirebbe osservando le foto di questa pagina, Armored Core 4 è un gioco che vi metterà al comando di imponenti mech da combattimento, armati di tutto punto e catapultati nel bel mezzo di quella che si prospetta essere la guerra più catastrofica e terribile che mente umana possa ricordare. Dopo il lavoro operato su Chromehounds, uscito l'anno scorso per Xbox 360, From Software ha deciso, per l'occasione, di svolgere uno sviluppo più orientato all'azione e alla velocità che all'accuratezza simulativa e alla strategia militare.
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Una delle principali novità di quest'ultimo episodio è rappresentato dal tuning operato al metodo di controllo che anziché essere, come in passato, incentrato su un utilizzo non troppo naturale del grilletti del pad, è stato reso più fruibile da chiunque, uniformandosi bene o male a quello impiegato nella stragrande maggioranza dei giochi con visuale in terza persona, nei quali uno dei due stick analogici viene utilizzato per spostare il robot mentre l'altro è delegato a comandarne lo sguardo. Se da un lato la semplificazione dello schema di controllo riduce un pochino la sensazione di pilotare un mezzo pesante e complesso, dall'altro ne guadagna certamente la manovrabilità e la semplicità di approccio, elementi che faranno estendere la fruibilità del gioco ad un pubblico allargato rispetto al passato.
La meccanica di boost del mech, ovvero la possibilità di accelerazione fornita dai retrorazzi, è stata resa più generosa rispetto al passato, quando era limitata da una sorta di specifica barra di energia che ne limitava non di poco il ricorso. La meccanica di azione attuale, essendo ora molto più veloce e frenetica rende il ricorso al boost necessario a sfuggire al fuoco nemico e senza vi ritrovereste in men che non si dica un ammasso di rottami fumanti. Esiste sempre una sorta di barra energetica analoga a quella vista in passato, ma questa volta risulta limitata al cosiddetto Quick Boost, uno sbuffo di potenza aggiuntiva rispetto alla normale accelerazione, che risulterà utile in situazioni davvero particolari e quindi non frequentissime.
La modalità Storia è articolata in ben 37 missioni nelle quali sarete impegnati nel perseguimento dei più svariati obiettivi. La difficoltà è stata calibrata in maniera ottimale, tanto che ogni qualvolta vi capiterà di essere abbattuti difficilmente proverete quella fastidiosa sensazione di non capire che cosa sia effettivamente successo; molto più facilmente vi renderete conto degli errori commessi e mentre il gioco si preparerà ad offrirvi un'altra possibilità vi sarete già fatti un'ottima idea di come affrontare quella particolare missione con un approccio diverso, che presumibilmente tenderà a portarvi i frutti sperati. Peccato che le missioni risultino tanto ben calibrate dal punto di sfida della sfida quanto eccessivamente brevi, riducendosi nella maggior parte dei casi ad una serie schematica di azioni della durata di pochi minuti.
Le possibilità di personalizzazione del mech, da sempre tratto distintivo e marchio di fabbrica della saga, è stata per questo episodio almeno parzialmente ridimensionata. Se in passato infatti capitava di cominciare il gioco con un robot "di serie" e del denaro a disposizione per personalizzarlo, incrementabile completando con successo le missioni, ora invece ci si baserà su schemi di upgrade prestabiliti, che andranno ad alterare alcuni parametri di base dei mech come destrezza, difesa, potenza e via dicendo, acquistabili tramite un'interfaccia presentata come un mix tra acquisto ed equipaggiamento. Questo creerà non pochi problemi le prime volte, visto che gli oggetti comprati non verranno automaticamente equipaggiati, così come quelli venduti non saranno consensualmente rimossi dal mech, ma dopo qualche sperimentazione si rivela tutto sommato funzionale.
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Graficamente Armored Core 4 mostra un discreto utilizzo delle possibilità offerte da Playstation 3, rappresentando un netto balzo in avanti rispetto al passato. Pur non lasciando a bocca aperta dal punto di vista della complessità poligonale della scena, quanto riprodotto su schermo risulta comunque sufficientemente complesso e dettagliato, a partire dai modelli dei mech fino ad arrivare agli scenari di gioco. Ciò che davvero impreziosisce lo sguardo è la gestione dell'illuminazione, che può contare su effetti davvero ben realizzati, come i lampi di luce sulle superfici metalliche e gli effetti particellari che, unitamente ad una resa molto cinematografica della palette dei colori, donano quel necessario tocco di realismo che impreziosisce non poco la realizzazione globale. Un altro aspetto interessante, evidentemente passo avanti rispetto ai prequel, è rappresentato dalla possibilità di distruggere, almeno parzialmente, edifici e strutture architettoniche in generale tra le quali si svolgeranno le vostre azioni belliche, il che dona un realismo al gioco finora inedito.
Purtroppo non è tutto oro quel che luccica, infatti anche nel caso di Armored Core 4, nonostante si resti a primo acchito abbacinati dalla resa grafica, i difetti non mancano. Al di là del framerate, solitamente solido, a parte alcuni momenti di particolare concitazione, uno dei più fastidiosi è rappresentano dai problemi di accuratezza nelle collisioni poligonali, in particolare quelli che affliggono gli arti inferiori dei mech, che in più di una occasione abbiamo visto penetrare in modo quantomeno antiestetico rocce e altre svariate asperità ambientali. Anche il fatto che i mech nemici abbattuti spariscano subito dopo la loro neutralizzazione ci ha fatto storcere un po' il naso, trattandosi di un vezzo a cui ormai molti titoli ci hanno abituato, anche senza poter contare su un hard disk di serie. Il comparto audio risulta altalenante. Se da un lato è possibile ascoltare ottime tracce di accompagnamento alle nostre azioni di battaglia, d'altro canto certo non brillano per varietà, limitandosi ad una manciata di pezzi diversi che, seppur pregevoli, tendono a tediare nel giro di poche ore di gioco. Gli effetti sono abbastanza nella media, con esplosioni ben realizzate anche se tutto sommato nulla di trascendentale.Per la prima volta in un gioco della serie è presente anche un comparto dedicato al multiplayer online, per la verità abbastanza scarno ma quantomeno è un inizio. Ci sarà la possibilità di affrontarsi su alcune mappe piuttosto semplici in battaglie uno contro uno o quattro contro quattro, piuttosto che in vere e proprie royal rumbe tutti contro tutti fino ad 8 giocatori. Le opzioni sono parecchio limitate e si percepisce una primordiale esperienza degli sviluppatori con gioco online, probabilmente anche poco coadiuvata dalla mancanza di una infrastruttura centralizzata a supporto. Tutto sommato però qualcosa si riesce comunque a fare e la parte multiplayer contribuirà a prolungare ulteriormente, mediante qualche ora di svago aggiuntivo, una modalità di campagna certamente non avara di spunti.
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Una delle principali novità di quest'ultimo episodio è rappresentato dal tuning operato al metodo di controllo che anziché essere, come in passato, incentrato su un utilizzo non troppo naturale del grilletti del pad, è stato reso più fruibile da chiunque, uniformandosi bene o male a quello impiegato nella stragrande maggioranza dei giochi con visuale in terza persona, nei quali uno dei due stick analogici viene utilizzato per spostare il robot mentre l'altro è delegato a comandarne lo sguardo. Se da un lato la semplificazione dello schema di controllo riduce un pochino la sensazione di pilotare un mezzo pesante e complesso, dall'altro ne guadagna certamente la manovrabilità e la semplicità di approccio, elementi che faranno estendere la fruibilità del gioco ad un pubblico allargato rispetto al passato.
La meccanica di boost del mech, ovvero la possibilità di accelerazione fornita dai retrorazzi, è stata resa più generosa rispetto al passato, quando era limitata da una sorta di specifica barra di energia che ne limitava non di poco il ricorso. La meccanica di azione attuale, essendo ora molto più veloce e frenetica rende il ricorso al boost necessario a sfuggire al fuoco nemico e senza vi ritrovereste in men che non si dica un ammasso di rottami fumanti. Esiste sempre una sorta di barra energetica analoga a quella vista in passato, ma questa volta risulta limitata al cosiddetto Quick Boost, uno sbuffo di potenza aggiuntiva rispetto alla normale accelerazione, che risulterà utile in situazioni davvero particolari e quindi non frequentissime.
La modalità Storia è articolata in ben 37 missioni nelle quali sarete impegnati nel perseguimento dei più svariati obiettivi. La difficoltà è stata calibrata in maniera ottimale, tanto che ogni qualvolta vi capiterà di essere abbattuti difficilmente proverete quella fastidiosa sensazione di non capire che cosa sia effettivamente successo; molto più facilmente vi renderete conto degli errori commessi e mentre il gioco si preparerà ad offrirvi un'altra possibilità vi sarete già fatti un'ottima idea di come affrontare quella particolare missione con un approccio diverso, che presumibilmente tenderà a portarvi i frutti sperati. Peccato che le missioni risultino tanto ben calibrate dal punto di sfida della sfida quanto eccessivamente brevi, riducendosi nella maggior parte dei casi ad una serie schematica di azioni della durata di pochi minuti.
Le possibilità di personalizzazione del mech, da sempre tratto distintivo e marchio di fabbrica della saga, è stata per questo episodio almeno parzialmente ridimensionata. Se in passato infatti capitava di cominciare il gioco con un robot "di serie" e del denaro a disposizione per personalizzarlo, incrementabile completando con successo le missioni, ora invece ci si baserà su schemi di upgrade prestabiliti, che andranno ad alterare alcuni parametri di base dei mech come destrezza, difesa, potenza e via dicendo, acquistabili tramite un'interfaccia presentata come un mix tra acquisto ed equipaggiamento. Questo creerà non pochi problemi le prime volte, visto che gli oggetti comprati non verranno automaticamente equipaggiati, così come quelli venduti non saranno consensualmente rimossi dal mech, ma dopo qualche sperimentazione si rivela tutto sommato funzionale.
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Graficamente Armored Core 4 mostra un discreto utilizzo delle possibilità offerte da Playstation 3, rappresentando un netto balzo in avanti rispetto al passato. Pur non lasciando a bocca aperta dal punto di vista della complessità poligonale della scena, quanto riprodotto su schermo risulta comunque sufficientemente complesso e dettagliato, a partire dai modelli dei mech fino ad arrivare agli scenari di gioco. Ciò che davvero impreziosisce lo sguardo è la gestione dell'illuminazione, che può contare su effetti davvero ben realizzati, come i lampi di luce sulle superfici metalliche e gli effetti particellari che, unitamente ad una resa molto cinematografica della palette dei colori, donano quel necessario tocco di realismo che impreziosisce non poco la realizzazione globale. Un altro aspetto interessante, evidentemente passo avanti rispetto ai prequel, è rappresentato dalla possibilità di distruggere, almeno parzialmente, edifici e strutture architettoniche in generale tra le quali si svolgeranno le vostre azioni belliche, il che dona un realismo al gioco finora inedito.
Purtroppo non è tutto oro quel che luccica, infatti anche nel caso di Armored Core 4, nonostante si resti a primo acchito abbacinati dalla resa grafica, i difetti non mancano. Al di là del framerate, solitamente solido, a parte alcuni momenti di particolare concitazione, uno dei più fastidiosi è rappresentano dai problemi di accuratezza nelle collisioni poligonali, in particolare quelli che affliggono gli arti inferiori dei mech, che in più di una occasione abbiamo visto penetrare in modo quantomeno antiestetico rocce e altre svariate asperità ambientali. Anche il fatto che i mech nemici abbattuti spariscano subito dopo la loro neutralizzazione ci ha fatto storcere un po' il naso, trattandosi di un vezzo a cui ormai molti titoli ci hanno abituato, anche senza poter contare su un hard disk di serie. Il comparto audio risulta altalenante. Se da un lato è possibile ascoltare ottime tracce di accompagnamento alle nostre azioni di battaglia, d'altro canto certo non brillano per varietà, limitandosi ad una manciata di pezzi diversi che, seppur pregevoli, tendono a tediare nel giro di poche ore di gioco. Gli effetti sono abbastanza nella media, con esplosioni ben realizzate anche se tutto sommato nulla di trascendentale.Per la prima volta in un gioco della serie è presente anche un comparto dedicato al multiplayer online, per la verità abbastanza scarno ma quantomeno è un inizio. Ci sarà la possibilità di affrontarsi su alcune mappe piuttosto semplici in battaglie uno contro uno o quattro contro quattro, piuttosto che in vere e proprie royal rumbe tutti contro tutti fino ad 8 giocatori. Le opzioni sono parecchio limitate e si percepisce una primordiale esperienza degli sviluppatori con gioco online, probabilmente anche poco coadiuvata dalla mancanza di una infrastruttura centralizzata a supporto. Tutto sommato però qualcosa si riesce comunque a fare e la parte multiplayer contribuirà a prolungare ulteriormente, mediante qualche ora di svago aggiuntivo, una modalità di campagna certamente non avara di spunti.
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