Army men: RTS
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La tipica missione consisterà nel costruire una base con cui, poi, distruggere l'insediamento nemico, ma di tanto in tanto vi capiterà di dover comandare un ristretto manipolo di soldati (con caratteristiche di attacco e difesa nettamente superiori a quelle della unità normali) che dovrà compiere particolari missioni nel territorio nemico (come ad esempio il sabotaggio di armi speciali, oppure l'esplorazione dei luoghi). Il titolo non introduce nessuno sconvolgimento nell'interfaccia utente, ripresa pedissequamente dal manuale degli strategici (alla cui prima pagina troviamo Dune II): comandi tramite mouse, shortcut da tastiera, possibilità di creare gruppi (anche se limitati in numero a quattro!) e altre cose di questo tipo. L'intero gioco è mosso da un più che buono motore tridimensionale: sebbene garantisca risultati qualitativi di buon livello, rimane anche molto leggero, garantendo il divertimento anche a coloro che non possiedono hardware di ultima generazione. Ugualmente buono è il reparto audio: marcette militari che si alternano tra il tono enfatico e quello giocoso allieteranno le nostre orecchie, riuscendo nel difficile compito di non diventare noiose.
Nella norma gli effetti sonori. Non bisogna poi dimenticarsi del multiplayer (LAN o Internet mediante Gamespy), capace di aumentare la longevità una volta finite le missioni ufficiali. Purtroppo non esiste uno skirmish contro avversari computerizzati: questa modalità è stata sostituita con le Battaglie Storiche.
LA CONSISTENZA DELLA PLASTICA
Tecnicamente, dunque, il gioco ha i requisiti per affermarsi, ma, in sostanza Army Men diverte o sarà meglio rispolverare la vecchia busta dei soldatini reali? Iniziamo col dire che il background del gioco è fantastico: solo giocandoci ho potuto rendermi conto delle innumerevoli possibilità di scatenare la fantasia date ai game designer (ed in particolare ai grafici). Prendiamo, ad esempio un'ambientazione tra le meglio riuscite (che sono la maggior parte): il tavolo di cucina. Avremo coltelli, pezzi di cibo non completamente consumati su cui si avventano le mosche, tovaglioli, taglieri ed altri elementi tipici di questa situazione, che però visti da una prospettiva microscopica, acquisiscono un interesse notevole. Giocando ci si rende, tuttavia, conto come gran parte di questi elementi siano puramente decorativi e non permettano l'interazione, tagliando le gambe alle potenzialità che potevano essere sviluppate partendo dal concetto del soldatino: grazie alla fantasia un bambino avrebbe sicuramente trovato mille idee per coinvolgere nel suo gioco elementi, a prima vista, estranei e sarebbe stato interessante se anche nel videogame si fosse fatto.
L'impressione è che i game designer abbiano voluto realizzare il più canonico degli RTS, attenendosi alle regole del già citato "manuale", per non spaesare l'utente (soprattutto in prospettiva della diffusione in ambienti consollistici), ma non sfruttare quelli che sarebbero potuti essere i suoi punti di forza (lasciandone solo una sottile patina) ritengo sia stata una scelta masochistica. Ciò è vero in particolare perché a livello di profondità e strategia di gioco, Army Men non è paragonabile con i campioni del settore; il gioco sembra infatti soffrire del classico morbo di "ammassa le truppe e attacca", preferendo le ammucchiate rispetto a una strategia ragionata. Per questo motivo la difficoltà delle varie missioni è relativa: prima o poi (più prima che poi) si annienterà il nemico, senza grossi sforzi cerebrali. La conquista delle varie medaglie (che, a onor del vero, non è cosi semplice) rappresenta un tentativo non troppo riuscito di aumentare la longevità: non credo che a molti verrà voglia di rigiocarsi l'intera campagna solo per soddisfare gli obbiettivi secondari.