Army of Two: The 40th Day
di
Luca Gambino
Il primo Army of Two aveva navigato nel mercato grazie alla vele spiegate dalla moda del momento, ovvero quella modalità cooperativa online che introdotta con successo da Gears of war aveva trovato nel neonato Electronic Arts uno dei suoi massimi sostenitori. Tutto l'impianto di gioco, infatti, poggiava le fondamenta sulla fruibilità di coppia. Game e Level design appositamente studiato per il duetto e addirittura un multiplayer creato ad hoc per lo scontro tra coppie rappresentavano un piatto decisamente ricco che, quasi banalmente, zoppicava proprio in una modalità in singolo dove si evidenziavano i limiti di una meccanica di gioco che offriva una sfida di basso livello e un divertimento generale piuttosto limitato.
Consci di questi limiti ma incoraggiati comunque dalla percezione tutto sommato buona da parte di critica e pubblico, Electronic Arts ha rimesso mano al progetto originale per migliorare una formula di gioco tutto sommato vincente, seppure con qualche errore di gioventù. I protagonisti sono sempre loro, Salem e Rios i due mercenari sempre in cerca di facili guadagni, ma che in questo episodio dimostreranno anche di avere un cuore che batte sotto le pesanti armature. EA ha infatti inserito all'interno del gioco, alcune fasi dove i due saranno chiamati a prendere alcune scelte “morali” che li vedrà decidere se tenere in vita o meno alcuni personaggi non giocanti che si incontreranno nel corso del gioco. A seconda della scelta intrapresa, partirà un video-fumetto che racconterà gli sviluppi futuri legati alla nostra scelta. Niente che modifichi il gameplay o il corso della storia, sia chiaro, ma comunque una introduzione quantomeno simpatica che apre la porta ad interessanti e possibili risvolti futuri.
Come sempre ad inizio gioco saremo chiamati a scegliere il personaggio con cui affrontare l'avventura (una scelta che potrà comunque essere modificata in corso d'opera), lasciando alla IA la guida del secondo giocatore. Ed é forse dalle migliorie relative all'intelligenza artificiale della propria controparte che questo secondo capitolo di Army of Two trae maggiore forza. Contrariamente al passato, infatti, il vostro compagno di team prenderà autonomamente le migliori decisione per salvaguardare la vostra e la propria salute, senza perdere d'occhio i movimenti avversari. Anche in caso di necessità, ovvero quando sarete feriti in modo particolarmente serio, sarà raro vederlo lanciarsi al vostro recupero mettendosi troppo alla mercé dei nemici, soprattutto se si tiene presente che la difficoltà media del prodotto sembra essersi sollevata un po' rispetto al titolo d'esordio. Non che i vostri avversari brillino troppo nelle routine di intelligenza artificiale, sia chiaro, ma il loro numero notevolmente aumentato e una maggiore precisione nei colpi rappresentano comunque un incentivo al gioco di coppia.
Ed é appunto nelle meccaniche “a due” che Army of Two ripaga al meglio il giocatore. Giocare in solitaria senza curarsi del proprio compagno, riesce a far somigliare lo sparatutto EA ad un qualsiasi altro prodotto di categoria. Sfruttare al meglio le infinite possibilità legate al gioco di coppia, lo eleva invece a prodotto di rango. Tramite semplici comandi tramite d-pad potrete infatti impartire ordini di vario tipo al vostro compagno, obbligandolo per esempio ad esporsi al fuoco nemici mentre voi li aggirate per sorprenderli alle spalle, oppure indicargli il riparo da cui tenere impegnata la controffensiva avversaria. Migliorato anche il sistema di coperture, grazie al quale adesso i nostri personaggi potranno ripararsi in tutta sicurezza e centrare gli obbiettivi avversari senza esporsi troppo al fuoco nemico. Attenzione però a dove cercate riparo, dal momento che alcuni dei rifugi improvvisati messi a disposizione nei livelli di gioco, potranno essere parzialmente distrutti dalla potenza di fuoco avversaria.
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Il level design ruota ovviamente attorno al concetto cardine del gioco, offrendo sostanzialmente arene e corridoi adeguatamente adibiti ad ospitare scontri a fuoco tra decine di unità. Ripari, anfratti e percorsi più o meno obbligati verso il checkpoint successivo rappresenteranno un viatico quasi obbligatorio per i nostri due eroi, rendendo quasi inutile l'utilizzo del GPS. Sempre a proposito di livelli non si può purtroppo denunciare una certa carenza in termini di varietà che caratterizza negativamente la rappresentazione grafica dei livelli, sempre incentrati in angusti ambienti cittadini dove regna sovrana una palette di colori praticamente identica dall'inizio alla fine del gioco.
Una scelta sicuramente dettata dalla volontà di seguire un certo filo logico legato a doppia mandata alla trama (Rios e Salem sono coinvolti in un complotto per soverchiare il reame di Shangai, puntando però al dominio globale del pianeta. Che novità...), ma che fanno comunque rimpiangere gli ambienti più vasti, vari e colorati del primo episodio. Un peccato, perché l'impianto grafico di questo secondo capitolo rappresenta sicuramente un passo in avanti grazie ad un impiego di poligoni di tutto rispetto, sebbene le texture vivano alterne fortune. Nel complesso però non si può certo dire che AOT2 si sia risparmiato in termini qualitativi.
Ovviamente la modalità principe di Army of Two si conferma ancora una volta il multiplayer cooperativo, dove il gioco dimostra di dare veramente il meglio riuscendo realmente a coinvolgere i giocatori, quasi obbligandoli a collaborare per rendere al meglio. Tramite l'auricolare ci si potrà coordinare per organizzare coperture e avanzate, sfruttare al meglio l' “Aggro”, ovvero la capacità di attirare verso di sé il fuoco nemico, lasciando il secondo giocatore libero di aggirare l'ostacolo e sorprendere gli avversari alla spalle, studiare tattiche più o meno raffinate per avere ragione dei molti “mini-boss” che ci si faranno incontro nel corso dell'avventura. Ovviamente non mancheranno i momenti di distensione tra i due eroi, dal momento che oltre ai normali scambi di convenevoli (i due spesso si prendono a testate per puro divertimento), potranno anche intrattenersi grazie alla morra cinese, dando poi il via a commenti al limite della censura.
A questo proposito, pollice alto per doppiaggio ed effetti sonori, sempre in sincrono e a tema con lo svolgersi dell'azione. Delude invece la durata complessiva del gioco che si assesta attorno alle sette ore a difficoltà media, anche se é da segnalare che la possibilità di giocare con un diverso personaggio, cambiare il set di armi a disposizione (come sempre i soldi guadagnati in missione potranno essere spesi per un nuovo armamentario e bonus), garantiranno una certa rigiocabilità già in modalità single player, mentre il multi giocatore (sia cooperativo che competitivo), assicura una solida longevità al prodotto.
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Consci di questi limiti ma incoraggiati comunque dalla percezione tutto sommato buona da parte di critica e pubblico, Electronic Arts ha rimesso mano al progetto originale per migliorare una formula di gioco tutto sommato vincente, seppure con qualche errore di gioventù. I protagonisti sono sempre loro, Salem e Rios i due mercenari sempre in cerca di facili guadagni, ma che in questo episodio dimostreranno anche di avere un cuore che batte sotto le pesanti armature. EA ha infatti inserito all'interno del gioco, alcune fasi dove i due saranno chiamati a prendere alcune scelte “morali” che li vedrà decidere se tenere in vita o meno alcuni personaggi non giocanti che si incontreranno nel corso del gioco. A seconda della scelta intrapresa, partirà un video-fumetto che racconterà gli sviluppi futuri legati alla nostra scelta. Niente che modifichi il gameplay o il corso della storia, sia chiaro, ma comunque una introduzione quantomeno simpatica che apre la porta ad interessanti e possibili risvolti futuri.
Come sempre ad inizio gioco saremo chiamati a scegliere il personaggio con cui affrontare l'avventura (una scelta che potrà comunque essere modificata in corso d'opera), lasciando alla IA la guida del secondo giocatore. Ed é forse dalle migliorie relative all'intelligenza artificiale della propria controparte che questo secondo capitolo di Army of Two trae maggiore forza. Contrariamente al passato, infatti, il vostro compagno di team prenderà autonomamente le migliori decisione per salvaguardare la vostra e la propria salute, senza perdere d'occhio i movimenti avversari. Anche in caso di necessità, ovvero quando sarete feriti in modo particolarmente serio, sarà raro vederlo lanciarsi al vostro recupero mettendosi troppo alla mercé dei nemici, soprattutto se si tiene presente che la difficoltà media del prodotto sembra essersi sollevata un po' rispetto al titolo d'esordio. Non che i vostri avversari brillino troppo nelle routine di intelligenza artificiale, sia chiaro, ma il loro numero notevolmente aumentato e una maggiore precisione nei colpi rappresentano comunque un incentivo al gioco di coppia.
Ed é appunto nelle meccaniche “a due” che Army of Two ripaga al meglio il giocatore. Giocare in solitaria senza curarsi del proprio compagno, riesce a far somigliare lo sparatutto EA ad un qualsiasi altro prodotto di categoria. Sfruttare al meglio le infinite possibilità legate al gioco di coppia, lo eleva invece a prodotto di rango. Tramite semplici comandi tramite d-pad potrete infatti impartire ordini di vario tipo al vostro compagno, obbligandolo per esempio ad esporsi al fuoco nemici mentre voi li aggirate per sorprenderli alle spalle, oppure indicargli il riparo da cui tenere impegnata la controffensiva avversaria. Migliorato anche il sistema di coperture, grazie al quale adesso i nostri personaggi potranno ripararsi in tutta sicurezza e centrare gli obbiettivi avversari senza esporsi troppo al fuoco nemico. Attenzione però a dove cercate riparo, dal momento che alcuni dei rifugi improvvisati messi a disposizione nei livelli di gioco, potranno essere parzialmente distrutti dalla potenza di fuoco avversaria.
Il level design ruota ovviamente attorno al concetto cardine del gioco, offrendo sostanzialmente arene e corridoi adeguatamente adibiti ad ospitare scontri a fuoco tra decine di unità. Ripari, anfratti e percorsi più o meno obbligati verso il checkpoint successivo rappresenteranno un viatico quasi obbligatorio per i nostri due eroi, rendendo quasi inutile l'utilizzo del GPS. Sempre a proposito di livelli non si può purtroppo denunciare una certa carenza in termini di varietà che caratterizza negativamente la rappresentazione grafica dei livelli, sempre incentrati in angusti ambienti cittadini dove regna sovrana una palette di colori praticamente identica dall'inizio alla fine del gioco.
Una scelta sicuramente dettata dalla volontà di seguire un certo filo logico legato a doppia mandata alla trama (Rios e Salem sono coinvolti in un complotto per soverchiare il reame di Shangai, puntando però al dominio globale del pianeta. Che novità...), ma che fanno comunque rimpiangere gli ambienti più vasti, vari e colorati del primo episodio. Un peccato, perché l'impianto grafico di questo secondo capitolo rappresenta sicuramente un passo in avanti grazie ad un impiego di poligoni di tutto rispetto, sebbene le texture vivano alterne fortune. Nel complesso però non si può certo dire che AOT2 si sia risparmiato in termini qualitativi.
Ovviamente la modalità principe di Army of Two si conferma ancora una volta il multiplayer cooperativo, dove il gioco dimostra di dare veramente il meglio riuscendo realmente a coinvolgere i giocatori, quasi obbligandoli a collaborare per rendere al meglio. Tramite l'auricolare ci si potrà coordinare per organizzare coperture e avanzate, sfruttare al meglio l' “Aggro”, ovvero la capacità di attirare verso di sé il fuoco nemico, lasciando il secondo giocatore libero di aggirare l'ostacolo e sorprendere gli avversari alla spalle, studiare tattiche più o meno raffinate per avere ragione dei molti “mini-boss” che ci si faranno incontro nel corso dell'avventura. Ovviamente non mancheranno i momenti di distensione tra i due eroi, dal momento che oltre ai normali scambi di convenevoli (i due spesso si prendono a testate per puro divertimento), potranno anche intrattenersi grazie alla morra cinese, dando poi il via a commenti al limite della censura.
A questo proposito, pollice alto per doppiaggio ed effetti sonori, sempre in sincrono e a tema con lo svolgersi dell'azione. Delude invece la durata complessiva del gioco che si assesta attorno alle sette ore a difficoltà media, anche se é da segnalare che la possibilità di giocare con un diverso personaggio, cambiare il set di armi a disposizione (come sempre i soldi guadagnati in missione potranno essere spesi per un nuovo armamentario e bonus), garantiranno una certa rigiocabilità già in modalità single player, mentre il multi giocatore (sia cooperativo che competitivo), assicura una solida longevità al prodotto.
Army of Two: The 40th Day
8
Voto
Redazione
Army of Two: The 40th Day
Divertente e solido, soprattutto in multiplayer. Ecco come si presenta questo secondo capitolo di Army of Two. Forse non quel deciso passo in avanti che ci si poteva aspettare ma si avverte comunque la volontà di Electronic Arts di raggiungere vette più alte e inesplorate dalla coppia di scanzonati di mercenari. L'introduzione delle scelte morali, qui solo accennate e il parziale abbandono dei deliranti dialoghi tra i due protagonisti, potrebbe essere solo il primo passo verso la produzione di un gioco dalle tinte più mature e dal gameplay meno arcade e maggiormente simulativo. Per il momento “The 40th day” riesce a presentarsi esattamente quello che vuole: un titolo mordi e fuggi in singolo, incredibilmente divertente, vario e profondo in modalità cooperativa online, dove riesce ad essere maggiormente fruibili di molti dei suoi concorrenti diretti. Se cooperare é la vostra ragione di vita, non fatevelo scappare, sarebbe un peccato.