Assassin's Creed: Bloodlines

di Tommaso Alisonno
É passato appena un mese da quando l'Assassino Altair ha sconfitto Roberto de Sable, il capo dei Templari in Terra Santa, e recuperato l'artefatto noto come “la Mela dell'Eden” dalle fredde mani del traditore della sua setta: avendo siglato la tregua col Saladino, Riccardo cuor di Leone é tornato in Inghilterra e i vari ordini crociati l'hanno seguito. I Templari, però, si sono dimostrati riluttanti ad abbandonare l'isola di Cipro, acquistandola dal Plantageneto e piazzandoci una guarnigione. Sospettando un loro contrattacco, Altair prende l'iniziativa e dopo aver catturato l'amante di Roberto de Sable, Maria, parte con essa per Cipro con l'intento di unirsi alla resistenza anti-Templare.
Dopo un prequel non totalmente convincente su DS, Ubisoft dimostra ancora una volta di non voler assolutamente abbandonare il personaggio di Altair nonostante le memorie di Desmond Miles siano ormai arrivate, nella serie ufficiale, al rinascimento italiano. Detto fatto, assegna al team di sviluppo Griptonite il compito di realizzare un sequel delle vicende narrate nel primo capitolo “ufficiale”, cercando di conservarne lo spirito e, fintanto che sia possibile su consolle portatile, la qualità tecnica. Nasce così questo primo Assassin's Creed Bloodlines, “primo” perché non ci stupiremmo se ne seguissero altri.



Cominciamo subito col dire che il gioco é orientato prevalentemente a tutti coloro che abbiano, se non portato a termine, perlomeno giocato al primo episodio: a parte il fatto che la trama ne prosegue la storia (senza costituire un prequel per il secondo), l'intera vicenda si svolge all'interno dell' “Animus” senza però spiegare di che si tratta, né chi sia il “oggetto diciassette”. Se non avete, pertanto, un'infarinatura dell'ambientazione di AC, pur potendo seguire tranquillamente questo spin-off potreste trovarvi un po' sbalestrati. In secondo luogo, le meccaniche e gli elementi di gameplaying sono essenzialmente gli stessi del titolo di due anni fa.
Avremo pertanto il controllo di Altair immerso in un ambiente free-roaming: questo significa che potremo aggirarci tra gli ambienti di gioco scegliendo se camminare lungo le strade “regolari” o se arrampicarci sui numerosi appigli tra le pareti fino ai tetti, e da lì orientarci più o meno liberamente. Il sistema di controllo di default é il cosiddetto “basso profilo”, in cui Altair si muoverà con cautela e senza urtare le persone, potrà fingersi un monaco in preghiera per non insospettire le guardie, talvolta parlare con alcuni personaggi-chiave, e se sarà necessario compiere uccisioni silenziose. Sparisce, purtroppo, la “vista d'aquila” utile per individuare i bersagli, forse troppo onerosa per l'hardware della PSP.

Tenendo premuto il tasto R si passerà all' “alto profilo”: ora Altair correrà urtando o travolgendo la gente, e potrà “scattare” a velocità massima, cosa che tra l'altro attiverà automaticamente la “corsa acrobatica” tramite cui arrampicarsi sulle succitate sporgente e compiere salti da una piattaforma all'altra. Questo sistema di movimento é solo apparentemente automatico, visto che la direzione andrà comunque impostata tramite stick analogico. In alto profilo rimane ancora la possibilità di effettuare uccisioni silenziose, ma sarà ovviamente più difficile avvicinarsi ai bersagli senza essere visti.
Quando inizierà un combattimento, a prescindere se perché subiamo un attacco o perché “lockiamo” un nemico, il set di comandi cambierà nuovamente: su R rimarrà la parata, mentre i tasti frontali saranno utilizzati per la schivata, la presa e l'attacco, quest'ultimo da sferrare con la giusta tempistica (e non premendo a raffica) se si vogliono effettuare delle combo. Molto utile coi nemici minori, ma meno contro i boss che usufruiscono di particolari mosse, é il contrattacco, ossia un attacco sferrato al momento giusto mentre si para l'affondo nemico.

Altair ha a disposizione sin dall'inizio quattro armi, selezionabili tramite la croce direzionale: i Pugni hanno un uso limitato, visto che servono solo nelle missioni in cui dovrete “picchiare” un bersaglio senza ucciderlo; la lama nascosta é utile quando riuscite a scivolare alle spalle di un nemico per porre rapidamente e silenziosamente fine alla sua vita, ma in combattimento risulta sconveniente; la spada é l'arma standard da combattimento, nonché presumibilmente l'unica che adopererete contro i boss; il lungo pugnale ha perso molto dello “charme” che aveva nel titolo originale, visto che risulta meno efficace della spada, ma rimane associato ai coltelli da lancio, utili soprattutto per eliminare guardie poste in posizioni di sentinella - le munizioni usate potranno essere recuperate dai cadaveri o presso il covo degli Assassini.

Il gioco presenta un semplice sistema di progressione del personaggio: per ogni missioni effettuata e con alcune uccisioni si accumuleranno monete di bronzo dei templari, ed altre d'argento e d'oro sono nascoste in tutte le locazioni (individuarle tutte é, ovviamente, un obiettivo presentato nel menù). L'ammontare di queste monete potrà essere speso nel menù dell'Animus, ossia tra un capitolo e l'altro o uscendo dal gioco, per ottenere dei potenziamenti, come una più cospicua barra di sincronia (leggasi “vita”), tempi di recupero più brevi, armi più efficaci o una scorta di coltelli più cospicua.
Se poi possedete una PS3 e una copia di Assassin's Creed II, potete “connettere” i due giochi per sbloccare in ciascuno degli contenuti speciali: su Bloodlines sbloccherete immediatamente delle mosse altrimenti non presenti, come ad esempio la parata con la lama nascosta, mentre per ACII le cose sono più delicate. In pratica i due giochi faranno una conversione delle vostre monete Templari, ed in base a quelle otterrete innanzitutto un proporzionale ammontare di fiorini, ma soprattutto si sbloccheranno a Villa Auditore (Monteriggioni) alcune armi extra, come ad esempio la Spada di Maria.




L'impatto grafico é molto convincente: per quanto, per forza di cose, Bloodlines non possa gestire ambienti immensi come le città di AC, i quartieri nei quali vi aggirerete volta per volta risultano comunque molto vasti, curati nei dettagli, sviluppati spesso su più di due livelli e ricchi di elementi di iterazioni quali spuntoni, piattaforme, scale, mucchi di fieno e quant'altro. Anche il crew cittadino, ovviamente, é meno invasivo della controparte casalinga, ma ciononostante non vi troverete quasi mai in assenza totale di modelli su schermo. Gli ambienti studiati per specifiche missioni, come ad esempio i castelli dove infiltrarsi, seguono come le città un'impostazione ad “aree confinanti”, ma offrono comunque quasi sempre più di un percorso possibile per raggiungere i punti di collegamento.
Lo studio dei modelli é buono, molto buono, secondo forse solo all'incredibile God of War: Chain of Olympus, e tale é anche la varietà e la qualità delle animazioni, Altair in testa. I nemici spaziano dai classici soldati, ai templari veri e propri, alle guardie pesantemente armate, fino a pirati, malandrini e rivoltosi, offrendo una varietà anche superiore al capostipite. Purtroppo, é doveroso segnalare qualche difetto: innanzitutto, la mancanza di un secondo analogico su PSP rende la gestione delle inquadrature sempre un po' imprecisa, ed anche se esiste il comando per “centrare” l'inquadratura dietro ad Altair, quando vorrete guardarvi intorno dovrete sacrificare i tasti frontali.

In secondo luogo, ci siamo trovati almeno un paio di volte al cospetto con dei freeze di sistema, con Altair “incastrato” tra balconate e appigli vari: niente che non si risolva uscendo all'Animus e ripartendo dall'ultimo checkpoint, ma comunque episodi spiacevoli. Nessun difetto registrato invece nella qualità del sonoro, con buoni brani sia nelle esplorazioni sia nei combattimenti, se si chiude un occhio su una certa ripetitività che alla lunga può infastidire. I doppiaggi in Italiano sono molto buoni e conservano le voci di Altair e di Maria del primo AC, però in alcuni dialoghi si nota la presenza di alcune imperfezioni: per esempio, quando Altair sconfigge un boss strangolandolo con una catena, questo pronuncia le sue numerose ultime parole senza avere neppure la voce rotta...
Il sistema di controllo risponde piuttosto bene alle sollecitazioni, per quanto la succitata difficoltà nella gestione delle telecamere causi talvolta qualche fastidio nello svolgimento di alcune serie di salti. In combattimento, gli attacchi, i contrattacchi e le schivate funzionano abbastanza bene, almeno finché non vi trovate al cospetto di boss dotati di fastidiose combo imparabili. Quello che, ancora una volta, é da rivedere é l'IA dei nemici, che ci attaccheranno uno alla volta permettendoci sempre di reagire ai loro colpi in maniera letale: l'unica loro “finezza” é l'attaccarci alle spalle quando abbassiamo la guardia per colpire un loro alleato.

Un elemento che abbiamo trovato piuttosto fastidioso nella gestione degli ambienti cittadini é il respawn delle guardie: più di una volta ci siamo trovati a dover perdere tempo in un posto solo perché le guardie uccise ricomparivano dal nulla, e non parliamo di missioni particolari quali “uccidi 10 nemici”, ma proprio di incontri casuali concentrati in determinati punti. A parte questo, il gioco segue una trama bella, ma composta da una sequela lineare di obiettivi, ed eventuali altre missioni (solitamente due per ogni quartiere) saranno utili solo per ottenere qualche moneta extra.
Le missioni proposte, siano di trama o opzionali, sono abbastanza numerose, siano esse assassini, pedinamenti, intercettazioni, consegne o risse, ma alla fin fine si riassumono nel raggiungere una locazione o un personaggio e sconfiggere tutti i nemici lì posti, con le uniche variante di eventuali limiti di tempo e della furtività o della platealità. Platealità che in Bloodlines sembrerebbe fruttare più della furtività: escluse infatti le missioni in cui quest'ultima é espressamente richiesta, di solito é più facile, comodo e proficuo avanzare baldanzosamente affrontando le guardie a viso aperto e poi esplorando con calma il luogo piuttosto che passare di trave in trave furtivamente, e magari perdersi per strada qualche moneta d'oro o d'argento.

La trama, abbiamo detto, per quanto priva di digressioni, é molto bella, e oltre a continuare la storia del primo getta le basi sia per possibili altre avventure di Altair, oltre a mostrare il nostro Assassino intento a stilare il “codice” delle sue memorie, ossia uno degli elementi più interessanti di ACII. Purtroppo, però, la trama si conclude velocemente: correndo a perdifiato dall'inizio alla fine probabilmente non vi terrà occupati più di cinque-sei ore, e se vi soffermate a cercare tutte le monete dei Templari si incrementa di massimo un 60%: un po' pochino per un gioco che, ottenuto questo obiettivo, difficilmente rigiocherete, complice anche una difficoltà piuttosto bassa (solo lo scontro con il boss finale ci ha causato qualche problema serio).
A prescindere da questa osservazione, però, il gioco é un vero é proprio Must per tutti i fan della serie, o perlomeno del primo episodio: Ubisoft ci dimostra che Altair é tutt'altro che sepolto nei ricordi di Desmond e nei loro progetti, e che può ancora dire la sua in titoli godibili come questo Bloodlines.