Assassin's Creed III

di Marco Modugno
"Meglio soli che male accompagnati!". La citazione é di George Washington e, oltre a cadere a pennello per un eroe solitario per antonomasia, come il protagonista di questo terzo (si fa per dire, visti i vari spin off) capitolo di Assassin Creed, é quanto mai appropriata all'ambientazione del gioco. Lo scenario stavolta infatti, lasciate l'assolato Vicino Oriente del primo sbalorditivo capitolo (rivisto anche nello spin-off Revelations), e l'Italia del Rinascimento dei suoi fortunati sequel, é quello davvero inedito delle colonie americane nel periodo della Guerra d'Indipendenza, combattuta dai "patriots" contro l'odiata Inghilterra.
Dopo aver letto ben tre recensioni su queste pagine, dedicate ai porting per Xbox 360, PS3 e WiiU, ritengo però che conosciate a sufficienza, a costo diessere incappati inqualche spolier di troppo, le vicende del nuovo avatar storico di Desmond Miles, l'enigmatico orfano indiano dal nome impronunciabile (come si leggono i due punti in dialetto mohawk, a proposito?...) che il padre adottivo bianco ha sapidamente ribattezzato Connor, proprio come suo figlio morto. Se avete voglia di approfondire, sappiate a vostro rischio e pericolo che qualche anima candida ha riportato su Wikipedia una sinossi abbastanza lunga da tenervi occupati un'oretta. Chi sa dove si trovalo spoiler, lo evita...



Quindi, per questa volta, sarà meglio sgomberare il tavolo dalla polvere ormai un tantino stantia del complotto templare, di quelli così fantasiosi che non ci crede nemmeno il presidente del fan club di Dan Brown, e concentrarci sulla differenza fondamentale che intercorre tra questa e tutte le altre versioni del gioco: la resa ottimale del nuovo motore grafico Anvil Next.
E' costume consolidato, da qualche tempo a questa parte, livellare la qualità tecnica delle diverse versioni di un gioco multipiattaforma, in modo da rendere la vita più facile a chi deve programmare dei porting destinati a console gloriose, che ormai cominciano a segnare, da un punto di vista tecnico, il passo dei tempi. Una pessima abitudine che ha assottigliato via via l'interesse dei giocatori duri e puri, quelli da PC,pronti apassare nottate insonni a ripulire, tweakare e overclockare la propria macchina, pur di riuscire a far girare il gioco dei loro sogni. Ma proprio quando gli smanettoni rischiavano di finire iscritti nelle lista WWF delle specie a rischio d'estinzione, ecco che UbiSoft scatena un colpo di coda a sorpresa degno del grande Smaug, scompaginando le file dei concorrenti con un titolo all'altezza delle aspettative tecniche più rosee.

Forte di un motore grafico, lo dicevo poco fa, nuovo di pacca e di un supporto alle DirectX 11 impeccabile, Assassin Creed III scaccia ogni dubbio su chi sia, al momento, il più bello (da vedere) del reame. Ovviamente, per godere al massimo delle novità tecniche del titolo, occorre equipaggiarsi come si deve. Anche se la Ubi ci tiene a specificare che i settaggi a disposizione rendono possibile giocare anche a chi dispone di macchine non di ultimissima generazione, i requisiti per far girare il titolo "a palla" non sono da poco. A partire dalla necessità di un supporto alle DirectX 11, appunto, anche se in teoria si può giocare con le 9c, e al Tessellation, capaci insieme di mostrarci l'acqua e i fenomeni atmosferici più realistici di sempre. E seguitando con l'antialiasing di ultima generazione, quel TXAA prerogativa esclusiva delle schede NVidia Kepler serie 600, che a parità di risorse macchina riesce a fare molto meglio dei concorrenti.


Il risultato, se si riesce a mettere assieme la macchina definitiva, c'é e si vede. Fondali perfetti, con foreste fittissime finalmente esenti da pop-up, personaggi e texture ambientali prive di scalettature, ombre impeccabili e una neve che sembra quella vera, perfino quando ci si rotola dentro per il puro gusto di farlo. Il frame rate sperimentato con un PC high-end simile a quello raccomandato qui accanto non é mai sceso sotto i 25 fps, ma questo solo in determinate località urbane affollatissime (la scena del teatro di Londra e la città di Boston, soprattutto). Il resto del tempo, anche nelle fasi più concitate, si é mantenuto stabile attorno ai 50, dando una sensazione di fluidità che non conosce davvero paragoni con la versione da console.
L'incanto visivo é quasi perfetto, quindi, anche se non esente da qualche fastidiosa compenetrazione e da qualche rallentamento nei caricamenti, comunque assai più brevi di quelli su console. Ed éaccompagnato da una colonna sonora impeccabile, forte di musiche evocative e soprattutto effetti così realistici che limitarsi alle solite casse da scrivania per ascoltarli costituisce quasi reato. Dove la versione PC potrebbe segnare il passo é nel sistema di controllo, se ci si limita ad affidarsi a mouse e tastiera. Il limite può trasformarsi in punto di forza, però, se si dota la nostra macchina da gioco di un pad Xbox 360, che s'integrerà perfettamente con la programmabilità della tastiera, segnando anche quiun punto rispetto alle versioni da console.
Una disamina tecnica completa non può infine esimersi dal parlare brevemente del multiplayer, davvero ben strutturato, sia quando si gioca in cooperativo, aiutandosi a conseguire uccisioni ai danni d'ignari ma ben protetti bots, sia quando ci si csatena tutti contro tutti, cercando ed eliminando gli avversari umani nella folla, prima che quelli facciano lo stesso con voi. Le dinamiche e i ritmi delle fasi multigiocatore, come spesso succede, sono decisamente differenti da quelle in solitario, rendendo il comparto quasi un gioco a sé stante, in grado di intrattenere gli appassionati a lungo.



Per evitare che, a questo punto, la vostra curva glicemica già minata da panettoni e pan gialli s'impenni ulteriormente a causa di questa dolce pioggia di complimenti, é bene però ora che dica cosa non mi é piaciuto del gioco Ubi. Che resta comunque, e imprimetevelo bene una volta per tutte nella zucca, il miglior Assassin Creed di sempre. E' presto fatto, e forse qualche accenno qua e là vi aveva fatto venire il sospetto. La trama, che oscilla tra un improbabile complotto templare attraverso i secoli su cui mediocri scrittori, negli ultimi anni, hanno versato fiumi d'inchiostro provocando l'invasione delle librerie di mucchi di pessimi romanzi in larga parte invenduti, qui colpevolmente intrecciata con l'ennesima versione dell'appena sfatata profezia Maya sul 21.12.2012, non mi ha mai gratificato granché, fin dai tempi del glorioso Altair. In particolar modo, vista la suggestività delle ricostruzioni storiche, ho sempre rischiato lo sbadiglio ogni volta, e questo terzo capitolo non fa eccezione, la storia mi riportava ai giorni nostri, alle prese con Desmond Miles, troppo simile per i miei gusti ai protagonisti del peggior Le Carré (o Ludlum, fate voi, purché si parli di uno scrittore di spionaggio inglese e prolisso).

Nelle ambientazioni d'epoca, infatti, l'incosistenza della trama, largamente appoggiata dal punto di vista della ricostruzione su notiziole e pettegolezzi rubacchiati su Wikipedia, invece che su fonti affidabili (e Brotherhood ha rappresentato, in questo senso, l'apice dell'ucronia) ésempre sapientemente attutita da un comparto tecnico ricchissimo e meraviglioso, in grado di rendere credibile anche le fantasie più pindariche degli sviluppatori.
Ci si accorge di questo aspetto proprio in quest'ultimo capitolo, quando dopo qualche ora d'interminabile prologo/tutorial si entra finalmente nei panni del protagonista principale ormai adulto e si viene "rilasciati" in un mondo vivo e vitale quasi come quello di Skyrim, dove si é sempre più tentati di gettare alle ortiche la faccenda dei templari e limitarsi a godere delle tantissime sfaccettature permesse dal free roaming. Persi nell'esplorazione della frontiera, nelle battute di caccia, nel crafting (che avrebbe meritato uno sviluppo più attento), nelle inedite missioni navali e nella miriade di sotto quest a disposizione, ci si dovrà forzare di tanto in tanto, a rientrare nel personaggio, che éparecchio meno carismatico del tenebroso Ezio Auditore, per proseguire il plot principale, ricco anche quello, per fortuna, di tante chicche storiche (la ricostruzione della battaglia di Lexington tra tutte) e di incontri con personaggi famosi (da Paul Revere a George Washington), in grado il più delle volte di farci scordare dell'incresciosa faccenda dei templari.



Ultimo piccolo appunto, prima di chiudere, riguarda il gameplay. Riportata l'azione più vicino al suolo (non che manchino edifici e strapiombi da scalare, non temete!) si avverte talvolta un senso d'incompiutezza, ad esempio nella gestione della nuova opzione stealth di avvicinamento al bersaglio attraverso l'erba alta. Cosa che, o ci riesce alla grande e con sorprendente facilità, o diventa di colpo impossibile a prescindere dalle condizioni ambientali circostanti.
E questo é quanto. La versione PC del gioco viene dunque promossa a pieni voti, forte di una tecnica che farà scuola, mentre i difetti riscontrati, alla fine, sono comuni a tutti i porting.
Correte a prendere il vostro moschetto. Avete sentito tutti il messaggio disperato annunciato daPaul Revere.Arrivano gli inglesi!