Assassin's Creed Nexus VR, recensione: Ubisoft ci fa vivere la serie in prima persona
Assassin's Creed Nexus VR ci farà vivere la serie Ubisoft in prima persona
Quando Assassin's Creed Nexus VR è stato mostrato per la prima volta ci fu sicuramente interesse, ammirazione, ma anche una lecita soglia di attenzione, legata a produzioni che spesso in VR risultano solamente marketing con poca sostanza… bè, non è il caso di questo gioco, se avete la VR, dovrete installarlo per i vostri visori e vi dico perché!
Assassin's Creed Nexus VR e lo stealth
Quando ho scaricato Assassin's Creed Nexus VR su Meta Quest 3 ho commesso immediatamente un errore, per questo vi metto subito in guardia, dovrete infatti fare una calibrazione all’avvio, tenendo i controller in mano e le braccia allargate. È la prima volta che mi capita di fare questa cosa e non avevo dato peso subito a questo sistema, ma senza questa configurazione sbaglierete tutte le azioni successive (non si riuscirà ad arrampicarsi correttamente, aprire forzieri, ecc.).
In questo gioco andremo ad interpretare e vivere i ricordi di alcuni dei nostri più amati e conosciuti beniamini della serie nata nella fucina di Ubisoft. Appena si parte con Ezio Auditore farete con lui anche una sorta di tutorial per quanto riguarda i movimenti. La mia esperienza in questo campo mi ha portato ad esaltarmi su alcune cose, ma alcune scelte non sono perfette.
Ad esempio è fantastico aggirarsi in prima persona in ambiente comunque discretamente dettagliati, ma spiace non potersi sporgere dalle finestre e vedere qualcosa di più, è come se ci fosse un muro invisibile che impedisce di andare oltre. Il movimento è fluido ed è stato studiato per qualsiasi persona che (potenzialmente) potrebbe soffrire di motion sickness – salvo chi proprio non sopporta in assoluto la VR -, ma il parkour si esegue correndo e con un automatismo di un pulsante che permette di fare il salto dei vari ostacoli, bello da vedere, ma non sarebbe stato male avere un sistema più “simulativo”.
La parte più avvincente resta ovviamente lo stealth vero e proprio. Girare occovacciati osservando le ronde dei nemici, lanciare oggetti per attirare l’attenzione dei nemici, ma ancora di più sguainare una o entrambe le lame celate è un’emozione da brivido. Si uccide – come è logico che sia – al primo colpo, anche se le animazioni di morte nei nostri avversari non sono sempre minuziose come potrebbe essere vedere un corpo che si accascia a terra nel mondo reale, ma le animazioni, in generale, sono piuttosto buone.
Anche meglio poi se volete combattere a singolar tenzone, le parate e le stoccate sono davvero ben fatte, con attacchi nemici che sono un po’ telefonati, ma ci sta, qualcuno avvertire fastidio se l’effetto dei movimenti è troppo rapido, ma il tutto risulta (abbastanza) naturale, ben fatto e davvero piacevole.
Aggirarsi per ambienti così iconici non è solo bello, è anche come se fosse la prima volta che li frequentiamo. La qualità generale ha alti e bassi, ma viene pagato il tributo al giusto compromesso intra-generazionale tra visori (il Quest 2 è nativo) e ancora di più allo spazio della memoria che non è illimitato. Bastano infatti 17 GB di spazio per godere un’avventura che si divide in tre: tra i paesaggi Veneziani maggiormente ispirati e romantici; le navi che si apprezzano vestendo i panni di Connor e la Grecia di Cassandra.
Va da sé che questo è un gioco prezioso, fantastico ma anche molto sperimentale, il modo in cui reagirà il pubblico – in primis nelle vendite – farà vertere il futuro delle produzioni Ubisoft in questo ambito, perché c’è così tanto da fare, da dire, ma investire, da creare in mille modi diversi con la realtà virtuale che ciò che abbiamo vissuto non può che essere solo l’inizio.