Atelier Lulua: The Scion of Arland
Nel lontano 1997 faceva la sua comparsa in Giappone Atelier Marie: The Alchemist of Salburg, capostipite di una delle saghe JRPG più longeve e prolifiche del panorama videoludico, con oltre 30 titoli tra titoli principali e spin-off (oltre a svariati remake e porting). Per vedere il franchise Atelier sbarcare fuori dal Sol Levante dobbiamo aspettare la bellezza di 12 anni, nel 2009, e da allora la saga ha iniziato a raccogliere una discreta fetta di pubblico tra gli appassionati sia nel vecchio Continente che in Nord America.
Il 24 Maggio sarà disponibile l’ultimo titolo della serie, Atelier Lulua: The Scion of Arland, quarto capitolo della saga di Arland, che abbiamo provato per voi su PS4.
TORNIAMO AD ARLAND!
In Atelier Lulua: The Scion of Arland il giocatore veste i panni di Elmerulia Frixell, conosciuta da tutti come Lulua, figlia della leggendaria Rorona Frixell, alchimista di grandissima fama nonché protagonista del primo titolo della serie Arland.
Lulua è una giovane alchimista che vuole seguire le orme della madre, ma come sempre capita essere degni del nome dei propri genitori può essere a volte una vera e proria Spada di Damocle che pende sulla propria testa. Infatti Lulua, pur essendo molto energica e con un atteggiamento estremamente positivo ed ottimista, non ha le capacità della madre, se non fosse che ad aiutarla arriva un libro comparso letteralmente dal nulla chiamato Alchemy Riddle e grazie all’uso di questo tomo magico Lulua inizia a progredire nell’arte alchemica a grandissima velocità.
Di tanto in tanto sulle pagine di questo libro, bianche per tutti se non per Lulua, compaiono indicazioni che il giocatore deve decifrare per sbloccare nuove ricette. Spesso e volentieri gli indizi per decifrare le pagine si troveranno proseguendo semplicemente la storia, mentre solo in pochi casi sarà necessario spremersi un po’ le meningi per trovare quanto richiesto. Per chi non è nuovo alla saga può notare come l’incipit di questo capitolo sia fondamentalmente lo stesso di Atelier Sophie.
Con rinnovato spirito e sempre più convinta delle proprie capacità Lulua decide di partire per Arland per risolvere delle questioni burocratiche, visto che la madre si era scordata di rinnovare la licenza dell’Atelier di famiglia. Purtroppo dopo una partenza con un obiettivo ben preciso devo ammettere che Atelier Lulua non sembra avere un grandissimo quadro di insieme sul come far progredire la storia in maniera fluida e coerente, ma sia più un susseguirsi di sottotrame, quasi sempre dettate dalle richieste che compaiono nell’Alchemy Riddle. Alla fin dei conti il gioco rappresenta il viaggio di Lulua dall'anonimato, pur portando un cognome pesante, alla celebrità del mondo degli Alchimisti, come una vera e propria idol di questo mondo alternativo.
Più che un quarto capitolo (nella versione giapponese compare nel sottotitolo il numero 4), Atelier Lulua sembra un l’inizio di un nuovo ciclo che ha come base le storie raccontante nella trilogia precedente. A conferma di quanto detto c’è il fatto che i personaggi principali dei capitoli precedenti compaiono quasi sempre sotto forma di NPC e non diventano invece parte integrante del nostro team come per esempio accadeva in Atelier Meruru, terzo episodio della saga Arland, dove era possibile utilizzare Rorona e Totori, protagoniste dei primi due (anche se pare sarà possibile utilizzarle come personaggi giocabili tramite DLC a pagamento). Inoltre anche il sistema di tutorial, molto dettagliato, seppur tutto in lingua inglese, sembra far intendere la volontà di Gust di creare un nuovo “entry point” per chi si vuole avvicinare alla saga Atelier per la prima volta.
UNA CODA DI ROSPO, ALI DI PIPISTRELLO E.....
Se il reparto trama di Atelier Lulua non fa gridare di certo al capolavoro, dall’altra parte abbiamo un gameplay solido e collaudato.
Il mondo di Atelier Lulua è composto da tante minimappe, ognuna delle quali ha un certo numero di mostri e di ingrendienti da trovare nei vari punti di raccolta. La percentuale di esplorazione di ogni luogo è visibile sulla mappa richiamabile tramite l’uso della croce direzionale e, come spesso accade, non sempre è possibile completare al 100% l’esplorazione di un luogo al primo passaggio, ma sarà necessario un certo backtracking (coadiuvato per fortuna da un sistema di fast travel) una volta acquisiti nuovi strumenti.
In ogni ambiente i mostri sono ben visibili ed è anche facile evitarli tramite il tasto corsa, nel caso non si voglia perdere tempo con scontri inutili. Una volta all’interno del combattimento il nostro party è disposto su due linee, con quella frontale dedicata agli attaccanti, mentre quella sul retro è destinata ai personaggi di supporto. Per quanto i personaggi di supporto non sono utilizzabili direttamente, le loro abilità si innescano rispettando determinate condizioni, fornendo al giocatore diverse opzioni a seconda dei personaggi utilizzati e della loro disposizione.
Come ogni JRPG con combattimenti a turni che si rispetti i personaggi hanno la possibilità di attaccare, usare abilità, oggetti o mettersi in difesa (ed anche fuggire), mentre i personaggi con il tratto Alchimista hanno un’opzione extra chiamata Interruzione. Questa abilità permette al personaggio in questione di agire prima del suo turno (anche se in posizione arretrata di supporto) per utilizzare un oggetto pre-assegnato, molto utile in momenti critici.
A livello di difficoltà Atelier Lulua è un bell’osso duro, visto che la sfida nei combattimenti è alta fin da subito, soprattutto se non si sfrutta a dovere l’abilità Interruzione e va man mano crescendo, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli status elementali.
Ma il vero cuore di Atelier Lulua, come qualsiasi altro gioco del franchise, è il sistema di crafting basato sull’Alchimia. Per chi non ha mai giocato ad un titolo della serie Atelier, il primo impatto con l’Alchimia è quanto meno destabilizzante. Le informazioni da apprendere sono tante, anche se il sistema di tutorial aiuta molto in questo senso. Man mano che si familiarizza con le nozioni base del gioco si inizia ad apprezzare la complessità e profondità del sistema di crafting, sicuramente uno dei più divertenti e meglio realizzati che personalmente abbia mai provato.
Fondamentalmente per ogni oggetto da creare è necessario utilizzare determinati ingredienti, che a loro volta possono essere semplicemente trovati durante le sessioni di esplorazione e raccolta nelle mappe di gioco, oppure craftati o comprati dai negozi. Le ricette per le creazione degli oggetti provengono o dall’Alchemy Riddle, una volta decifrate le sue pagine, o dai manuali che possiamo trovare nel corso della nostra avventura.
La particolarità sta nel fatto che ogni elemento nel sistema di crafting ha delle caratteristiche intrinseche che possono essere trasportate nell’oggetto finale, fino ad un massimo di tre. Ad esempio è possibile utilizzando un ingrediente con il tratto Veleno, creare un oggetto od un’arma con il tratto Veleno. Ogni caratteristica costa un certo numero di punti e il numero di punti massimi utilizzabili (massimo 60) in ogni oggetto aumenta con il crescere del livello di Alchimia (diverso dal livello del personaggio).
Inoltre il sistema prevede anche la possibilità di cambiare la categoria base di alcuni oggetti, dando al giocatore la possibilità di utilizzare alcuni ingredienti con particolari caratteristiche molto potenti, come ingredienti per ricette in cui non è previsto originariamente il loro utilizzo. Come potete intuire il sistema di crafting rappresenta un vero e proprio gioco all’interno del gioco che rischia di occupare molto tempo per esplorare le infinite combinazioni possibili a disposizione, ma che può regalare grandissime soddisfazioni una volta che si riescono a creare gli oggetti con le caratteristiche che sognavamo.
Piccolo consiglio: non provate a creare delle bombe con elementi con affinità all’acqua se non volete trovarvi con un pugno di mosche in mano...
TUTTO MOLTO BELLO DA VEDERE
Atelier Lulua pone grande cura sulla realizzazione dei protagonisti del gioco, con particolare focus su quello di quelli femminili, con vestiti curati fino al minimo dettaglio, anche se pare che Lulua abbia avuto un occhio di riguardo in più rispetto altri personaggi. Le ambientazioni di gioco sono ben realizzate, mentre la nota dolente arriva dal bestiario che non ha una gran varietà di modelli.
Il gioco è doppiato in giapponese, anche se alcuni doppiaggi sembrano poco fedeli ai personaggi che rappresentano su schermo, mentre il testo è completamente in inglese. Data la complessità del sistema di crafting, è importante avere una buona padronanza della lingua per non rischiare di perdersi passaggi importanti.
Voto
Redazione