Attack On Titan 2

di Daniele Mariani

Come fan dell’anime e del manga , ho avuto il piacere di giocare il primo titolo di Tecmo Koei (Attack on Titan: Wings of Freedom) e di trovarlo un gioco più che dignitoso. Controlli puliti, un cast ricco di personaggi, e finalmente la sensazione di solcare i cieli grazie all’attrezzatura per il movimento tridimensionale. Il giudizio all’epoca fu abbastanza unanime fra le varie testate: un “bello ma”, un titolo che se la cavava nel rendere ambientazioni e feeling del manga originale attraverso delle meccaniche ben costruite ma poco eclatanti. Un primo passo, diciamo, per una formula ancora acerba ma destinata a seguire a lungo un brand destinato a durare altrettanto a lungo.

Con Attack on Titan 2, purtroppo, Tecmo Koei ha cambiato ben poco e commesso alcuni errori imperdonabili. Ma andiamo per ordine.

Per chi non fosse familiare con l’opera originale, la storia segue le gesta di Eren, Armin e Mikasa -un gruppo di amici che hanno perso i propri cari durante un attacco al genere umano da parte di enormi umanoidi chiamati appunto Giganti. Quella che una volta la pacifica ultima città del genere umano è ora un covo di complotti accerchiato da queste creature mostruose, ed il trio di giovani ragazzi (accompagnati da un cast ben variegato di compagni e mentori) decidono di arruolarsi come soldati ed entrare nei ranghi del Corpo di Ricerca -una branca dell’esercito umano incaricato di esplorare i territori oltre le mura alla ricerca di informazioni sulla natura dei Giganti.

Per chi avesse già seguito la prime due stagioni dell’anime o abbia avuto occasione di giocare al primo titolo della serie, Attack on Titan 2 non riserverà purtroppo alcuna sorpresa. Dopo l’epica conclusione del suo predecessore sarebbe stato impossibile non entusiasmarsi per un secondo episodio, ma Attack on Titan 2 sceglie (abbastanza astutamente) di non estendersi molto oltre il materiale già trattato dall’anime -prediligendo, in un anticlimax abbastanza insoddisfacente, di ri-raccontare gli eventi già trattati nell’anime attraverso il punto di vista di uno spettatore esterno.

Il protagonista di Attack on Titan 2, infatti, è un avatar perfettamente customizzabile -un dimenticato compagno del 104° Corpo dei Cadetti (sempre proveniente dal distretto di Shiganshina) al pieno controllo del giocatore, con cui inserirsi nella vita di camerata ed affiancare Eren e compagni durante le scene cruciali della storia. Attack on Titan 2 non sfocia mai oltre la seconda stagione, ma svolge un discreto lavoro nel permettere al giocatore di fare amicizia con i vari membri del cast ed approfondire alcune delle storyline meno trattate nell’anime.

E’ proprio sulla presenza di questo nuovo, innominato membro che il gioco punta gran parte delle proprie innovazioni: le blande componenti di RpG presenti nel primo episodio qui esplodono grazie alla possibilità di insegnare al proprio avatar tecniche e potenziamenti appresi grazie agli allenamenti effettuati con gli altri membri del cast -così come è presente la possibilità di catturare i giganti per avanzare il progresso delle tecnologie militari disponibili e sbloccare nuovi oggetti ed equipaggiamenti.

Il risultato, per quanto entusiasmante, è purtroppo controbilanciato da una esperienza di combattimento pressoché identica a quella del titolo precedente, se non peggiorata sul piano tecnico per quanto riguarda collisioni e controllo di telecamera. Le uniche aggiunte degne di nota sono la possibilità di costruire sul territorio basi dai diversi effetti (da postazioni in cui fare rifornimento di oggetti a mortai con cui far piovere piombo sui vari giganti), un uso più approfondito degli alleati (ora capaci di sferrare diversi tipi di attacchi, o di utilizzare oggetti al posto del protagonista) e un nuovo tipo di attacco a lunghissimo raggio attivabile attraverso l’uso di un telescopio portatile.

Sul piano grafico, Attack on Titan 2 si gioca le carte migliori grazie allo sviluppo dedicato per PS4e Xbox One -con sequenze in grado di rivaleggiare con la qualità dell’anime stesso. L’effetto, per quanto spettacolare, rischia tuttavia di andare perso proprio grazie alla costante senso di “già visto” dovuto alla fedele trasposizione su schermo delle vicende narrate sia nell’anime che nel primo episodio -portando spesso il giocatore già familiare con gli eventi a saltare a piè pari ogni intermezzo.