Baldur's Gate: Enhanced Edition
di
Andrea Bruni
Come direbbe -perlomeno, se ne avesse ancora la possibilità- un coboldo colpito da un colpo critico con uno spadone +3, certe cose lasciano il segno. E questo é indubbiamente il nostro caso: provate a ricostruire un'esauriente storia dei giochi di ruolo occidentali, o anche dei giochi di ruolo su PC (le due categorie per lunghissimi anni sono stati pressoché sovrapponibili), e vi renderete conto quanto
sia difficile -se non impossibile- omettere un corposo capitolo dedicato a Baldur's Gate.
Prima escursione in campo ruolistico di una certa Bioware (che un pò di strada in quel senso a quanto pare ne avrebbe fatta), questo titolo ha segnato il 1998 videoludico con la migliore trasposizione mai vista delle regole di Dungeons & Dragons (per la precisione di AD&D seconda edizione), un nuovo standard qualitativo per il suo genere e la nascita di un'era dell'oro del gdr cui proprio Bioware (assieme a Black Isle Studios, già coinvolti nella produzione di BG) e questo brand costituiranno il motore trainante.
Ma ora torniamo al presente, quasi tre lustri dopo aver condotto per la prima volta il nostro eroe al di fuori delle mura di Candlekeep; Un balzo temporale che per il mondo dei videogames rappresenta un gap plurisecolare, in cui abbiamo visto susseguirsi diverse generazioni di hardware, equilibri di mercato ridefinirsi drasticamente, gusti e mode mutare senza sosta, nuovi colossi del settore emergere e vecchi dominatori vedersi costretti a un inglorioso oblio. Ma appunto, certe cose lasciano il segno, e non basta il trascorrere del tempo (neppure quello inesorabilmente e spesso impietosamente iperveloce che sancisce l'evoluzione del nostro hobby preferito) perché certe memorie possano venire semplicemente riposte e poi abbandonate ad accumulare polvere in qualche oscuro cassetto dei nostri ricordi di videogiocatori. E dopo un -magnifico- sequel, almeno un paio di dichiarati successori spirituali e l'apporto di una fanbase piuttosto tenace, in questo finale di 2012 é Overhaul Games con questa Enhanced Edition a darci la definitiva prova che in questi 14 anni Baldur's Gate é stato tutto fuorché dimenticato.
E giusto per mettere subito le cose in chiaro, il lavoro del team facente capo a Beamdog (piattaforma di Digital Delievery fondata proprio da ex membri di Bioware), non é da inquadrarsi come un remake di nuova generazione, e nemmeno all'interno della cerchia delle riedizioni HD ultimamente tanto in voga (e a cui gli stessi Overhaul hanno dato il loro contributo col rifacimento in alta definizione del gioiellino MDK2); BG:EE piuttosto é una limpida opzione di recupero e "restauro" di un classico, tirato a lucido quanto basta come interfaccia e contenutisticamente ampliato, ma per il resto esattamente lo stesso gioco che ci ha deliziati nelle battute finali dello scorso millennio.
Dunque, chi ha giocato (e possibilmente amato) l'edizione originale, può sentirsi libero di concludere proprio qui la lettura di questo articolo, perché sa perfettamente cosa aspettarsi. E del resto, non
sembra certo un mistero che il progetto sia stato concepito e sviluppato come un'alternativa più pratica ed economica all'utilizzo di una DeLorean DMC-12 dell'81 opportunamente modificata; un vero e proprio viaggio nel tempo verso un capolavoro del passato e verso un modo di concepire gli rpg ormai in via di estinzione.
Perché é pur vero -e qui ci rivolgiamo soprattutto alle nuove generazioni di giocatori- che alcune delle meccaniche introdotte in Baldur's Gate sono tuttora applicate in forma pressoché inalterata (si veda ad esempio il sistema di combattimento in tempo "semi-reale" dove l'uso della pausa "tattica" dove elaborare strategie e impartire ordini rappresenta uno strumento indispensabile; una formula a cui Bioware non saprà più rinunciare), e che titoli quali Dragon Age o The Witcher si rifacciano più o meno marcatamente al gameplay dell'illustre progenitore; ma più ci addentiramo in questa rimpatriata nei Forgotten Realms, più siamo consapevoli che quello che abbiamo di fronte é in tutti i sensi un gioco di altri tempi.
Si tratta, questa, di una sensazione palpabile in ogni frangente, in ogni aspetto della giocabilità e pure nel setting e nel comparto narrativo. D'altri tempi appare la più popolare delle ambientazioni
targate D&D, quei "Reami Dimenticati" che rappresentano un fantasy classico e volendo un pò "ingenuotto" (ma non per questo meno affascinante) che ora é stato soppiantato quasi completamente a favore di setting più oscuri e "adulti", dove la magia cede il passo a ben più sinistri complotti politici e dove al feeling più puramente avventuroso vengono preferiti toni apertamente drammatici. D'altri tempi si presenta anche la gestione di un party numeroso (potremo controllare fino a 6 elementi alla volta, compreso il nostro protagonista), la cui composizione tra le numerose opzioni di reclutamento é un fattore da studiare con estrema cura per poter contare su una squadra ben assortita e sempre funzionale (o al contrario, per maledirci quando nel mezzo di un combattimento cruciale ci accorgeremo di aver lasciato dei punti deboli nel team che potrebbero costarci un imbatazzante -quanto fatale- fallimento); e in generale una complessità di fondo che nonostante la relativa semplicità e user-friendliness dell'interfaccia, non ci darà scelta se non farci una cultura su thac0, classi armature, modificatori e tutta quella selva di regole e postille proprie di AD&D, di cui una comprensione perlomeno di base sarà più che utile per non buttarci allo sbaraglio contro i mille pericoli di cui sarà costellata la nostra avventura. Diciamo che l'immediatezza a cui questa generazione di videogiochi pare essere votata (e neppure gli rpg sembrano fare eccezione) é tutt'altra cosa.
Appartenenti ad un'altra epoca, infine, sono anche le modalità e la cadenza con cui la trama ci verrà riveltata. Un plot che, per inciso, pur senza tante trovate pirotecniche, risulta piacevole da seguire,
ma che, alla luce di oggi appare molto lento e parecchio "diluito", considerato che la gran parte delle ore che trascorreremo prima dei titoli di coda, sarà con ogni probabilità spesa nelle aree "secondarie" della vasta mappa di gioco, dove il nostro pensiero sarà completamente assorbito dall'esplorare in libertà, combattere qualunque forma di vita ci si pari davanti con intenzioni ostili, risolvere le tante missioni minori, accumulare punti esperienza e mettere assieme un discreto bottino, senza l'assillo di una trama "ingombrante" che ci disincentivi a bighellonare con troppa spensieratezza per i Reami.
Questo, naturalmente, a meno di tirare dritti senza tanti complimenti lungo il percorso che ci viene dettato dalla quest principale... cosa peraltro estremamente sconsigliabile, in quanto ci perderemmo una bella fetta di divertimento, oltre che a occasioni di mettere assieme un buon equipaggiamento e un livello del gruppo adeguato al grado di sfida che vi troverete ad affrontare (giust'a proposito, scordatevi qualunque forma di autolivellamento dei nemici!). In un'epoca di giochi "teleguidati" (e neppure i free-roaming possono definirsi del tutto esenti), non é più facilissimo trovare un'impostazione simile.
sia difficile -se non impossibile- omettere un corposo capitolo dedicato a Baldur's Gate.
Prima escursione in campo ruolistico di una certa Bioware (che un pò di strada in quel senso a quanto pare ne avrebbe fatta), questo titolo ha segnato il 1998 videoludico con la migliore trasposizione mai vista delle regole di Dungeons & Dragons (per la precisione di AD&D seconda edizione), un nuovo standard qualitativo per il suo genere e la nascita di un'era dell'oro del gdr cui proprio Bioware (assieme a Black Isle Studios, già coinvolti nella produzione di BG) e questo brand costituiranno il motore trainante.
Ma ora torniamo al presente, quasi tre lustri dopo aver condotto per la prima volta il nostro eroe al di fuori delle mura di Candlekeep; Un balzo temporale che per il mondo dei videogames rappresenta un gap plurisecolare, in cui abbiamo visto susseguirsi diverse generazioni di hardware, equilibri di mercato ridefinirsi drasticamente, gusti e mode mutare senza sosta, nuovi colossi del settore emergere e vecchi dominatori vedersi costretti a un inglorioso oblio. Ma appunto, certe cose lasciano il segno, e non basta il trascorrere del tempo (neppure quello inesorabilmente e spesso impietosamente iperveloce che sancisce l'evoluzione del nostro hobby preferito) perché certe memorie possano venire semplicemente riposte e poi abbandonate ad accumulare polvere in qualche oscuro cassetto dei nostri ricordi di videogiocatori. E dopo un -magnifico- sequel, almeno un paio di dichiarati successori spirituali e l'apporto di una fanbase piuttosto tenace, in questo finale di 2012 é Overhaul Games con questa Enhanced Edition a darci la definitiva prova che in questi 14 anni Baldur's Gate é stato tutto fuorché dimenticato.
E giusto per mettere subito le cose in chiaro, il lavoro del team facente capo a Beamdog (piattaforma di Digital Delievery fondata proprio da ex membri di Bioware), non é da inquadrarsi come un remake di nuova generazione, e nemmeno all'interno della cerchia delle riedizioni HD ultimamente tanto in voga (e a cui gli stessi Overhaul hanno dato il loro contributo col rifacimento in alta definizione del gioiellino MDK2); BG:EE piuttosto é una limpida opzione di recupero e "restauro" di un classico, tirato a lucido quanto basta come interfaccia e contenutisticamente ampliato, ma per il resto esattamente lo stesso gioco che ci ha deliziati nelle battute finali dello scorso millennio.
Dunque, chi ha giocato (e possibilmente amato) l'edizione originale, può sentirsi libero di concludere proprio qui la lettura di questo articolo, perché sa perfettamente cosa aspettarsi. E del resto, non
sembra certo un mistero che il progetto sia stato concepito e sviluppato come un'alternativa più pratica ed economica all'utilizzo di una DeLorean DMC-12 dell'81 opportunamente modificata; un vero e proprio viaggio nel tempo verso un capolavoro del passato e verso un modo di concepire gli rpg ormai in via di estinzione.
Perché é pur vero -e qui ci rivolgiamo soprattutto alle nuove generazioni di giocatori- che alcune delle meccaniche introdotte in Baldur's Gate sono tuttora applicate in forma pressoché inalterata (si veda ad esempio il sistema di combattimento in tempo "semi-reale" dove l'uso della pausa "tattica" dove elaborare strategie e impartire ordini rappresenta uno strumento indispensabile; una formula a cui Bioware non saprà più rinunciare), e che titoli quali Dragon Age o The Witcher si rifacciano più o meno marcatamente al gameplay dell'illustre progenitore; ma più ci addentiramo in questa rimpatriata nei Forgotten Realms, più siamo consapevoli che quello che abbiamo di fronte é in tutti i sensi un gioco di altri tempi.
Si tratta, questa, di una sensazione palpabile in ogni frangente, in ogni aspetto della giocabilità e pure nel setting e nel comparto narrativo. D'altri tempi appare la più popolare delle ambientazioni
targate D&D, quei "Reami Dimenticati" che rappresentano un fantasy classico e volendo un pò "ingenuotto" (ma non per questo meno affascinante) che ora é stato soppiantato quasi completamente a favore di setting più oscuri e "adulti", dove la magia cede il passo a ben più sinistri complotti politici e dove al feeling più puramente avventuroso vengono preferiti toni apertamente drammatici. D'altri tempi si presenta anche la gestione di un party numeroso (potremo controllare fino a 6 elementi alla volta, compreso il nostro protagonista), la cui composizione tra le numerose opzioni di reclutamento é un fattore da studiare con estrema cura per poter contare su una squadra ben assortita e sempre funzionale (o al contrario, per maledirci quando nel mezzo di un combattimento cruciale ci accorgeremo di aver lasciato dei punti deboli nel team che potrebbero costarci un imbatazzante -quanto fatale- fallimento); e in generale una complessità di fondo che nonostante la relativa semplicità e user-friendliness dell'interfaccia, non ci darà scelta se non farci una cultura su thac0, classi armature, modificatori e tutta quella selva di regole e postille proprie di AD&D, di cui una comprensione perlomeno di base sarà più che utile per non buttarci allo sbaraglio contro i mille pericoli di cui sarà costellata la nostra avventura. Diciamo che l'immediatezza a cui questa generazione di videogiochi pare essere votata (e neppure gli rpg sembrano fare eccezione) é tutt'altra cosa.
Appartenenti ad un'altra epoca, infine, sono anche le modalità e la cadenza con cui la trama ci verrà riveltata. Un plot che, per inciso, pur senza tante trovate pirotecniche, risulta piacevole da seguire,
ma che, alla luce di oggi appare molto lento e parecchio "diluito", considerato che la gran parte delle ore che trascorreremo prima dei titoli di coda, sarà con ogni probabilità spesa nelle aree "secondarie" della vasta mappa di gioco, dove il nostro pensiero sarà completamente assorbito dall'esplorare in libertà, combattere qualunque forma di vita ci si pari davanti con intenzioni ostili, risolvere le tante missioni minori, accumulare punti esperienza e mettere assieme un discreto bottino, senza l'assillo di una trama "ingombrante" che ci disincentivi a bighellonare con troppa spensieratezza per i Reami.
Questo, naturalmente, a meno di tirare dritti senza tanti complimenti lungo il percorso che ci viene dettato dalla quest principale... cosa peraltro estremamente sconsigliabile, in quanto ci perderemmo una bella fetta di divertimento, oltre che a occasioni di mettere assieme un buon equipaggiamento e un livello del gruppo adeguato al grado di sfida che vi troverete ad affrontare (giust'a proposito, scordatevi qualunque forma di autolivellamento dei nemici!). In un'epoca di giochi "teleguidati" (e neppure i free-roaming possono definirsi del tutto esenti), non é più facilissimo trovare un'impostazione simile.
Baldur's Gate: Enhanced Edition
8
Voto
Redazione
Baldur's Gate: Enhanced Edition
Una chiara "operazione nostalgia", Baldur's Gate Enhanced Edition é un recupero e "restauro" di un autentico capolavoro, ad appannaggio principalmente dei fan di vecchia data, che difficilmente resteranno delusi. Per gli altri, il rischio di ritrovarsi un gioco vicino a dimostrare i suoi 14 anni é reale... ma il rischio é anche quello di scoprire un grandioso classico, e un modo di intendere i giochi di ruolo ora pressoché scomparso.
In ogni caso, é sempre un piacere rivederti, Baldur's Gate.
In ogni caso, é sempre un piacere rivederti, Baldur's Gate.