Barotrauma, gli Occhi dell’Abisso più Oscuro – Recensione PC
Undertow Games e FakeFish ci portano sulla luna di Giove
Di futuri distopici ne abbiamo visti davvero tanti. Quello del futurista è un lavoro difficile, soprattutto perché la maggior parte delle volte le previsioni, su quello che per l’appunto potrebbe essere uno scenario non troppo lontano, finiscono per essere non proprio rosee come vorremmo immaginare.
Dalle intelligenze artificiali che prendono il controllo della Terra, con una squadra di T1000 o semplicemente inglobandoci in una realtà virtuale di cui non siamo coscienti, alle risorse del nostro globo che si esauriscono al punto da impedirci di vivere come facciamo oggi, sono molteplici le situazioni in cui non vorremmo assolutamente trovarci.
FakeFish e Undertow Games immaginano un futuro ambientato nello spazio. Non uno di quelli belli alla Cowboy Bebop per intenderci, ma una roba più alla Alien. Il classico scenario dove troviamo mondi nuovi da abitare ma <<ehi, sono popolati da creature aliene terribilmente aggressive>>.
E che fai, vuoi privarti di un viaggio del genere?! Il tutto mentre ti trovi costretto a gestire un sottomarino, immerso in un mare di pece nera, popolata da creature killer, ma anche di pirati pronti a cannibalizzare la tua nave al fine di sopravvivere?
Barotrauma, un mondo ostico in cui vivere
L’esperienza impostata dal gioco non è proprio user friendly. Mi spiego meglio: narrativamente parlando si tratta di uno degli scenari peggiori a cui si potrebbe incorrere nel futuro, ovvero quello in cui si è costretti a migrare verso mondi lontani “abitabili” al fine di sopravvivere. Le virgolette sono d’obbligo, se non altro perché una delle lune di Giove, Europa nello specifico, quella scelta dagli sviluppatori per impostare la storia, non offre un clima vivibile in superficie per via delle radiazioni, motivo che spinge l’umanità a prediligere gli abissi.
Nello specifico un mare intero di … pece nera. Sangue nero della Terra, come diceva il protagonista di un film degli anni ’80. Ed è con questo preambolo che ha inizio la nostra avventura, un viaggio che è bene iniziare col piede giusto affrontando il tutorial, necessario ma non adeguatamente sufficiente sulle prime fasi per imparare tutto ciò che Barotrauma nasconde nel suo sistema di gioco.
Un sistema di gioco che non farà altro che mettervi alla prova passo dopo passo, sin dagli inizi in cui diventerà fondamentale decidere come gestire il proprio equipaggio, nonché trovando modi e maniere di commerciare con le altre fazioni umane presenti sul pianeta Europa (cercando nel frattempo, chiaramente, di non perire sotto gli attacchi degli alieni).
Sebbene sia presente una modalità campagna, il gioco a tutti gli effetti si presenta come un survival 2D pensato per metterci alla prova senza esclusione di colpi, tant’è che la prima run, per un giocatore alle prime armi con il gioco, è quasi assodato che terminerà con un disastroso reset accompagnato dalla morte dell’intero equipaggio.
Barotrauma: nessuno può sentirti urlare
E nessuno può vederti leggere le istruzioni. Sì, perché il titolo di FakeFish e Undertow Games è uno di quei giochi sci-fi pensati per essere sfidanti e non proprio accomodanti, tanto che lo si nota da subito grazie alla mole di informazioni a cui verremo sottoposti sin dalle prime fasi del tutorial.
Iniziamo col dirvi che Barotrauma ci offre la possibilità di impersonare un personaggio di un equipaggio, che può essere rispettivamente il Capitano, uno Scienziato, un Addetto alla Sicurezza, Meccanico, Scienziato e Ingegnere. Per dire, mentre il Capitano avrà l’arduo compito di guidare la truppa verso un destino più roseo, che debba comprendere almeno la sopravvivenza, mentre invece il Meccanico o l’Ingegnere sono ottime aggiunte per il crafting, che riguarda una parte fondamentale dell’intera offerta videoludica.
Per fortuna durante la modalità campagna il giocatore può guidare un personaggio per volta, così che gli avatar non selezionati verranno guidati dall’IA nell’espletare i compiti più semplici della loro classe, tipo effettuare riparazioni o curare personale ferito dell’equipaggio. Diciamo che la stessa IA non brilla comunque per furbizia, questo perché ci è capitato spesso di vedere alcuni personaggi procedere verso zone particolarmente pericolose della nave, come quelle allagate o invase dagli alieni, così da incorrere a morte certa.
Con mouse e tastiera il movimento avviene tramite la combinazione dei tasti WASD, accompagnati dalla routine limitrofa utile a effettuare le diverse azioni, mentre il mouse ci permetterà un’interazione più diretta con l’inventario, oltre a garantirci la direzione verso cui il nostro personaggio guarderà durante il movimento.
L’obiettivo principale del gioco è quello di esplorare il mondo di gioco senza morire, sopravvivendo pertanto non solo agli attacchi delle creature aliene, ben rappresentate da una serie di forse e figure che ricordano un po’ gli xenomorfi di Giger, seguiti da fazioni umane non proprio inclini a dividere il nuovo mondo con altri. Il sistema di sonar è intrigante, ma come detto per le restanti meccaniche del gameplay, il titolo non sembra voler regalare niente a nessuno, imponendo un ritmo serrato che non lascia poi tanto spazio agli errori.
È un po’ un peccato notare che tutto l’incedere della storia è particolarmente pesante da leggere, se non altro perché la mole di dialoghi non lascia spazio a molte interpretazioni, mettendoci essenzialmente nella posizione di rispondere sì o restare in silenzio. Se il Game Over in solitaria vi spaventa un po’, potete sempre gettarvi nella modalità multiplayer, che consigliamo maggiormente in presenza di un gruppo di amici, questo perché favorirebbe non solo la partecipazione alla vita della nave, ma anche e soprattutto di fronte a tutte le avversità che Europa è pronta a mettervi in mezzo alla strada.
Tra l’altro la modalità multigiocatore, una volta in sei, vi permette di iniziare a gestire il sottomarino praticamente con l’equipaggio completo, e guardate che non è poco da dire, soprattutto considerando quanto detto poc’anzi in merito all’IA. Resta preponderante anche qui il discorso del trial & error, giacché anche con un gruppo affiatato non sarà facile gestire tutte le situazioni.
Lo stile di Barotrauma
La cosa che fa piacere notare è che il titolo, seppur si tratti di in un indie, si presenta con un comparto grafico semplice quanto efficacie. Il ragdoll dei personaggi presenti offre un movimento fluido e ben articolato, certo alcune volte fa ridere vedere questi personaggi alle prese con oggetti o parti della nave, ma onestamente tale espediente non pesa per nulla in termini di resa finale.
L’interfaccia di gioco possiede tante voci a cui bisogna abituarsi. Certo, con una localizzazione in lingua nostrana forse le cose si sarebbero rivelate un pelino più semplici, ma anche i meno anglofoni troveranno modo e maniera di cavarsela, a patto che venga seguito per bene all’inizio il tutorial. Insomma, non saltate le tappe e datevi il giusto tempo per procedere oltre.
A chiudere questa disamina vi segnaliamo che Barotrauma offre anche un buon numero di tool dedicati al modding, una pratica che troviamo onestamente piacevole quanto fruttuosa, questo perché offre ai giocatori modi e maniere utili a customizzare il proprio sottomarino da cima a fondo.