Baten Kaitos

Baten Kaitos
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Pare che il genere J-Rpg si prepari alla sua resurrezione e, davanti a tale sentore, gli occhi di tutti si volgono inesorabilmente verso un unico titolo: Final Fantasy XII (al contempo auspicabile punto d'approdo e di nuova partenza). Contro la tipologia di gioco in questione, spesso criticata con fin troppo semplicismo, vengono mossi anatemi pressappoco riassumibili negli accentuati legami con i canoni del passato. Se è pur vero che davanti a titoli classicisti come Dragon Quest si ergono imprese rinnovatrici quali Tales (per fare due fra i più illustri esempi), rimane inattaccabile la verità che vede negli anni del Super Famicom l'età dell'oro del gioco di ruolo di matrice nipponica (con Final Fantasy VI seduto tuttora sul scranno più alto). Baten Kaitos ed il suo sottotitolo (le ali eterne e l'oceano perduto) si pongono dal canto loro a metà strada fra le due scuole testé semplificate: da una parte, infatti, esso preserva stereotipi fra i più banali (specie nel raccontarsi e nella struttura esplorativa), dall'altra tenta la felice via della sorpresa mediante un intrigante sistema di combattimento.

Benché di arcipelaghi fluttuanti se ne siano visti in passato più d'uno, il mondo di Baten Kaitos è, in pieno stile Monolith Software, indubbiamente carico di lirismo.
Benché di arcipelaghi fluttuanti se ne siano visti in passato più d'uno, il mondo di Baten Kaitos è, in pieno stile Monolith Software, indubbiamente carico di lirismo.
La componente più debole e discutibile fra quelle estetiche è il character design, con dei personaggi di per loro privi di cura narrativa e con dei ritratti assolutamente sottotono (nonché inguardabili quando i nostri si lanciano in inespressive smorfie).
La componente più debole e discutibile fra quelle estetiche è il character design, con dei personaggi di per loro privi di cura narrativa e con dei ritratti assolutamente sottotono (nonché inguardabili quando i nostri si lanciano in inespressive smorfie).
D'altra parte ogni locazione vanterà una cura di particolari che pure a dispetto della sobrietà va a favore della ricchezza di particolari (i fondali prerenderizzati sono ampiamente animati).
D'altra parte ogni locazione vanterà una cura di particolari che pure a dispetto della sobrietà va a favore della ricchezza di particolari (i fondali prerenderizzati sono ampiamente animati).

Ma iniziamo da dove è lecito farlo: le nostre vicende hanno come teatro un arcipelago fluttuante immerso nelle nuvole, dove la marciante minaccia di un impero dispotico si fonde con il nome di Malpercio, divinità maligna che all'alba dei tempi uccise la Balena ed inghiottì, così morendo, l'oceano e le sue immense distese d'acqua (si ricordi che Baten Kaitos è nome arabo della costellazione tolemaica dedicata al ventre del sopraccitato cetaceo). Tuttavia, c'è sempre chi invaghito del male lo rivuole in vita ed è per questo che il Fato ha ben visto di riunire a sé, nel nome del bene, fior fiore d'eroi. Kalas ed il suo Spirito Guardiano (chiamato a soddisfare a partire dalle generalità le volontà più dirette del giocatore) non saranno che i primi ingressi del successivo novero di protagonisti (invero tutti assai privi di quella cura tipica invece dei precedenti lavori dei creativi adesso sussidiari di Namco).
Ciò che importa è che, tanto ludicamente quanto ad appannaggio concettuale di queste lande di fantasia, tutto ruota intorno alle Magnus, vere e proprie carte da gioco al cui interno vengono ospitate le caratteristiche dei più svariati oggetti: che siano scudi ed armature per proteggersi, lame ed incantesimi per offendere o monili da equipaggiare al fine di aumentare la resistenza (senza tralasciare tanto l'importanza di colpi ben più letali quanto l'interesse suscitato dalle combinazioni effettuabili). Danni inferti, fendenti evitati e bonus che ne derivano (come si dedurrà dopo un'iniziale e necessitata pratica) dipendono basilarmente dai valori riportati sulle carte (il cui numero complessivo oscilla sulla quadruplice cifra di mille e passa), ma non poco ruolo lo giocherà e la fortuna e la selezione operata anticipatamente dal giocatore nell'arricchire, per ciascun membro del party, i rispettivi mazzi. Collezionismo e varietà sono del resto per tanti fruitori due ingredienti garanti di ore ed ore di sperimentazione (benché l'avventura madre, a dispetto dei due mini dvd dispensati, non si dimostri un immenso fiume di tempo nel quale nuotare).

Il numero di Magnus supera il migliaio. Le carte descriventi i nemici (cui va scattata una fotografia in combattimento) sono fra le più pagate e la principale fonte di guadagno.
Il numero di Magnus supera il migliaio. Le carte descriventi i nemici (cui va scattata una fotografia in combattimento) sono fra le più pagate e la principale fonte di guadagno.
Fra le sottotrame più interessanti si annoverano e la compilazione di un vasto albero genealogico e il ritrovamento dei frammenti della mappa stellare (ospitata nelle volte del tempio).
Fra le sottotrame più interessanti si annoverano e la compilazione di un vasto albero genealogico e il ritrovamento dei frammenti della mappa stellare (ospitata nelle volte del tempio).
Ed ecco le Magnus Essenza: tramite esse si darà accesso sia a sequele di trading-quest, sia a forme d'interazione con l'ambiente (basterà intrappolare in carte spurie l'essenza degli oggetti che lo concederanno).
Ed ecco le Magnus Essenza: tramite esse si darà accesso sia a sequele di trading-quest, sia a forme d'interazione con l'ambiente (basterà intrappolare in carte spurie l'essenza degli oggetti che lo concederanno).

Una volta ingaggiato uno scontro (i nemici sono visibili su schermo) è richiesta attenzione nel tempo e nella rapida scelta delle carte (più si avanzerà e più la capienza crescerà, al pari della quantità di Magnus richiamabile per turno), andando a far cozzare piacevolmente l'irruenza dell'attaccare, l'occorrenza di ristorarsi e la volontà generale di agire nella maniera più efficiente possibile.
Inoltre sia il fattore danaro, sia quello del "level up" si sviluppano, sebbene al di fuori di esse, tramite le belligeranze. Per quanto concerne il primo termine citato occorrerà infatti vendere le carte negli appositi negozi e fra le più pagate vi saranno quelle descriventi i nemici sconfitti (previo l'aver scattato una semplice fotografia); per salire di livello, di classe e per spendere quanto la fatica ci ha tramutato in punti esperienza, occorrerà invece recarsi all'interno del tempio accessibile per mezzo dei fiori blu (ottemperanti peraltro, come quelli rossi, ai salvataggi). In seguito, calcato il sacro pavimento, basterà andare all'abside e parlare col sacerdote lì posizionato, per poi pregare e vedere statistiche ed abilità incrementarsi. Ma c'è di più: durante l'esplorazione di borghi abitati e dungeon si avrà accesso ad oggetti di cui impossessarsi (intrappolandone, qualora concesso, l'essenza su carte spurie) e tramite i quali innestare o una sequela di trading-quest (aiutare il cacciatore a prendere i volatili, regalare la bestiola impagliata, compilare poi parte dell'albero genealogico datoci dal vegliardo ecc.) o con i quali liberarsi di ostacoli posti sul cammino (come ad esempio utilizzare del fuoco su un ceppo secco, collocare dell'esplosivo su dei massi franati, mostrare lo stemma reale a stanchi soldati e via di questo passo).

L'estetica (che grande rilevanza ricopre nel plasmare un'atmosfera meritevole) si dimostra anch'essa altalenante, nel senso che ad un pregio che si riscontra si affianca, ahinoi, uno scivolone. Graficamente Baten Kaitos è tutto fuorché sobrio e se l'eccesso di particolari premia i talora splendidi fondali pre-renderizzati (assai ricchi d'animazioni), esso trasforma in inguardabili i personaggi (discreto e ricco d'effetti luce, invece, il motore poligonale dei combattimenti). Quest'ultimi, oltre ad essere vestiti ed inghirlandati con colori fra loro accostati con discutibile gusto, vantano dei ritratti assolutamente sottotono, specie quando i nostri si lanciano in smorfie facciali alquanto inespressive (e da Monolith Software è lecito aspettarsi di più, considerato un certo Tanaka assoldato fra le sue file). La grandezza di città eteree e di locazioni sempre cariche di lirismo farà fortunatamente chiudere entrambi gli occhi su quanto appena detto, così come dinanzi ad un parlato anglosassone privo di pathos (il testo a schermo è ovviamente in italiano) si offriranno al più interessato degli ascolti i propri orecchi, in virtù di una colonna sonora oltremodo evocativa (Motoi Sakuraba ringraziasi).

Alla luce di quanto esposto è facile delineare come l'esperienza finale offra due percorsi. Uno si fonda su validi escamotage per impreziosire le particolarità del gioco e per aggirare il deja vu di azioni consolidate, l'altro ha come cardini una narrazione complessivamente stantia (ben lungi dall'essere memorabile) ed una locomozione assuefatta e tripartita (ossia movimento su mappa, cittadine e luoghi ostili). Vecchio e nuovo si danno in definitiva battaglia: al giocatore, e solo al giocatore, spetterà far prevalere uno sull'altro.

Offesa, cura e protezione: tutto ruota attorno alle carte (i cui mazzi vanno scelti anticipatamente). Il passare del tempo messo a disposizione e la scelta ponderata daranno luogo ad una contesa invero benefica al sistema di combattimento.
Offesa, cura e protezione: tutto ruota attorno alle carte (i cui mazzi vanno scelti anticipatamente). Il passare del tempo messo a disposizione e la scelta ponderata daranno luogo ad una contesa invero benefica al sistema di combattimento.
Ad un parlato anglosassone sottotono si contrappone, vincendo, l'evocativa colonna sonora. Ciascun pezzo sarà poi riascoltabile a piacimento accedendo ai menu ed alla voce "Musica".
Ad un parlato anglosassone sottotono si contrappone, vincendo, l'evocativa colonna sonora. Ciascun pezzo sarà poi riascoltabile a piacimento accedendo ai menu ed alla voce "Musica".
L'incedere del tempo darà luogo ad alcune simpatiche metamorfosi; così da dell'uva si ricaverà prima vino e poi aceto, da del latte formaggio e burro e via di questo passo.
L'incedere del tempo darà luogo ad alcune simpatiche metamorfosi; così da dell'uva si ricaverà prima vino e poi aceto, da del latte formaggio e burro e via di questo passo.
Baten Kaitos
7.5

Voto

Redazione

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Baten Kaitos

Da una parte Baten Kaitos preserva stereotipi fra i più banali, dall'altra tenta la felice via della sorpresa mediante un intrigante sistema di combattimento a base di carte da gioco (Magnus). La grandezza di città eteree e di locazioni sempre cariche di lirismo farà chiudere entrambi gli occhi su quanto di sottotono apporti il "character design", così come dinanzi ad un parlato anglosassone privo di pathos (il testo a schermo è ovviamente in italiano) si offriranno al più interessato degli ascolti i propri orecchi, in virtù di una colonna sonora oltremodo evocativa (Motoi Sakuraba ringraziasi). Alla luce di quanto esposto è facile dedurre come l'esperienza finale offra due percorsi. Uno si fonda su validi escamotage per impreziosire le particolarità del gioco e per aggirare il deja vu di azioni consolidate, l'altro ha come cardini una narrazione complessivamente stantia (ben lungi dall'essere memorabile) ed una locomozione assuefatta e tripartita (ossia movimento su mappa, cittadine e luoghi ostili). Vecchio e nuovo si danno in definitiva battaglia: al giocatore, e solo al giocatore, spetterà far prevalere uno sull'altro.