Battlefield 1
di
"Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Presa una trincea, bisognava conquistarne un'altra." E.Lussu
Dopo un periodo di pausa, EA e DICE hanno deciso di tornare questo Natale sugli scaffali con un nuovo capitolo della loro serie FPS più famosa: Battlefield. Dopo anni di guerre moderne e futuristiche, la scelta fatta dagli sviluppatori svedesi ci é sembrata azzardata ma allo stesso tempo dannatamente intrigante.
In Battlefield 1 ci troveremo a combattere per terra, mare e cielo, sperimentanto la tragica esperienza che molti soldati hanno dovuto vivere durante la Grande Guerra. Un setting storico mai particolarmente sfruttato dal mercato videoludico, ma che sin dal suo primissimo annuncio ha destato un corposo interesse tra i tanti fan del brand. L'abbiamo giocato a fondo in questi giorni, e dopo diverse ore passate nelle fangose trincee di mezza Europa, siamo pronti ad esprimere il nostro giudizio.
"Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!”
Prima di addentrarci nella modalità principe di questo gioco, ovvero il multiplayer, é giusto spendere qualche parola per la campagna singolo giocatore. Una storia atipica, lontana da quella di altri prodotti presenti attualmente sul mercato. Tutto inizia con un prologo che ci porta mentalmente e “fisicamente” all'interno del sanguinosa battaglia della Marna, in cui il battaglione di soldati neri degli Harlem Hellfighters ha giocato un ruolo strategico e fondamentale per l'esito dello scontro.
In questo caos fatto di fango, proiettili, rudimentali carri armati e gas mostarda, impariamo i rudimenti di un gameplay che sembra non discostarsi troppo da quello tipico della serie. Il feeling con le armi é molto curato, e la quantità di bocche da fuoco che si imbracciano nel corso di tutta la durata della campagna é davvero cospicuo e rappresentativo di ogni fazione presente all'interno di questa desolante guerra.
L'idea anche di passare da un soldato all'altro nel momento in cui si muore (con tanto di nome, data di nascita e data di morte), é una scelta che dal punto di vista puramente storico ci ha colpito; un modo efficace per far capire, a chi sta giocando, la facilità con cui quei ragazzi cadevano tragicamente sul campo di battaglia, prendendo parte ad una guerra che probabilmente loro non volevano neanche combattere.
Una volta completato questo capitolo introduttivo, siamo stati lanciati all'interno di un hub che contava cinque storie di guerre. Cinque differenti protagonisti. Cinque location profondamente diverse tra loro, ma unite da un unico, grande, scopo: raccontare l'atrocità di questo conflitto celebrandone gli eroi.
I ragazzi di DICE ci porteranno così a combattere come carristi di un Mark V, cingolato inglese molto potente ma altamente inaffidabile; oppure come aviatorio della RAF (Royal Air Force) sperimentano le furiose battaglie nei cieli contro gli aerei della Luftwaffe e gli altrettanto temibili dirigibili Zeppelin.
Non mancherà nemmeno un tocco di Italia grazie ad una appassionante - anche se fin troppo breve - campagna in cui vestiremo i panni di un Ardito intento a respingere l'offensiva austroungarica sulle Dolomiti. Infine, non mancheranno luoghi più esotici ma altamente iconici, come la famosa campagna di Gallipoli (vissuta nei panni di un soldato australiano), o la ancora più conosciuta rivolta araba contro l'impero ottomano, in cui vedremo più da vicino il Tenente Colonnello Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia.
Cinque storie differenti, raccontate tutte con piglio cinematografico ed estremamente d'impatto a livello emotivo. Certo il rigore storico a tratti si perde, ma il senso del sacrifico e della violenza di questa inutile guerra, si percepiscono perfettamente.
Seppur brevissima - forse troppo - la campagna singolo giocare ci ha convinto per la sua varietà di situazioni, ma soprattutto d'approccio. Ad eccezione delle missioni in cui ci verrà chiesto di utilizzare carri armati o mezzi aerei, la vastità della mappa ci ha permesso una libertà d'approccio non indifferente, supportata da un level design convincete in ogni sua forma. Libertà che viene ulteriormente avvalorata e arricchita da uno stealth che sembra funzionare nella sua semplicità. Nelle missioni in solitaria, affrontare un battaglione completamente da soli, non sempre porterà ad un esito positivo. Proprio per questo motivo, intrufolarsi all'interno delle linee nemiche, sfoltendo un po i ranghi o magari preparando qualche diversivo, si é rivelato molto utile prima di affrontare il cattivo di petto. In questo senso, giocato a livello normale, il titolo ci ha regalato un discreto grado di sfida aiutato da una intelligenza artificiale non raffinatissima, ma allo stesso tempo sufficientemente credibile, ed in grado di regalare un po di tensione e qualche emozione al giocatore.
Nei momenti di fuoco intenso invece, il gunplay ci ha convinto. Abituati a balistiche per lo più inventate, tipiche dei più recenti giochi a sfondo futuristico, in Battefield 1 dovremo tornare a fare l'occhio ad armi più datate e particolari, con gittate, rateo e tempi di ricarica profondamente differenti. Una volta presa confidenza però, si arriva ad apprezzare il lavoro svolto da DICE che ha trovato il giusto bilanciamento tra divertimento videoludico e rigore storico. Unico elemento che non ci ha particolarmente convinto é una gestione degli hitbox non sempre precisissima, ma parliamo di dettagli che vengono a galla solamente quando ci si distoglie dalla concitazione della battaglia.
Unico vero limite legato alla campagna singolo giocatore é quello della durata. Le storie di guerra sono cinque e comprese di prologo sono suddivise in 16 missioni dalla durata variabile, ma comunque mai esageratamente corta. Un giocatore discretamente esperto porterà a compimento la storia in circa cinque ore, con la possibilità di aggiungere qualche ora di gioco solamente se ci si cimenterà nella raccolta dei diari di guerra, collezionabili inseriti da DICE all'interno dei vari livelli.
Un vero peccato, non tanto per la durata in sé (di poco sotto la media delle ormai 6-7 ore canoniche presenti in titoli di questo genere), quanto perché ci siamo trovati davanti ad una cura ed ad un divertimento estremamente tangibili, e ne avremmo voluto semplicemente di più. Il sapore che si ha in bocca finite le sedici missioni é quindi da una parte appagante, dall'altra si ha quella sensazione che manchi ancora qualcosa per essere completamente sazi.
Dopo un periodo di pausa, EA e DICE hanno deciso di tornare questo Natale sugli scaffali con un nuovo capitolo della loro serie FPS più famosa: Battlefield. Dopo anni di guerre moderne e futuristiche, la scelta fatta dagli sviluppatori svedesi ci é sembrata azzardata ma allo stesso tempo dannatamente intrigante.
In Battlefield 1 ci troveremo a combattere per terra, mare e cielo, sperimentanto la tragica esperienza che molti soldati hanno dovuto vivere durante la Grande Guerra. Un setting storico mai particolarmente sfruttato dal mercato videoludico, ma che sin dal suo primissimo annuncio ha destato un corposo interesse tra i tanti fan del brand. L'abbiamo giocato a fondo in questi giorni, e dopo diverse ore passate nelle fangose trincee di mezza Europa, siamo pronti ad esprimere il nostro giudizio.
"Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!”
Prima di addentrarci nella modalità principe di questo gioco, ovvero il multiplayer, é giusto spendere qualche parola per la campagna singolo giocatore. Una storia atipica, lontana da quella di altri prodotti presenti attualmente sul mercato. Tutto inizia con un prologo che ci porta mentalmente e “fisicamente” all'interno del sanguinosa battaglia della Marna, in cui il battaglione di soldati neri degli Harlem Hellfighters ha giocato un ruolo strategico e fondamentale per l'esito dello scontro.
In questo caos fatto di fango, proiettili, rudimentali carri armati e gas mostarda, impariamo i rudimenti di un gameplay che sembra non discostarsi troppo da quello tipico della serie. Il feeling con le armi é molto curato, e la quantità di bocche da fuoco che si imbracciano nel corso di tutta la durata della campagna é davvero cospicuo e rappresentativo di ogni fazione presente all'interno di questa desolante guerra.
L'idea anche di passare da un soldato all'altro nel momento in cui si muore (con tanto di nome, data di nascita e data di morte), é una scelta che dal punto di vista puramente storico ci ha colpito; un modo efficace per far capire, a chi sta giocando, la facilità con cui quei ragazzi cadevano tragicamente sul campo di battaglia, prendendo parte ad una guerra che probabilmente loro non volevano neanche combattere.
Una volta completato questo capitolo introduttivo, siamo stati lanciati all'interno di un hub che contava cinque storie di guerre. Cinque differenti protagonisti. Cinque location profondamente diverse tra loro, ma unite da un unico, grande, scopo: raccontare l'atrocità di questo conflitto celebrandone gli eroi.
I ragazzi di DICE ci porteranno così a combattere come carristi di un Mark V, cingolato inglese molto potente ma altamente inaffidabile; oppure come aviatorio della RAF (Royal Air Force) sperimentano le furiose battaglie nei cieli contro gli aerei della Luftwaffe e gli altrettanto temibili dirigibili Zeppelin.
Non mancherà nemmeno un tocco di Italia grazie ad una appassionante - anche se fin troppo breve - campagna in cui vestiremo i panni di un Ardito intento a respingere l'offensiva austroungarica sulle Dolomiti. Infine, non mancheranno luoghi più esotici ma altamente iconici, come la famosa campagna di Gallipoli (vissuta nei panni di un soldato australiano), o la ancora più conosciuta rivolta araba contro l'impero ottomano, in cui vedremo più da vicino il Tenente Colonnello Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia.
Cinque storie differenti, raccontate tutte con piglio cinematografico ed estremamente d'impatto a livello emotivo. Certo il rigore storico a tratti si perde, ma il senso del sacrifico e della violenza di questa inutile guerra, si percepiscono perfettamente.
Seppur brevissima - forse troppo - la campagna singolo giocare ci ha convinto per la sua varietà di situazioni, ma soprattutto d'approccio. Ad eccezione delle missioni in cui ci verrà chiesto di utilizzare carri armati o mezzi aerei, la vastità della mappa ci ha permesso una libertà d'approccio non indifferente, supportata da un level design convincete in ogni sua forma. Libertà che viene ulteriormente avvalorata e arricchita da uno stealth che sembra funzionare nella sua semplicità. Nelle missioni in solitaria, affrontare un battaglione completamente da soli, non sempre porterà ad un esito positivo. Proprio per questo motivo, intrufolarsi all'interno delle linee nemiche, sfoltendo un po i ranghi o magari preparando qualche diversivo, si é rivelato molto utile prima di affrontare il cattivo di petto. In questo senso, giocato a livello normale, il titolo ci ha regalato un discreto grado di sfida aiutato da una intelligenza artificiale non raffinatissima, ma allo stesso tempo sufficientemente credibile, ed in grado di regalare un po di tensione e qualche emozione al giocatore.
Nei momenti di fuoco intenso invece, il gunplay ci ha convinto. Abituati a balistiche per lo più inventate, tipiche dei più recenti giochi a sfondo futuristico, in Battefield 1 dovremo tornare a fare l'occhio ad armi più datate e particolari, con gittate, rateo e tempi di ricarica profondamente differenti. Una volta presa confidenza però, si arriva ad apprezzare il lavoro svolto da DICE che ha trovato il giusto bilanciamento tra divertimento videoludico e rigore storico. Unico elemento che non ci ha particolarmente convinto é una gestione degli hitbox non sempre precisissima, ma parliamo di dettagli che vengono a galla solamente quando ci si distoglie dalla concitazione della battaglia.
Unico vero limite legato alla campagna singolo giocatore é quello della durata. Le storie di guerra sono cinque e comprese di prologo sono suddivise in 16 missioni dalla durata variabile, ma comunque mai esageratamente corta. Un giocatore discretamente esperto porterà a compimento la storia in circa cinque ore, con la possibilità di aggiungere qualche ora di gioco solamente se ci si cimenterà nella raccolta dei diari di guerra, collezionabili inseriti da DICE all'interno dei vari livelli.
Un vero peccato, non tanto per la durata in sé (di poco sotto la media delle ormai 6-7 ore canoniche presenti in titoli di questo genere), quanto perché ci siamo trovati davanti ad una cura ed ad un divertimento estremamente tangibili, e ne avremmo voluto semplicemente di più. Il sapore che si ha in bocca finite le sedici missioni é quindi da una parte appagante, dall'altra si ha quella sensazione che manchi ancora qualcosa per essere completamente sazi.