Battlefield: Bad Company
di
Era destino che, in un periodo in cui dilagano First Person Shooter al limite dello stereotipato, apparisse dal nulla qualche buon Samaritano per rigirare il tutto. Questa volta é stata Electronic Arts, coadiuvata dallo studio interno Dice, a riproporci un singolare campo di battaglia. Un campo di battaglia dove non c'é spazio per l'eroismo o il patriottismo, ma dove solo il più forte non tira la cuoia, dove solo chi ha sostituito Dio con futile materiale terreno viene rispettato. Ecco le premesse di Battlefield: Bad Company, sequel di una saga che, nel suo piccolo, ha fatto la storia degli sparatutto in prima persona.
La trama narrerà le gesta di Preston Mallowe, novellino appena affidato alla Bad Company, una sorta di reggimento militare dimenticato da tutti e da tutto. Già il nome dice tutto: la Bad Company é il gruppo che si occupa dei lavori sporchi, delle segrete sottobanco e di qualunque altra cosa un normale essere umano avrebbe scrupoli di fare. Presto fatto, ed ecco che Preston conosce già i primi compagni di squadra.
Che membri aspettarsi da una compagnia simile, dopotutto. C'é Redford, il solito sergente senza macchia e senza paura; Sweetwater, il secchione quattrocchi con una parlatina fin troppo invadente; e infine Haggard, la figura carismatica del gruppo, esperto degli esplosivi e amante dei “fuochi d'artificio”. Nonostante scritto così possa sembrare uno dei soliti giochi di guerra seri e impostati, l'atmosfera sarà tutt'altro che pesante o realistica. I quattro si scambiano spesso taglienti battutine, approfittano di ogni momento di pausa per rilassarsi: persino durante le fasi di gioco ascolteremo simpatiche gag capaci più di una volta di strappare qualche sorriso.
La trama in sé non offrirà chissà quale innovazione, sebbene già dalle prime battute la Bad Company decida di “staccarsi” dal proprio dovere ed intraprendere una strada che li porterà a combattere contro amici e nemici. Sicuramente un buon risultato, considerando come la serie si sia sempre basata sulla componente online, comunque anche qui presente.
Il sistema di sparatorie non si distacca molto da quello dei suoi colleghi, ma é proprio l'approccio all'azione che innalza Battlefield un gradino sopra la concorrenza, sfoggiando così tutta la sua innovazione. Una volta approdati sul nuovo campo di battaglia, la libertà che ci verrà offerta sarà totale: saremo soli in un'arena di svariati chilometri quadrati, completamente “nudi” e senza mezzi di trasporto. Starà a noi decidere come arrivare all'obiettivo di turno (che non sarà mai diverso dal solito “distruggi questo”, “ammazza un'intera nazione”), se a piedi, con un veicolo ritrovato sul campo, se usando la strada principale o allungare per più sicure periferie, se infiltrarsi dal retro o usare la porta principale, e chi più ne ha più ne metta.
La sensazione di trovarsi in un mondo vero, completamente sotto il nostro controllo e che si plasma secondo la nostra volontà, é al massimo. Un esempio? La nostra missione é distruggere una torre di ricezione nemica: dando una rapida occhiata alla mappa, ci accorgiamo subito di come la base sia cintata da spesse mura, a loro volta sorvegliate da una miriade di torri. Un suicidio in piena regola, poco ma sicuro. Ci guardiamo un po' attorno e... un momento, cos'é quella casa? All'orizzonte spicca una piccola e tranquilla cittadina, probabilmente non controllata da nessuno. Perché non andare ad esplorarla e vedere se troviamo qualcosa di utile per la nostra causa?
Una scelta saggia, dato che nei meandri di un perduto garage si ammantano un bel numero di carri armati. Ecco così il nostro biglietto da visita! Questa é solo una delle tante situazione che potrebbero capitarci. Ogni giocatore non potrà dire di aver vissuto la medesima esperienza di un suo amico, dato che il single player muta letteralmente dai pensieri di chiunque provi con mano.
Una formula vincente, considerando come l'intero scenario sia completamente distruttibile, sempre a patto di avere con sé il giusto equipaggiamento. Se le semplici mitragliatrici potranno bucare sottili pareti fino a raggiungere i sovietici ammantati dall'altro lato, ben più prestanti lanciarazzi butteranno giù interi edifici in un batter d'occhio. Con così tanta libertà di scelta e un ambiente interamente malleabile a nostra disposizione, avremo solo l'imbarazzo della scelta. La solita regola dello sparare à la Rambo non darà i suoi frutti, dato che la morte sarà dietro ogni singolo proiettile, portando sulla scena anche un pizzico di tattica che mai non guasterà.
Un cattivone si fa beffe di noi con il suo fucile da cecchino dall'alto di una cisterna? Non abbiamo un'arma precisa per controbattere? Perfetto, abbattiamo l'intera cisterna allora. Nessun posto per nascondersi, in fin dei conti: un concetto che nemmeno Kojima é riuscito a proporre nel suo Metal Gear Solid 4, nonostante il famosissimo slogan, ora preso in prestito dai talentuosi ragazzi di Dice.
Purtroppo il single cade clamorosamente su alcuni difetti: l'intelligenza artificiale dei nemici, irrealistica ed altalenante ad esempio, proprio come la loro sovrumana mira. Ma se proprio dobbiamo trovare il difetto principale, allora quello é il sistema a checkpoint, che semplifica un po' troppo l'avanzamento nelle missioni. Tanto per chiarire, ogni volta che moriremo, cominceremo sì da una zona precedente, ma tutti i progressi ottenuti prima di morire rimarranno memorizzati.
Magari abbiamo ucciso chiunque e siamo morti alla fine del livello proprio contro l'ultimo rimasto? Allora adesso, ripartiti dal punto di controllo, dovremo semplicemente fare una bella scampagnata tra luoghi già distrutti e vendicarci su quel povero abbandonato. Sebbene molte missioni propongano un bilanciamento di difficoltà molto elevato, i checkpoint ci permetteranno praticamente di abbassare la guardia davanti a qualsiasi pericolo, mandando all'aria buona parte del lavoro svolto in ambito gameplay dalla software house.
Abbandonando definitivamente la campagna in singolo, eccoci arrivati finalmente all'Online. Come abbiamo già detto, la serie ha fatto del gioco in rete il suo cavallo di battaglia, e Battlefield non fa di certo eccezione. Sebbene la modalità giocabile sia solo una, ovvero una sorta di caccia al tesoro, il divertimento é comunque alle stelle, grazie anche alla possibilità di personalizzazione del proprio personaggio e alle enormi mappe a disposizione. Le lotte fino a 24 giocatori saranno forsennate, cariche di ritmo e di tattica, proprio come l'avventura principale.
Sul lato tecnico, ci troviamo davanti forse a quello che é uno dei maggiori baluardi della next-generation. Magari qualche texture può risultare un po' piatta, ma si sorvola facilmente quando abbiamo dinanzi campi così ampi e una fisica così realistica. L'impatto generale é grandioso, i modelli dei personaggi realistici e la sensazione di trovarsi in un mondo vivo e pulsante altissima. Di aliasing nemmeno l'ombra, come di fastidiosi cali del frame-rate.
A volte ancora ci chiediamo come faccia il motore a reggere tutto quel ben di Dio. Se aggiungiamo anche un sonoro di pregevole fattura, allora davvero non ci sono più dubbi. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell'uovo, allora possiamo precisare che le zone distruttibili sono scriptate e non vengono calcolate in tempo reale; una sorta di trucchetto che utilizzava anche Black sulla passata generazione per scaricare il più possibile il peso degli algoritmi, ma in ogni caso il lavoro degli sviluppatori é pur sempre da applaudire.
La trama narrerà le gesta di Preston Mallowe, novellino appena affidato alla Bad Company, una sorta di reggimento militare dimenticato da tutti e da tutto. Già il nome dice tutto: la Bad Company é il gruppo che si occupa dei lavori sporchi, delle segrete sottobanco e di qualunque altra cosa un normale essere umano avrebbe scrupoli di fare. Presto fatto, ed ecco che Preston conosce già i primi compagni di squadra.
Che membri aspettarsi da una compagnia simile, dopotutto. C'é Redford, il solito sergente senza macchia e senza paura; Sweetwater, il secchione quattrocchi con una parlatina fin troppo invadente; e infine Haggard, la figura carismatica del gruppo, esperto degli esplosivi e amante dei “fuochi d'artificio”. Nonostante scritto così possa sembrare uno dei soliti giochi di guerra seri e impostati, l'atmosfera sarà tutt'altro che pesante o realistica. I quattro si scambiano spesso taglienti battutine, approfittano di ogni momento di pausa per rilassarsi: persino durante le fasi di gioco ascolteremo simpatiche gag capaci più di una volta di strappare qualche sorriso.
La trama in sé non offrirà chissà quale innovazione, sebbene già dalle prime battute la Bad Company decida di “staccarsi” dal proprio dovere ed intraprendere una strada che li porterà a combattere contro amici e nemici. Sicuramente un buon risultato, considerando come la serie si sia sempre basata sulla componente online, comunque anche qui presente.
Il sistema di sparatorie non si distacca molto da quello dei suoi colleghi, ma é proprio l'approccio all'azione che innalza Battlefield un gradino sopra la concorrenza, sfoggiando così tutta la sua innovazione. Una volta approdati sul nuovo campo di battaglia, la libertà che ci verrà offerta sarà totale: saremo soli in un'arena di svariati chilometri quadrati, completamente “nudi” e senza mezzi di trasporto. Starà a noi decidere come arrivare all'obiettivo di turno (che non sarà mai diverso dal solito “distruggi questo”, “ammazza un'intera nazione”), se a piedi, con un veicolo ritrovato sul campo, se usando la strada principale o allungare per più sicure periferie, se infiltrarsi dal retro o usare la porta principale, e chi più ne ha più ne metta.
La sensazione di trovarsi in un mondo vero, completamente sotto il nostro controllo e che si plasma secondo la nostra volontà, é al massimo. Un esempio? La nostra missione é distruggere una torre di ricezione nemica: dando una rapida occhiata alla mappa, ci accorgiamo subito di come la base sia cintata da spesse mura, a loro volta sorvegliate da una miriade di torri. Un suicidio in piena regola, poco ma sicuro. Ci guardiamo un po' attorno e... un momento, cos'é quella casa? All'orizzonte spicca una piccola e tranquilla cittadina, probabilmente non controllata da nessuno. Perché non andare ad esplorarla e vedere se troviamo qualcosa di utile per la nostra causa?
Una scelta saggia, dato che nei meandri di un perduto garage si ammantano un bel numero di carri armati. Ecco così il nostro biglietto da visita! Questa é solo una delle tante situazione che potrebbero capitarci. Ogni giocatore non potrà dire di aver vissuto la medesima esperienza di un suo amico, dato che il single player muta letteralmente dai pensieri di chiunque provi con mano.
Una formula vincente, considerando come l'intero scenario sia completamente distruttibile, sempre a patto di avere con sé il giusto equipaggiamento. Se le semplici mitragliatrici potranno bucare sottili pareti fino a raggiungere i sovietici ammantati dall'altro lato, ben più prestanti lanciarazzi butteranno giù interi edifici in un batter d'occhio. Con così tanta libertà di scelta e un ambiente interamente malleabile a nostra disposizione, avremo solo l'imbarazzo della scelta. La solita regola dello sparare à la Rambo non darà i suoi frutti, dato che la morte sarà dietro ogni singolo proiettile, portando sulla scena anche un pizzico di tattica che mai non guasterà.
Un cattivone si fa beffe di noi con il suo fucile da cecchino dall'alto di una cisterna? Non abbiamo un'arma precisa per controbattere? Perfetto, abbattiamo l'intera cisterna allora. Nessun posto per nascondersi, in fin dei conti: un concetto che nemmeno Kojima é riuscito a proporre nel suo Metal Gear Solid 4, nonostante il famosissimo slogan, ora preso in prestito dai talentuosi ragazzi di Dice.
Purtroppo il single cade clamorosamente su alcuni difetti: l'intelligenza artificiale dei nemici, irrealistica ed altalenante ad esempio, proprio come la loro sovrumana mira. Ma se proprio dobbiamo trovare il difetto principale, allora quello é il sistema a checkpoint, che semplifica un po' troppo l'avanzamento nelle missioni. Tanto per chiarire, ogni volta che moriremo, cominceremo sì da una zona precedente, ma tutti i progressi ottenuti prima di morire rimarranno memorizzati.
Magari abbiamo ucciso chiunque e siamo morti alla fine del livello proprio contro l'ultimo rimasto? Allora adesso, ripartiti dal punto di controllo, dovremo semplicemente fare una bella scampagnata tra luoghi già distrutti e vendicarci su quel povero abbandonato. Sebbene molte missioni propongano un bilanciamento di difficoltà molto elevato, i checkpoint ci permetteranno praticamente di abbassare la guardia davanti a qualsiasi pericolo, mandando all'aria buona parte del lavoro svolto in ambito gameplay dalla software house.
Abbandonando definitivamente la campagna in singolo, eccoci arrivati finalmente all'Online. Come abbiamo già detto, la serie ha fatto del gioco in rete il suo cavallo di battaglia, e Battlefield non fa di certo eccezione. Sebbene la modalità giocabile sia solo una, ovvero una sorta di caccia al tesoro, il divertimento é comunque alle stelle, grazie anche alla possibilità di personalizzazione del proprio personaggio e alle enormi mappe a disposizione. Le lotte fino a 24 giocatori saranno forsennate, cariche di ritmo e di tattica, proprio come l'avventura principale.
Sul lato tecnico, ci troviamo davanti forse a quello che é uno dei maggiori baluardi della next-generation. Magari qualche texture può risultare un po' piatta, ma si sorvola facilmente quando abbiamo dinanzi campi così ampi e una fisica così realistica. L'impatto generale é grandioso, i modelli dei personaggi realistici e la sensazione di trovarsi in un mondo vivo e pulsante altissima. Di aliasing nemmeno l'ombra, come di fastidiosi cali del frame-rate.
A volte ancora ci chiediamo come faccia il motore a reggere tutto quel ben di Dio. Se aggiungiamo anche un sonoro di pregevole fattura, allora davvero non ci sono più dubbi. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell'uovo, allora possiamo precisare che le zone distruttibili sono scriptate e non vengono calcolate in tempo reale; una sorta di trucchetto che utilizzava anche Black sulla passata generazione per scaricare il più possibile il peso degli algoritmi, ma in ogni caso il lavoro degli sviluppatori é pur sempre da applaudire.