Battles of Prince of Persia
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Il Principe, negli ultimi anni indaffarato in action-game ad alto tasso acrobatico, si trasferisce sui due schermi DS rinunciando al suo passato prossimo, nonché remoto, e presentandosi in un'inattesa veste strategica.
Ora che i soldati attendono gli ordini dell'erede di Re Sharaman, c'è da chiedersi se egli sarà un valido trascinatore oppure un condottiero ancora inesperto.
In altre parole, cosa ha da offrirci l'ultima "fatica" videoludica firmata Ubisoft Montreal?
Collocato sul piano narrativo a cavallo fra "Le Sabbie del Tempo" e "Spirito Guerriero", Battles of Prince of Persia è in parte un gioco tattico sulla falsariga di Fire Emblem e Advance Wars.
Esso si avvale tuttavia della presenza di carte da gioco, utilizzate tanto per far muovere le proprie truppe e se possibile farne cozzare le lame, quanto per prodigarsi in incantesimi di varia natura che potenziano i militi fidati o indeboliscono quelli avversari.
Nei panni di un generale (si badi che il rampollo di Mechner non sarà l'unico condottiero gestibile e che quello persiano non sarà il solo esercito da condurre alla vittoria), il giocatore prenderà in esame le carte- ordini e le carte-effetto estratte dal mazzo (più si proseguirà nella Campagna, più esemplari si aggiungeranno alla personale collezione).
Muovendo le truppe in una canonica griglia, e sfruttando stilo e display tattile, si indicherà loro il da farsi, facendo attenzione, oltre che all'alternarsi dei turni, al trascorrere delle ore fittizie del giorno e della notte (ogni ora porta con sé la possibilità di pescare nuove carte e di scartare -o tenere ancora- quelle inutilizzate).
Le missioni, per essere portate a compimento, richiedono ciascuna l'accumulazione di un determinato numero di punti-vittoria, elargiti in diversa misura sia dopo la sconfitta di ogni unità nemica, sia dopo il perfezionamento di specifiche azioni (sopravvivere ad esempio per alcune virtua-ore, distruggere i portali della città assediata ecc.).
Sarà basilare la direzione dell'attacco (meglio se laterale o alle spalle) e si avrà sempre a che fare con il morale, le condizioni di salute e le caratteristiche fisiche dei combattenti, i quali si differenziano anche per stazza ed armamentario.
Il "Triangolo del Potere" (una citazione a Fire Emblem?) fa sì che le unità più imponenti prevalgono, a parità di altre condizioni, su quelle medie, quelle medie sulle piccole e quelle piccole sulle grandi (al contempo gli spadaccini daranno il filo da torcere a chi si fregia di armi dalla distanza, costoro saranno avvantaggiati contro i lancieri e via discorrendo).
Taluni terreni, inoltre, concedono determinati bonus o malus alla difesa; mentre scoccare le proprie frecce sulle file antagoniste è mansione da ponderare con cura, laddove tutte le unità ravvicinate (quelle al proprio servizio incluse) subiscono dei danni.
Sarà altresì doveroso riflettere durante lo schieramento: qualora il nemico abbondasse di arcieri, per avvalerci dello stesso esempio, o di catapulte, per farne un altro, sarebbe saggio non accorpare le schiere l'una al fianco dell'altra.
E ancora: accerchiare un'unità nemica impedisce a questa la fuga; cosicché a tali disperati, preclusa la ritirata, verranno inflitte ulteriori ferite.
Nonostante questi ed altri apprezzabili elementi tattici, il gioco pecca in due basilari aspetti: le mappe-locazioni (fin troppo semplicistiche) e la difficoltà complessiva (la facilità con cui si esce vittoriosi di scontro in scontro non può che rendere apatici i videogiocatori più pretenziosi).
Per quanto riguarda il reparto audiovisivo, infine, da un lato si ascoltano composizioni musicali a tratti piacevoli (le migliori sono invero quelle esotiche); d'altro verso trova spazio un involucro grafico ahinoi altamente insufficiente.
Anzitutto, in Battles of Prince of Persia, l'atmosfera (una delle forze motrici di un videogioco) appare ai nostri occhi assai trascurata.
In secondo luogo, trascendendo anche da animazioni sottotono e da un character design senza lode e senza infamia, si poteva e doveva fare di più per quanto concerne le icone indicanti i belligeranti sul campo di battaglia (anonimi quadratini).
Fortuna che sullo schermo superiore è possibile ottenere se non meraviglia, quantomeno maggior chiarezza.
Ora che i soldati attendono gli ordini dell'erede di Re Sharaman, c'è da chiedersi se egli sarà un valido trascinatore oppure un condottiero ancora inesperto.
In altre parole, cosa ha da offrirci l'ultima "fatica" videoludica firmata Ubisoft Montreal?
Collocato sul piano narrativo a cavallo fra "Le Sabbie del Tempo" e "Spirito Guerriero", Battles of Prince of Persia è in parte un gioco tattico sulla falsariga di Fire Emblem e Advance Wars.
Esso si avvale tuttavia della presenza di carte da gioco, utilizzate tanto per far muovere le proprie truppe e se possibile farne cozzare le lame, quanto per prodigarsi in incantesimi di varia natura che potenziano i militi fidati o indeboliscono quelli avversari.
Nei panni di un generale (si badi che il rampollo di Mechner non sarà l'unico condottiero gestibile e che quello persiano non sarà il solo esercito da condurre alla vittoria), il giocatore prenderà in esame le carte- ordini e le carte-effetto estratte dal mazzo (più si proseguirà nella Campagna, più esemplari si aggiungeranno alla personale collezione).
Muovendo le truppe in una canonica griglia, e sfruttando stilo e display tattile, si indicherà loro il da farsi, facendo attenzione, oltre che all'alternarsi dei turni, al trascorrere delle ore fittizie del giorno e della notte (ogni ora porta con sé la possibilità di pescare nuove carte e di scartare -o tenere ancora- quelle inutilizzate).
Le missioni, per essere portate a compimento, richiedono ciascuna l'accumulazione di un determinato numero di punti-vittoria, elargiti in diversa misura sia dopo la sconfitta di ogni unità nemica, sia dopo il perfezionamento di specifiche azioni (sopravvivere ad esempio per alcune virtua-ore, distruggere i portali della città assediata ecc.).
Sarà basilare la direzione dell'attacco (meglio se laterale o alle spalle) e si avrà sempre a che fare con il morale, le condizioni di salute e le caratteristiche fisiche dei combattenti, i quali si differenziano anche per stazza ed armamentario.
Il "Triangolo del Potere" (una citazione a Fire Emblem?) fa sì che le unità più imponenti prevalgono, a parità di altre condizioni, su quelle medie, quelle medie sulle piccole e quelle piccole sulle grandi (al contempo gli spadaccini daranno il filo da torcere a chi si fregia di armi dalla distanza, costoro saranno avvantaggiati contro i lancieri e via discorrendo).
Taluni terreni, inoltre, concedono determinati bonus o malus alla difesa; mentre scoccare le proprie frecce sulle file antagoniste è mansione da ponderare con cura, laddove tutte le unità ravvicinate (quelle al proprio servizio incluse) subiscono dei danni.
Sarà altresì doveroso riflettere durante lo schieramento: qualora il nemico abbondasse di arcieri, per avvalerci dello stesso esempio, o di catapulte, per farne un altro, sarebbe saggio non accorpare le schiere l'una al fianco dell'altra.
E ancora: accerchiare un'unità nemica impedisce a questa la fuga; cosicché a tali disperati, preclusa la ritirata, verranno inflitte ulteriori ferite.
Nonostante questi ed altri apprezzabili elementi tattici, il gioco pecca in due basilari aspetti: le mappe-locazioni (fin troppo semplicistiche) e la difficoltà complessiva (la facilità con cui si esce vittoriosi di scontro in scontro non può che rendere apatici i videogiocatori più pretenziosi).
Per quanto riguarda il reparto audiovisivo, infine, da un lato si ascoltano composizioni musicali a tratti piacevoli (le migliori sono invero quelle esotiche); d'altro verso trova spazio un involucro grafico ahinoi altamente insufficiente.
Anzitutto, in Battles of Prince of Persia, l'atmosfera (una delle forze motrici di un videogioco) appare ai nostri occhi assai trascurata.
In secondo luogo, trascendendo anche da animazioni sottotono e da un character design senza lode e senza infamia, si poteva e doveva fare di più per quanto concerne le icone indicanti i belligeranti sul campo di battaglia (anonimi quadratini).
Fortuna che sullo schermo superiore è possibile ottenere se non meraviglia, quantomeno maggior chiarezza.