Battlestations: Pacific

di Marco Modugno
“Non esistono uomini eccezionali, ma solo circostanze eccezionali con le quali uomini normali sono costretti a confrontarsi”. La frase é dell'ammiraglio William F. Halsey, meglio noto come “Bull”, il Toro, passato alla storia anche per lo slogan personale “Colpisci duro, colpisci veloce, colpisci spesso”. I giocatori che vorranno cimentarsi con Battlestations: Pacific, che raccoglie a distanza di due anni l'eredità del controverso Battlestations: Midway (battaglia cui Halsey non partecipò a causa di una malattia della pelle che lo tormentava) faranno bene a tenere bene a mente gli insegnamenti impartiti all'irruento Halsey dall'ammiraglio giapponese Kurita nel Golfo di Leyte, ultimo importante confronto aeronavale del Pacifico tra l'ormai decimata flotta imperiale del Sol Levante e preponderanti forze alleate in procinto di dare l'assalto alle Filippine.

Leyte, prima battaglia a vedere l'impiego dei piloti kamikaze contro le navi americane, cui inflissero perdite importanti, rappresentò un importante punto di svolta nella guerra del Pacifico e, non a caso, é stata scelta come “testimonial” di uno dei più efficaci video promozionali del nuovo gioco dello studio ungherese di Eidos, che riprende le fila del confronto tra americani e giapponesi da dove il primo capitolo l'aveva lasciato. E cioé all'alba dell'assalto aeronavale a Guadalcanal che preluse alla sanguinosa riconquista delle Isole Salomone.



Se la breve campagna contenuta in BS: Midway aveva lasciato parecchi con l'amaro in bocca, senza nemmeno il riscatto di un multiplayer sufficientemente articolato da garantire al gioco sufficiente longevità, il suo successore mostra di aver fatto tesoro degli errori del passato, raccogliendone il testimone in corsa e riscattandone, in buona parte, le sorti penalizzate da qualche difetto di troppo.
Nel 2007, all'uscita di BS: Midway, il gioco Eidos rappresentava, e lo scrissi in queste pagine, un raro e riuscito (per allora) esempio di RTS per console dove la componente action-arcade, tutt'altro che secondaria, fungeva da efficace testa di ponte per avvicinare un pubblico tradizionalmente dotato di “grilletto facile” e poco prono alle strategie da tavolino ad un genere fino a quel momento poco seguito dal mercato delle macchine da intrattenimento da salotto.

Per questo, nel recensirlo, preferii concentrarmi sulle non poche qualità di un titolo che, comunque, riusciva a divertire chiunque non cadesse nel trabocchetto di una resa precoce di fronte a qualche macchinosità di troppo, e ad un tutorial tra i più noiosi della storia del videogioco, piuttosto che sparare a zero su quelli che, auspicabilmente, sarebbero rimasti difetti di gioventù che spesso caratterizzano gli esperimenti innovativi. Oggi come oggi, invece, di fronte a titoli di primo piano come Halo Wars, sarebbe stata ben altra battaglia dalla quale il “vecchio” Midway avrebbe rischiato seriamente di uscirne con le ali rotte. I ragazzi magiari del team di sviluppo, però, mostrando di aver saputo apprendere dalle critiche degli utenti e dei recensori, rispondendo colpo su colpo.

Primo e più evidente risultato é una campagna lunga più del doppio, che ci consente di cucire sull'uniforme candida della marina da guerra, gli alamari di un ammiraglio della flotta imperiale del Tenno o, in alternativa, la stella dorata e le strisce di un suo omologo della US Navy. Se la trama dal punto di vista alleato riparte, come ho scritto, da Guadalcanal, quella dei giapponesi ci vede nel cockpit di un aereo da combattimento nel corso dell'attacco a Pearl Harbor, consentendoci di lì in avanti di riscrivere la storia a favore delle isole del Sol Levante. L'implementazione di checkpoint rende senza dubbio più amichevole l'esperienza, senza costringere lo sventurato giocatore a ricominciare daccapo l'intera battaglia. Resta un mistero, però, perché non si possa riavviare un checkpoint direttamente dal menu di pausa, dovendo obbligatoriamente ritornare fino a quello principale per evitare di rigiocare l'intero livello.



Anche in ambito multiplayer, le aggiunte sono più che sostanziose, e le opzioni di gioco, dall'unica permessa dal precedente capitolo, diventano addirittura cinque. Si va da Duel, uno scontro deathmatch uno contro uno abbastanza scontato e noioso, a Competitive nel quale si dà la caccia al punteggio oltre che agli obiettivi, e a Escort e Siege, che ci vedono impegnati in missioni di scorta convogli (o d'assalto ai medesimi) oppure di attacco. Infine il gioiello del gioco: Island Capture, una modalità che consente ad un massimo di otto giocatori di contendersi in due partiti contrapposti il controllo dei rispettivi atolli, dando sfogo a tutta la loro abilità nel gestire un complesso apparato bellico aeronavale. Il risultato, in questo caso, si traduce in battaglie che superano l'ora di durata, esigendo un tributo anche in termini di risorse fisiche, visto che solo pensare di andare al gabinetto può costarci un incrociatore o uno stormo di caccia, ma regalandoci in cambio alcune tra le più grandi soddisfazioni videoludiche che uno strategico possa dare ad un giocatore appassionato.

La possibilità, come nel primo titolo, di gestire navi (dalle portaerei alle motosiluranti e, dettaglio inedito, ai mezzi da sbarco carichi di truppe), sottomarini (quanta fatica per impadronirsi dei comandi d'immersione, però!) e aeroplani di ogni specie e taglia (dai caccia ai bombardieri bimotori B-25 e “Betty”) metterà comunque a dura prova la pazienza e la capacità di concentrazione della maggior parte dei giocatori, fatta eccezione per chi già padroneggiava completamente BS: Midway. Il trucco, in assenza del (noioso) tutorial che affliggeva la prima mezz'ora di gioco del predecessore, permettendo in cambio di presentarsi in plancia per le prime vere battaglie con un minimo di cognizione su come gestire gli aspetti strategici, é non arrendersi. La modalità addestramento qui, infatti, si limita a farci allenare al tiro al bersaglio o poco altro e il resto ci toccherò impararlo sul campo. La cosa é tutt'altro che impossibile, complice un'impostazione dei comandi amichevole e ben implementata (peccato però non poter configurare quelli di volo secondo uno schema più tradizionale alla HAWX) e una sostanziale gradualità delle sfide da affrontare. Il suggerimento, allora, é al limite quello di iniziare con i giapponesi che, più spesso degli alleati, vi mettono alla guida di un singolo velivolo o vascello o di un numero comunque limitato degli stessi.

I più tenaci verranno gratificati di esperienze irripetibili, quando si troveranno a controllare un'intera forza di sbarco di aerei, truppe e aerei, espugnando una roccaforte nemica grazie ad un sapiente dosaggio di intuito strategico, capacità tattiche e abilità nel tiro e nel pilotaggio in prima persona.
La trama, in tutto il suo corso, sarà accompagnata da intermezzi girati con lo stesso motore del gioco, pienamente all'altezza della situazione e decisamente migliorato rispetto al passato, seppur lontano dall'eccellenza di altri titoli (peccato, ad esempio, per qualche esplosione poco convincente e per i cockpit con la strumentazione solo dipinta...).

Molto valida, la grafica costituisce un fiore all'occhiello del comparto tecnico del gioco, assieme all'IA che si mostra capace di gestire in modo assolutamente credibile le risorse affidatele, evitando che vi ritroviate all'improvviso a corto d'aerei, ad esempio, perché i vostri piloti si sono lanciati all'arrembaggio di una postazione ira di contraerea, mentre eravate distratti dalle operazioni navali. In teoria potreste comandare tutto dalla mappa tattica e lasciare che le vostre controparti di pixel facciano il lavoro sporco per voi. La verità, però, é che i bot tendono ad eseguire le attività strettamente come da manuale, mostrando scarso spirito d'iniziativa e costringendovi, specie nelle missioni a tempo, a prendere il timone, o la cloche, se volete davvero conseguire il risultato come richiestovi. Quel che grida davvero vendetta, invece, é il doppiaggio dello speaker che accompagna i filmati. Sono certo che alcuni miei buoni conoscenti avrebbero saputo fare di meglio, per un pezzo di pane al giorno, ed é sorprendente come una casa di produzione blasonata possa scivolare su simili dettagli.

Come BS: Midway, ne sono più che certo, anche Pacific finirà per dividere gli utenti tra quelli che, aspettandosi un titolo action da divorare a grossi bocconi, si scontreranno con la sua curva d'apprendimento piuttosto ripida all'inizio, e quelli che invece terranno duro, si faranno le ossa nelle prime missioni e infine adotteranno il gioco come loro principale occupazione delle notti estive trascorse lontani dai luoghi di vacanza. A chi é incerto, come d'uso, raccomandiamo un giro di prova senza spese con l'ottima demo scaricabile dal Marketplace di Xbox Live. Con tutti gli altri ci vediamo sulla spiaggia di Leyte, non appena vi sentirete abbastanza forti da sfidare le mie fortificazioni, la mia flotta e i miei stormi di caccia pronti ad accogliervi con il giusto calore!