Beholder: Complete Edition
In un periodo videoludico che ormai ha accettato di buon grado di impegnarsi, al posto di intrattenere soltanto, è ormai piuttosto facile trovare sullo scaffale digitale tante opere interessanti che spiccano per il modo con cui mettono alla prova il nostro pensiero etico e morale. Tanto per fare una citazione potremmo parlare di The Town of Light, ma anche di Limbo, Inside, Another Sight o My Memory of Us, tutti prodotti che dall’inizio alla fine ci hanno proposto una riflessione profonda capace di trascendere, in taluni casi, la complessità dietro le meccaniche di gioco.
Restando quindi in tema con le opere “impegnate”, non possiamo fare a meno di citare tra le tante anche Beholder, titolo sviluppato e pubblicato nel 2016 da Warm Lamp Games, dove vestiamo i panni di un padre di famiglia costretto a sorvegliare gli abitanti di un complesso abitativo per conto del governo, qui disegnato con i connotati di un regime totalitario distopico votato al controllo della popolazione.
CHI FA LA SPIA…
Andando ad analizzare nel dettaglio il gioco, Beholder segue le dinamiche di un platform a scorrimento dove il protagonista deve muoversi all’interno di questo condominio, amministrandolo da cima a fondo mentre si eseguono i compiti inviati dal governo, spesso rappresentati dal dover selezionare gli inquilini più ligi e conformi alle regole. È chiaro che il compito fa emergere sin da subito il dilemma morale, visto e considerato che la maggior parte delle missioni viaggiano su un filo invisibile piuttosto pericoloso, dove il protagonista si trova spesso a scegliere se andare contro il proprio padrone, subendone le conseguenze qualora scoperto, oppure disinteressarsi delle emozioni altrui compiendo semplicemente il proprio dovere.
Il sistema governativo che ci comanda segue regole prive di morale, ed è per questo che ogni decisione trova il proprio peso in termini di gioco, anche perché ne vediamo/subiamo le conseguenze quasi nel momento stesso in cui vengono compiute. Oltre al difficile gioco emozionale, la semplice sopravvivenza nello stabile viene anche appesantita dalla gestione del guadagno economico, che non sempre arriva a farci chiudere il mese senza qualche problema di troppo.
Questa microgestione extra delle finanze ci permette spesso di guadagnare del denaro in più estorcendolo ai condomini, ma vi accorgerete presto che il vile denaro servirà anche a voi stessi al fine di risolvere qualche problema famigliare. Sembra quindi che il gioco voglia in parte porre in evidenza che ogni azione corrisponde a una reazione, e che nella maggior parte dei casi ogni scelta finisce per avere un peso sempre e comunque.
Aldilà delle scelte, il protagonista si troverà spesso a compiere azioni moralmente dubbie, come spiare i propri vicini mediante l’uso di telecamere nascoste o addirittura addentrandosi illegalmente all’interno del loro appartamento, al fine di trovare qualche prova utile a ricattarli o denunciarli.
Lo spostamento negli ambienti viene gestito semplicemente mediante l’utilizzo dello stick sinistro, intervallato dai tasti del Joy-Con destro, utili a interagire con l’ambiente o lo scorrere del tempo, velocizzandolo o rallentandolo a seconda delle nostre necessità. I grilletti superiori ci permettono di accedere ai pannelli informativi di Registro e Inventario, così da riuscire a tenere sotto controllo praticamente ogni aspetto del nostro lavoro. Il consiglio spassionato che ci sentiamo di darvi, comunque, è quello di seguire all’inizio il tutorial proposto (o magari iniziare a difficoltà apprendista per la prima volta, così da gestire meglio le finanze) poiché molte note e registri inizialmente potrebbero perdersi nel marasma di informazioni raccolte in prima battuta.
Il team di sviluppo è stato abile nel saper raccogliere tutti i comandi necessari nella configurazione proposta per Switch, al punto che il gioco resta piacevolmente fruibile sia in modalità portatile che in quella dock.
GUIDA DI SOPRAVVIVENZA
Visivamente parlando, Beholder riesce a emergere dal marasma di offerte legate al genere grazie a un comparto artistico delizioso, capace di enfatizzare mediante una palette di colori volutamente scura un periodo, una situazione o finanche uno stato d’animo piuttosto angosciante, che si ripercuote anche su personaggi caratterizzati da un fondo nero stilizzato da semplici linee bianche, quasi sempre pronte a proporre sensazioni negative come tristezza o rabbia.
Seppure le musiche possano sembrare piuttosto ridondanti, l’intera opera finisce per far appassionare il giocatore, a patto che ci sia comunque un minimo di predisposizione al genere trattato. Tra l’altro la versione per Nintendo Switch arriva sul mercato completa del DLC “Sonno Beato”, una specie di prologo/prequel dove vestiamo i panni del predecessore del protagonista odierno.
Il DLC non cambia le meccaniche base che compongono il gioco, ma rende forse lievemente più difficile il passaggio legato alla scoperta di informazioni dei condomini, poiché si finisce spesso per dover entrare negli appartamenti di nascosto correndo il rischio di essere scoperti più spesso.