Beyond: Due Anime

di Massimiliano Pacchiano
I controlli sono simili a quelli dei due precedenti titoli Quantic Dream, sebbene ulteriormente snelliti. Stavolta i punti di interazione sono illustrati tramite dei pallini bianchi e per attivarli sarà sufficiente avvicinarsi e fare un determinato movimento con lo stick destro (generalmente muovendo proprio in direzione del pallino). La vera novità di Beyond é però l'utilizzo dei poteri ESP: Jodie é in contatto con questa entità chiamata Aiden, una “seconda anima” (da qui il titolo) che esce dal suo corpo e le consente di vagare negli ambienti, vedere attraverso i muri e compiere tutta una serie di azioni più o meno distruttive su oggetti e persone. In molte occasioni, con il tasto “triangolo” potremo attivare i poteri, ed a questo punto fluttueremo in giro utilizzando i due stick per spostarci nelle tre dimensioni. Successivamente potremo interagire con tutto ciò che viene contrassegnato da un pallino blu, e di volta in volta potremo compiere una specifica azione sull'elemento di turno: spingere, rompere, leggere nella mente, soffocare, guarire e persino “possedere” per controllare direttamente certi personaggi. Inutile dire che le interazioni possibili sono tutte prestabilite, noi dovremo solo decidere se compierle o meno, e in quale ordine, seguendo il binario narrativo prefissato o talvolta scegliendo una sorta di bivio invisibile.



Non mancano alcuni quick time events classici, talvolta simili a quanto visto nello scorso gioco dove si doveva martellare un tasto o premere diversi comandi in successione senza sbagliare. E' possibile controllare il gioco sia col pad che con un qualsiasi dispositivo touch, tramite wi-fi grazie ad un'apposita applicazione, ed é persino possibile giocare in due: uno controllerà Jodie e l'altro Aiden. Il problema però é che questo multiplayer non sarà mai simultaneo, ma si giocherà uno alla volta passando da un personaggio all'altro. Quindi tutto il senso di questa opzione svanisce, e tanto varrebbe passarsi il pad di mano quando si cambia personaggio. Inoltre se già l'interfaccia base da usare col pad a volte é poco chiara, non esplicitando cosa il gioco vuole che facciamo (vedremo dei pallini oppure dei movimenti della protagonista e dovremo assecondarli con lo stick destro), ma con i controlli touch le cose si fanno ancora meno pratiche.

Quindi, la struttura di base ricalca quella dei precedenti titoli di Cage, con l'aggiunta delle summenzionate “fasi fluttuanti” dove l'esplorazione libera é però spesso castrata da alcuni muri invalicabili o dall'impossibilità di proseguire (la scusa ufficiale é che Jodie si sente male se Aiden si allontana troppo). In più abbiamo la presenza delle summenzionate scene action e di inedite fasi stealth, dove sarà necessario distrarre, annientare o controllare gli avversari grazie ai nostri poteri tra una corsa dietro un muretto e l'altra. Ovviamente lo svolgimento del gioco é piuttosto pilotato, incanalato su binari ben precisi benché mascherati con maestria. In sostanza, molte scene narrative offrono dei piccoli bivi che consentono di vedere sequenze inedite, ma generalmente poi tutte si riconducono ad un medesimo filo narrativo.

Come in Heavy Rain, anche qui la storia é fondamentalmente unica ma cambiano delle sfumature, dei particolari che possono influenzare, in maniera più o meno marcata, l'andamento della scena. Ad ogni modo, stavolta questa struttura di base é realizzata meglio e l'impressione generale é quella di avere più controllo sugli eventi. Le decisioni davvero fondamentali avvengono però solo nelle ultime fasi di gioco (un po' come in Fahrenheit), e ci porteranno a cinque finali molto diversi tra loro, due dei quali molto belli. A dirla tutta in sede di anteprima si parlava di ben 23 finali, ma si stratta di piccole varianti di quelli appena citati, sfumature di una stessa sequenza animata. Per giungere al termine del “film” sono necessarie circa 11 ore di gioco, ma é possibile ripetere le scene già affrontate così da vedere le variazioni pur non ricominciando daccapo tutta l'avventura. Un ulteriore motivo per rigiocare il tutto può essere la presenza di vari collectibles nascosti negli ambienti, da raccogliere con Aiden: questi sbloccano una lunga serie di filmati, trailers, dietro le quinte e artwork da visionare nell'apposito menu.



Tecnicamente parlando, Beyond é un titolo di altissimo livello, che sfoggia una cosmesi di un realismo sorprendente, soprattutto per quanto riguarda la modellazione e le animazioni dei personaggi. Nelle prime battute del gioco si può rimanere un interdetti da alcuni particolari un po' acerbi, ma proseguendo assisteremo ad attori virtuali animati in maniera incredibilmente naturale, con decine di diversi movimenti interpolati in maniera perfetta. Gli ambienti sono ricchi di particolari, mentre il dettaglio é altissimo anche per quanto riguarda texture e risoluzione video; inoltre abbiamo un buon anti-aliasing, riflessi convincenti ed effetti particellari di tutto rispetto. Tuttavia, nonostante la grafica sia sempre notevolissima (soprattutto se paragonata allo scorso gioco) talvolta ci sono delle piccole ingenuità nella rappresentazione che stridono con l'idea di esperienza cinematografica che il gioco si propone di essere. In mezzo all'alto dettaglio della scena magari c'é un'illuminazione non sempre efficace, una texture che stona, un ambiente un po' spoglio e finto, quel personaggio che si muove e reagisce in maniera lievemente goffa e innaturale, o ancora Ellen Page che in una delle prime scene (a causa dell'illuminazione non troppo felice) sfoggia una schiena grinzosa da ottantenne, incorniciata nello splendore del suo scollatissimo abito da sera.

Detto in parole povere, se Heavy Rain tre anni fa era tecnicamente impressionante, oggi Beyond pur essendo realizzato meglio (si può considerare come uno dei titoli più avanzati mai visti su Ps3), non riesce a stupire quanto il suo progenitore. Quello che dovrebbe essere il punto di forza del gioco, ovvero l'espressività degli attori catturata tramite sensori e riproposta nel mondo virtuale, non sempre convince appieno. Emblematica la prima scena di pianto di Willem Dafoe che, quasi ridicola nella sua goffagine, rovina un momento altrimenti drammatico. Spesso gli interpreti poligonali appaiono meno espressivi di quanto sarebbe lecito, accennando appena quelle emozioni che poi sta al giocatore cogliere. Per quanto tutto sia curatissimo infatti, non possiamo fare a meno di notare che nel frattempo sono usciti titoli come L.A. Noire, che sfoggia animazioni facciali decisamente superiori, o The Last of Us che ha una miglior cosmesi generale nonostante un mondo di gioco più ampio, ma soprattutto personaggi che spesso si muovono e si comportano con gran naturalezza senza che questo vada a inficiare i controlli (cosa che invece accade puntualmente nei titoli di Cage). Insomma, per quanto tecnicamente notevolissimo, Beyond ha “perso il treno” per poter essere il migliore dal punto di vista visivo, attestandosi più come una sorta di Heavy Rain ultrapotenziato che non come il nuovo obbiettivo tecnologico da inseguire per la concorrenza.

Infine spendiamo una parola per l'eccellente comparto sonoro, il quale ci offre una colonna sonora che nulla ha da invidiare ai migliori kolossal cinematografici. Il tutto é unito ad effetti adeguati ma soprattutto un doppiaggio italiano estremamente curato e ben fatto. Il profilo audio é particolarmente importante in un gioco come questo, dove i dialoghi e l'accompagnamento musicale giocano un ruolo fondamentale nel coinvolgere ed emozionare il giocatore. E possiamo dire che, al di là della trama coinvolgente, costantemente in bilico tra dramma, azione e paranormale, il gioco riesce nel suo intento di toccare i sentimenti e le giuste corde degli spettatori. Pardon, giocatori.