Bionic Bay: la Recensione del Platform 2D hardcore
Può un Platform 2D stupire e intrattenere ancora nel 2025? Eccome se può!
Certi generi sono eterni, checché se ne dica. Ovviamente le mode, le tendenze e le scelte di marketing possono manipolare e sbilanciare l'industria verso questo o quel filone, ma i capisaldi dell'entertainment tenderanno sempre a ri-sbucare fuori, di tanto in tanto. Bionic Bay è un esponente di questi capisaldi, dato che la definizione più calzante del prodotto di Psychoflow e Mureena è quella di Platform bidimensionale. Non Metroidvania o Action game, attenzione: parliamo proprio di un gioco in cui si devono attraversare 10 livelli successivi, ciascuno con un inizio e una fine ed in mezzo salti su salti tra pericoli letali, appesi a questa o quella piattaforma instabile.
Bionic Bay è un'esperienza minimalista
Il primo titolo che ci viene in mente appena avviamo il gioco è infatti il celeberrimo Limbo, che nel 2011 si presentò al pubblico con un taglio grafico e di gameplay essenziali esattamente come fa Bionic Bay. Grafica cupa, minimalista, monocromatica, quasi essenziale, soprattutto nel modello del protagonista, uno scienziato che all'inizio della vicenda è impegnato insieme a vari colleghi nello studio di uno strano uovo fluttuante; quando dall'uovo si propagano delle folgori, gli scienziati vengono disintegrati e il protagonista si ritrova teletrasportato [chi si ricorda Another World?] in un mondo biotecnologico apparentemente morto, tra strutture diroccate e macchinari pericolosamente ancora attivi.
Va da sé che i primi comandi da padroneggiare saranno il movimento e il salto, a cui si aggiunge in maniera molto rilevante anche lo scatto: questo infatti può essere utilizzato a terra per rotolare velocemente ed in area per tuffarsi verso la direzione in cui si è rivolti. E se vi fosse venuto il dubbio, sì: è possibile rotolare, saltare in avanti sfruttando lo slancio e poi tuffarsi ulteriormente per raggiungere la distanza massima. Il protagonista può anche cadere da altezze considerevoli senza danneggiarsi, ma oltre determinate soglie perderà il controllo dei movimenti e verrà sballottato con un disturbante effetto “ragdoll”; cadere da altezze eccessive porterà comunque alla “morte” e alla ripartenza dall'ultimo checkpoint.

Tre tecniche speciali
Se è pur vero che Limbo è un'evidente fonte di ispirazione per Bionic Bay, è altrettanto vero che il titolo Psychoflow non si limita al mero saltellare da una piattoforma e l'altra e introduce progressivamente nel gioco tre tecniche speciali. La prima è lo Swap, ossia la possibilità di sintonizzare il protagonista con un oggetto toccato, come ad esempio una cassa, e poi scambiare i due di posizione. L'utilizzo più immediato è quello di rimuovere degli ostacoli sostituendosi semplicemente ad essi, ma altri usi prevedono l'attivazione di piastre a pressione, la costruzione di vere e proprie scale di oggetti sovrapposti, fino alla fuga repentina da un pericolo imminente come un missile o un laser puntato sul protagonista. In alcune fasi, inoltre, lo Swap sarà sostituito da un “super pugno” che scaglierà gli oggetti con grande violenza.
Il secondo potere è il Chronolag, ossia la possibilità di rallentare il tempo circostante permettendo al protagonista di muoversi liberamente in mezzo agli ostacoli improvvisamente freezati. Occhio però che questa possibilità è ovviamente limitata e dopo ogni utilizzo il potere deve ricaricarsi – sebbene con un po' di pratica sia possibile effettuare delle brevi attivazioni intervallate. Oltre a permettere di camminare letteralmente sulle lame rotanti, il Chronolag può essere utilizzato in combinazione con lo Swap per realizzare delle piattaforme temporaneamente fluttuanti, ma molti altri utilizzi saranno contestuali agli specifici ostacoli presenti nel gioco.
Il terzo potere speciale a cui il protagonista avrà accesso, sebbene solo nelle fasi finali del gioco, è la Manipolazione della Gravità: semplicemente agendo sullo stick analogico destro, infatti, si potrà ruotare di scatto l'inquadratura di 90/180° modificando così il sistema di riferimento gravitazionale. Vi lasciamo anche solo immaginare quali conseguenze questa azione possa portare alle traiettorie dei salti o al comportamento dei vari elementi del gioco, dalle casse utilizzabili come piattaforme mobili alle trappole che cambieranno la loro posizione nello spazio.

Bionic Bay: piattaforme, enigmi e casualità
La combinazione dei tre poteri sarà fondamentale non solo per permettere al protagonista di raggiungere le sempre più inarrivabili piattaforme successive, ma anche per risolvere i veri e propri enigmi che si troverà di fronte. Sebbene infatti l'attività più presente sia quella di correre e arrampicarsi da una parte all'altra, talvolta occorrerà fermarsi un attimo a studiare la situazione perché la via non sarà automaticamente visibile.
Altre volte, e un po' di dispiace dirlo, sarà il caos a farla da padrone. In certe fasi del gioco, infatti, il protagonista si troverà ad attraversare zone in cui gli ostacoli saranno generati a caso o in cui le piattaforme interagiranno tra loro secondo pattern non regolari, senza contare che utilizzare i poteri porta a delle alterazioni del livello su cui in realtà il controllo in mano al giocatore è molto esiguo. Ne consegue che talvolta il superamento di una sezione di livello non è solo questione di comprensione o di abilità, ma anche di casualità... si ha l'impressione di fare tutto giusto ma di essere comunque puniti da un ostacolo casuale, come se per superare il livello fosse anche necessario tirare un dado [o una decina di essi...] ed ottenere il punteggio massimo.

Bionic Bay tra frustrazione e hardcore?
Queste situazioni, concentrate soprattutto nella seconda metà del gioco e via via più frequenti man mano che ci si avvicina ai titoli di coda, possono portare a un certo grado di sconforto o addirittura di frustrazione: il metodo migliore che abbiamo trovato per affrontarle è probabilmente quello di desistere dopo troppi fallimenti, fare un pausa e tornare sul posto a mente fresca. Certo è che dopo averle superate abbiamo espresso il desiderio di non doverle riaffrontare mai più nella vita, ma questo stesso desiderio è stato disilluso tanto dalle sessioni successive – lo ripetiamo: via via più complesse e punitive – quanto dalla presenza della modalità online.
Quest'ultima è sostanzialmente una selezione giornaliera di livelli da affrontare in modalità speedrun, con classifica e ghost degli altri giocatori con cui confrontarsi. Il risultato è qualcosa che, innegabilmente, è l'apoteosi dell'hardcore: non basta dover superare delle sezioni difficili, casuali e punitive, ma occorre anche farlo in fretta se sei vuole scalare la classifica. Tra genio e follia.
Bionic Bay, s'è capito, è realizzato in maniera minimalista ma efficiente: sempre fluido e affidabile nel motore grafico. Ottima anche la colonna sonora che alterna situazioni di relativo silenzio in cui gli effetti sonori la fanno da padroni ad alcuni temi incalzanti ed ansiogeni legati alle fasi più complesse. I testi di gioco sono disponibili in Italiano.
Bionic Bay è dunque un bel prodotto hardcore, un Limbo postatomico studiato alla perfezione per portare il giocatore all'esasperazione, allontanarlo ma poi farlo tornare come in preda a una sorta di sindrome di Stoccolma, fino alla conclusione dell'ultimo livello e poi ancora nelle speedrun. Certamente da tenere alla larga dai casual-gamer o da chi cerca la grafica prima di tutti, ma se non avete paura di tutto questo hardcore fatevi sotto...
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Versione Testata: PS5
Voto
Redazione

Bionic Bay
Bionic Bay è hardcore allo stato puro: grafica minimale, sistema zeppo di casualità, difficoltà progressivamente crescente e tanta frustrazione che vi allontanerà dallo schermo quel tanto che basta per farvi tornare poche ore dopo più motivati di prima. Non è un gioco da prendere sottogamba e vale decisamente il tempo che gli si dedica, soprattutto se poi volete cimentarvi nelle classifiche online.