Bionic Commando

di Tommaso Alisonno
Bisogna essere dei vecchietti, o degli esperti, per ricordarsi di un gioco che portava questo stesso titolo apparso oltre vent'anni fa prima su coin-op e poi su NES. Il protagonista, Spencer, era un marine appartenente ad un'unità speciale di cyborg (i Bionic Commando, appunto) e pertanto dotato di un braccio artificiale con tanto di mano-rampino utile per appendersi e dondolarsi tra le piattaforme. Oggi Spencer torna a combattere sulle nostre Xbox360, ma non solo la realizzazione tecnica é cambiata: cinque anni dopo la sua missione precedente (quella del platform, per capirci), Spencer é stato arrestato per motivi politici e condannato. Dopo aver passato altri cinque anni nel braccio della morte, viene liberato dal suo ex-capo “Super Joe” e reintegrato temporaneamente in servizio in quanto sembra essere l'unico in grado di risolvere il mistero dell'attacco terroristico mosso contro la megalopoli di Ascension City.



Il gioco unisce essenzialmente in sé le caratteristiche di un platform 3D e di un Arcade-Shooter in terza persona: sfruttando il cavo d'acciaio del braccio bionico, Spencer può appendersi a travi e spuntoni, dondolarsi e lanciarsi nel vuoto, ed infine arrampicarsi sulle pareti, il ché unito alla sua capacità di schiantarsi da altezze inenarrabili senza subire alcun danno gli garantisce una libertà di movimento ed esplorazione encomiabile. Oltre a queste azioni di spostamento, il braccio sarà naturalmente utile anche in combattimento, innanzitutto come arma da corpo a corpo - ed un cazzotto dato con quell'arnese fa decisamente male - ma anche per afferrare oggetti e nemici da sollevare e lanciare (la mira é fortunatamente assistita). A complemento del braccio, Spencer porterà sempre con se una pistola d'ordinanza, più una manciata di granate e una singola altra arma (fucile, mitra, lanciamissili e così via) che potrà raccogliere sul campo.

L'impatto grafico con questa nuova incarnazione di BC non é assolutamente dei migliori: nonostante il modello del protagonista sia essenzialmente buono, i primi ambienti al chiuso in cui ci siamo trovati a girovagare sono apparsi approssimativi, frettolosi, quasi a livello di un titolo old-gen (e neanche dei migliori). Le cose fortunatamente migliorano notevolmente all'aperto, dimostrando come gli sviluppatori si siano sicuramente concentrati prevalentemente sulla aree in cui é possibile sfruttare le capacità di movimento del rampino.

Ad ogni modo, l'interattività del modello con gli ambienti rimane sempre approssimativa: Spencer tende a “scivolare” un po' troppo facilmente dalle piattaforme su cui deve passeggiare, tra l'altro senza dar segno di accorgersene quasi come si vede spesso accadere ai modelli 3D degli avversari nel multiplayer di molti FPS. Questo non é un difetto fintanto che oscillate come spiderman tra una trave e l'altra, ma é sicuramente fastidioso quando riportate i piedi in terra. Decisamente più entusiasta l'impatto col sonoro: nel gioco é sempre presente un accompagnamento musicale composto da temi sempre molto belli, anche se più che “da atmosfera” li si potrebbe definire “da colossal” tanto pomposi divengono talvolta. Ottimi anche tutti gli effetti sonori e i doppiaggi; questi ultimi sono presenti esclusivamente in Americano, ma la traduzione del testo a video é a dir poco perfetta.



Il sistema di controllo del braccio necessita di un po' di tempo prima di essere padroneggiato appieno: non sarà improbabile durante la prima ora di gioco il cadere ripetutamente o il non riuscire a dirigersi velocemente nella direzione desiderata; fortunatamente Spencer non sembra preoccuparsi delle cadute, almeno fintanto che non finite in zone radioattive o in acque profonde (no: non si può nuotare con un braccio di metallo pesante svariati chili). Quello che lascia un po' con l'amaro in bocca é però lo spessore stesso del gioco: la missione in cui il protagonista é coinvolto é scarna ed impersonale, e si riduce a superare una serie lineare di livelli progressivamente più complessi, con di tanto in tanto qualche nuovo nemico corazzato o uno scontro boss.

Non che il risultato sia noioso: é anzi piuttosto divertente svolazzare tra i palazzi (anche se alcune serie di salti - soprattutto quelli tra le mine sospese sul mare - mettono a dura prova la pazienza del giocatore) e scagliare automobili contro i soldati, ma é un divertimento che si attenua dopo pochi livelli, ed anche la sfida alla raccolta degli “oggetti disseminati” (in realtà icone dell'epoca 8bit) trascende troppo spesso nell'isterismo dovuto alla tendenza degli sviluppatori di mettere gli oggetti in punti ben visibili ma atrocemente difficili da raggiungere. Il sistema di combattimento é poi piuttosto approssimativo, ed a conti fatti i nemici più pericolosi non sono quelli più grossi e potenti, quanto piuttosto quelli che sciamano a gruppi numerosi.

Il MultiPlayer online risolleva un po' il morale: per quanto si riduca alle tre modalità di deathmatch individuale, deathmatch a squadre e cattura la bandiera, perlomeno si distingue dalla massa degli FPS per la peculiarità della presenza del braccio e dell'apposito rampino. É abbastanza innovativo il combattere contro altri giocatori che saltano e oscillano da una parte all'altra della mappa, sviluppata tanto in estensione quanto in altezza, mentre si é impegnati noi stessi a saltare ed oscillare.

Si tratta comunque di una modalità accessoria, decisamente supplementare all'esperienza di gioco in singolo, che forse avremmo voluto un po' più profonda. A poco valgono, pertanto, anche i tre livelli di difficoltà quando, una volta terminato, mancheranno gli stimoli per ricominciarlo in tempi brevi.