Black & Bruised

di Andrea 'NeOAndY' Cani

Ogni produzione nel campo dei videogame può evolversi, anche iniziando dallo stesso punto di partenza, in direzioni completamente differenti (e per fortuna aggiungiamo). Se così non fosse ci troveremo sommersi da giochi tutti uguali in un brevissimo lasso di tempo: non è che questo non succeda completamente, ma per fortuna siamo ancora lontani dal raggiungere pericolosi livelli di guardia: c'è chi riesce ancora a proporre idee, che non saranno del tutto originali in se, ma che portano senz'altro una ventata di aria fresca nel genere al quale appartengono. E anche partendo con l'idea di realizzare un gioco di boxe, si può arrivare a raggiungere risultati differenti a seconda della tipologia di gioco che si vuole creare. In passato c'è stato chi ha preferito dare un'impronta simulativa e di realismo anche a discapito delle veste grafica, proponendosi come pioniere dello sfruttamento della grafica poligonale: chi ricorda il mitico 4D Sports Boxing della Mindscape?



E c'è stato chi invece ha preferito dare un'impronta arcade e fumettosa, lasciando da parte le velleità di simulazione: e questo è il caso dell'altrettanto mitico Punch-Out della Nintendo. In entrambi i casi, si è trattato di giochi che pur scegliendo strade opposte, hanno divertito tantissimo i giocatori per merito della loro splendida realizzazione. Qual è il succo del discorso? Non importa quale sia la strada che si sceglie per arrivare all'obiettivo auspicato, l'importante è raggiungerlo dedicandogli tutte le attenzioni necessarie, fondamentale quando si vuol uscire sul mercato con un gioco competitivo e che possa far breccia nel cuore dei giocatori grazie ad indubbie qualità. Alla luce del discorso appena fatto, è chiaro, dando una rapita occhiata a Black & Bruised, quale sia l'obiettivo sperato dai ragazzi della Digital Fiction: creare un gioco di boxe immediato e divertente grazie alla particolare caratterizzazione dei boxeurs. Ma saranno riusciti anche nell'impresa di dare vita ad un prodotto che possa davvero far breccia nel cuore dei videogiocatori? Lo vedremo nel corso di questa recensione.

Facciamo innanzitutto una carrellata delle modalità di gioco presenti. Da questo punto di vista, c'è poco che possa attirare l'attenzione in modo particolare. Si tratta, infatti, di modalità che più o meno siamo abituati a vedere in ogni gioco del genere. Possiamo cominciare a saggiare le potenzialità del titolo grazie allo scontro singolo che può essere effettuato sia contro un avversario umano che contro un pugile controllato dalla CPU. La scelta può inizialmente essere fatta tra quattordici pugili differenti, ma le cinque caselle vuote con all'interno un punto interrogativo, lasciano "supporre" che altri cinque potranno essere sbloccati completando le varie sfide presenti. Prima di cominciare un incontro, possiamo scegliere l'arena nella quale combattere tra le ventuno disponibili, oppure lasciare la scelta alla CPU in base al lottatore che abbiamo selezionato. Queste sono molto particolari e variano dal classico ring all'interno del palazzetto dello sport, fino ad arrivare alla bettole di bassa risma, passando per un saloon e per l'area di un non ben definito parcheggio.

Ma chi vuol cominciare davvero a fare sul serio, non può esimersi dall'affrontare la modalità torneo. Avremo cinque livelli di difficoltà tra i quali scegliere (vanno da principiante fino a campione del mondo) e l'obiettivo sarà quello di cimentarsi in una serie di incontri e di battere gli avversari che mano a mano ci affronteranno, per diventare alla resa dei conti il campione della categoria. Vi è poi la modalità sopravvivenza: come lo stesso nome lascia comprendere, si dovranno affrontare una serie di combattimenti in serie senza soluzione di continuità, potendo contare sulla sola barra di energia iniziale.