Bleach : Shattered Blade
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Bleach, nato dalla fantasia del mangaka Tite Kubo, narra le vicende di Ichigo Kurosaki, un ragazzo che entra per caso a contatto col mondo degli Shinigami (ossia dei della morte, incaricati di traghettare le anime dei defunti verso l'aldilà). Questi, le cui sembianze ricordano gli antichi samurai, lottano contro gli spiriti maligni denominati Hollow. Dal fumetto, che ha spopolato il Giappone, é stata tratta la serie a cartoni a cui si rifà Shattered Blade. Il videogame é un picchiaduro all'arma bianca dove lo Wiimote, chiamato direttamente a far le veci di una katana, é posto al centro dell'esperienza ludica.
Il sistema di combattimento si compone di tre colpi principali: fendente orizzontale, verticale ed affondo. Ogni stoccata va eseguita mimando il movimento corrispondente col telecomando. Associando ad un attacco di base la pressione del tasto A si ottiene un potente attacco critico, mentre con il tasto B si avrà un attacco speciale. Completano il repertorio di mosse la tradizionale guardia e la corsa. Da tale impostazione, invero piuttosto semplicistica, trae origine una struttura di gioco mal calibrata.
Si avverte un netto sbilanciamento a favore dell'attacco critico; la discutibile scelta di renderlo imparabile ridimensiona irremediabilmente l'utilità della guardia. L'attacco di base é molto veloce, ma infligge una quantità irrisoria di danno ed é facilmente spezzato dall'avversario. L'attacco speciale, pur di forza comparabile al critico e portata maggiore, talvolta é fine a sé stesso, in quanto più difficoltoso da mandare a segno. Quando due attacchi critici si incrociano si entra nella situazione di "scontro", una successione di cinque sfide sulla falsariga della morra cinese.
La sequenza é però troppo lunga, rischia di annoiare poiché rompe il ritmo del duello. Scuotendo il nunchuck, dopo aver riempito un'apposita barra, si scatena il potenziamento del personaggio; generalmente esso consiste nel Bankai, ossia la forma finale della spada (detta Zanpakuto). Per il breve periodo di tempo in cui é attivo, si beneficia di un aumento delle capacità offensive e di nuovi attacchi speciali, ancor più pericolosi rispetto a quelli standard. Alcuni godono inoltre di un incremento della difesa o della velocità.
Questo spettacolare frangente spesso é accompagnato da una trasformazione, ma la sua utilità varia caso per caso. L'apporto che il Bankai reca oscilla infatti fra l'attribuzione di attacchi devastanti, capaci di porre anzitempo termine alle ostilità, e il conferimento di poteri meno efficaci a fini combattivi, se non addirittura d'intralcio.
A pregiudicare definitivamente il gameplay ci ha pensato lo Wiimote, che per merito della configurazione disastrosa tocca qui uno dei punti più bassi della sua giovane storia. I comandi accusano una imprecisione abnorme, che distorce negativamente l'esperienza di gioco. Il computer stenta a riconoscere esattamente il tipo di colpo eseguito dal giocatore. Per farsene una impietosa idea, basti guardare allo "scontro", dove non si riesce a selezionare fendenti e affondi (corrispettivi di sasso, carta e forbice) secondo la propria volontà. Esibire le combo (le quali latitano già per conto loro), poi, con un controllo così macchinoso diventa un'impresa.
Nella sezione principale, "Episodi", vengono raccontate le vicende di otto protagonisti, spinti da motivazioni personali alla ricerca dei frammenti del Sokyoku. Quest'arma leggendaria, che sprigiona una fenice di fuoco, può donare un potere immenso al suo possessore. Sostanzialmente però ogni "Episodio" si riduce ad un arcade mode con incontri a round singolo, intermezzati da siparietti dialogati. Il multiplayer, lungi dall'essere la modalità portante, come sarebbe lecito attendersi da un picchiaduro, non convince.
Che sia un fan di Bleach o meno, all'amico invitato a sguainare il telecomando bianco basterà qualche schermata per essere sopraffatto dall'ineluttabile casualità della contesa, dall'approssimazione del gameplay che spinge ad abusare incoscientemente dell'attacco critico. Per completare il quadro devono essere citate le sezioni addestramento e arcade (sulla distanza di otto rivali); l'emporio Urahara, il tipico negozietto virtuale dove spendere crediti per acquistare numerosi extra, e la galleria, che fornisce l'occasione di rimirare quanto sbloccato all'emporio.
Il comparto grafico, fin dalle prime partite, non fa bella mostra di sé.
Colpisce in negativo la desolazione delle locations, aggravata dalla cattiva qualità delle texture, che salta subito all'occhio. I personaggi sono rappresentati ed animati in modo appena decente, anche se i primi piani tradiscono talvolta difetti sui quali non si può sorvolare. Il sonoro é contraddistinto da temi rockeggianti, non particolarmente apprezzabili ma adatti a scandire le schermate grazie al loro ritmo.
Per concludere, il giudizio finale su Shattered Blade non può che essere negativo. Resta una punta di rammarico per l'incapacità di sfruttare una caratterizzazione come quella di Bleach, nonostante un bacino di 32 combattenti da cui attingere e il contributo che l'uso in battaglia delle Zanpakuto garantisce, in termini di varietà. La scelta di implementare lo Wiimote in maniera tanto radicale, di menare i fendenti agitando le braccia per aria si ritorce non solo contro Bleach, ma contro il genere stesso dei picchiaduro, che messo alla mercé di un controllo così ardito perde quanto di buono ha da offrire.
Il sistema di combattimento si compone di tre colpi principali: fendente orizzontale, verticale ed affondo. Ogni stoccata va eseguita mimando il movimento corrispondente col telecomando. Associando ad un attacco di base la pressione del tasto A si ottiene un potente attacco critico, mentre con il tasto B si avrà un attacco speciale. Completano il repertorio di mosse la tradizionale guardia e la corsa. Da tale impostazione, invero piuttosto semplicistica, trae origine una struttura di gioco mal calibrata.
Si avverte un netto sbilanciamento a favore dell'attacco critico; la discutibile scelta di renderlo imparabile ridimensiona irremediabilmente l'utilità della guardia. L'attacco di base é molto veloce, ma infligge una quantità irrisoria di danno ed é facilmente spezzato dall'avversario. L'attacco speciale, pur di forza comparabile al critico e portata maggiore, talvolta é fine a sé stesso, in quanto più difficoltoso da mandare a segno. Quando due attacchi critici si incrociano si entra nella situazione di "scontro", una successione di cinque sfide sulla falsariga della morra cinese.
La sequenza é però troppo lunga, rischia di annoiare poiché rompe il ritmo del duello. Scuotendo il nunchuck, dopo aver riempito un'apposita barra, si scatena il potenziamento del personaggio; generalmente esso consiste nel Bankai, ossia la forma finale della spada (detta Zanpakuto). Per il breve periodo di tempo in cui é attivo, si beneficia di un aumento delle capacità offensive e di nuovi attacchi speciali, ancor più pericolosi rispetto a quelli standard. Alcuni godono inoltre di un incremento della difesa o della velocità.
Questo spettacolare frangente spesso é accompagnato da una trasformazione, ma la sua utilità varia caso per caso. L'apporto che il Bankai reca oscilla infatti fra l'attribuzione di attacchi devastanti, capaci di porre anzitempo termine alle ostilità, e il conferimento di poteri meno efficaci a fini combattivi, se non addirittura d'intralcio.
A pregiudicare definitivamente il gameplay ci ha pensato lo Wiimote, che per merito della configurazione disastrosa tocca qui uno dei punti più bassi della sua giovane storia. I comandi accusano una imprecisione abnorme, che distorce negativamente l'esperienza di gioco. Il computer stenta a riconoscere esattamente il tipo di colpo eseguito dal giocatore. Per farsene una impietosa idea, basti guardare allo "scontro", dove non si riesce a selezionare fendenti e affondi (corrispettivi di sasso, carta e forbice) secondo la propria volontà. Esibire le combo (le quali latitano già per conto loro), poi, con un controllo così macchinoso diventa un'impresa.
Nella sezione principale, "Episodi", vengono raccontate le vicende di otto protagonisti, spinti da motivazioni personali alla ricerca dei frammenti del Sokyoku. Quest'arma leggendaria, che sprigiona una fenice di fuoco, può donare un potere immenso al suo possessore. Sostanzialmente però ogni "Episodio" si riduce ad un arcade mode con incontri a round singolo, intermezzati da siparietti dialogati. Il multiplayer, lungi dall'essere la modalità portante, come sarebbe lecito attendersi da un picchiaduro, non convince.
Che sia un fan di Bleach o meno, all'amico invitato a sguainare il telecomando bianco basterà qualche schermata per essere sopraffatto dall'ineluttabile casualità della contesa, dall'approssimazione del gameplay che spinge ad abusare incoscientemente dell'attacco critico. Per completare il quadro devono essere citate le sezioni addestramento e arcade (sulla distanza di otto rivali); l'emporio Urahara, il tipico negozietto virtuale dove spendere crediti per acquistare numerosi extra, e la galleria, che fornisce l'occasione di rimirare quanto sbloccato all'emporio.
Il comparto grafico, fin dalle prime partite, non fa bella mostra di sé.
Colpisce in negativo la desolazione delle locations, aggravata dalla cattiva qualità delle texture, che salta subito all'occhio. I personaggi sono rappresentati ed animati in modo appena decente, anche se i primi piani tradiscono talvolta difetti sui quali non si può sorvolare. Il sonoro é contraddistinto da temi rockeggianti, non particolarmente apprezzabili ma adatti a scandire le schermate grazie al loro ritmo.
Per concludere, il giudizio finale su Shattered Blade non può che essere negativo. Resta una punta di rammarico per l'incapacità di sfruttare una caratterizzazione come quella di Bleach, nonostante un bacino di 32 combattenti da cui attingere e il contributo che l'uso in battaglia delle Zanpakuto garantisce, in termini di varietà. La scelta di implementare lo Wiimote in maniera tanto radicale, di menare i fendenti agitando le braccia per aria si ritorce non solo contro Bleach, ma contro il genere stesso dei picchiaduro, che messo alla mercé di un controllo così ardito perde quanto di buono ha da offrire.