Blinx 2: Masters of time and space

di Giuseppe Schirru
Livelli dall'estensione maggiore rispetto al precedente capitolo regalano una maggiore diversificazione nei modi d'agire, in parte finalizzata al lasciare al giocatore un ventaglio di possibilità più ampio. Le parvenze di libertà si sciolgono come neve al sole una volta appurata la banalità degli obiettivi e una segnaletica orizzontale e verticale che indica la via da seguire, soluzione che sminuisce di efficacia lo studio del level design e con essa la difficoltà propria degli enigmi. I puzzle da risolvere durante i vari livelli non richiedono un grande sforzo razionale, complice la guida in gentile concessione che sarà prodiga a istruirci passo passo sul da farsi, mentre venendo meno quest'ultima le cose non si complicheranno data la banalità e ripetitività degli enigmi proposti. Anche la modalità multiplayer - rigorosamente offline - che sarebbe dovuta essere un valore aggiunto nell'economia di gioco, è invece uno spunto discreto per ulteriori critiche: maggiore semplicità rispetto all'avventura in singolo e problemi di clipping che si fanno esageratamente pesanti.

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La totale personalizzazione del nostro alter-ego digitale è ininfluente ai fini dell'esperienza ludica, come anche a quella estetica vista l'incapacità del motore grafico di animare uno spettacolo ai livelli che ci ha abituatati la macchina che alberga Blinx 2. I gattoni sono ben lontani dalle fattezze morbide e pelose apprezzate di recente in Conker: Live & Reloaded (in uscita il prossimo marzo): la tecnica del furshading che nel titolo Rare è sopraffina, qua è a malapena abbozzata. Blinx 2 non fa certo dell'opulenza visiva la sua bandiera: la sontuosità di alcuni effetti speciali non è contraccambiata da altrettanta cura nelle strutture poligonali o nell'applicazione delle texture, relegando la cosmesi visiva a livelli contraddittori. Troppo evidenti i difetti di pop-up nell'avventura in due tramite split screen, rimangono troppe superficialità che sviliscono di significato anche i pochi pregi del motore grafico. Analogo discorso per il sonoro, che vanta musichette anonime, un parlato in lingua originale e localizzato tramite sottotitoli e degli fx nella media. Né carne, né pesce.

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Troppo preoccupati a pensare alla quarta e quinta dimensione, gli sviluppatori si sono dimenticati della terza, trascurando la profondità di un titolo che, qualitativamente parlando, difficilmente può essere raffrontato a colossi come R&C:UYU o Jak 3 che spopolano sul monolite nero. Salvare l'universo è oramai una prassi inflazionata dalle tinte semplicistiche per cui non servono eroi, ma stupidi bambocci pacioccosi. Sarebbe ora di stravolgere questo stato di cose.