Bloodforge

Bloodforge
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Nonostante sia un piccolo team di sviluppo incentrato su produzioni per console oldgen, Climax é riuscita nel recente passato ad inanellare alcuni titoli ben realizzati, in grado di competere con le software house più blasonate. Parliamo di Silent Hill Shattered Memories, Silent Hill 0rigins e, perché no, anche del tie-in di Ghost Rider per Ps2, che pur scimmiottando il noto God of War in maniera ben più modesta, riusciva ad offrire un'esperienza di gioco divertente e visivamente appagante.



Ed é proprio nello stesso ambito che troviamo questo Bloodforge, picchiaduro violento e brutale che presenta più di una somiglianza con le avventure del nostro amato Kratos, ma che ha abbastanza personalità da poter distinguersi dalla massa. La storia narra del rude guerriero celtico Crom, forgiato dal sangue di mille battaglie e vittima di terribili visioni di morte. Il suo ritiro ad una vita tranquilla viene bruscamente interrotto da un assalto al suo villaggio e dall'uccisione della sua amata; di lì a poco la strega Morrigan, rivelatasi inizialmente sottoforma di corvo, plagia il disperato guerriero e lo convince a vendicarsi contro gli stessi dei. Crom parte quindi alla volta di Arawn, dio dell'oltretomba, per placare la sua sete di sangue come predetto dalle sue visioni. La storia é quindi molto familiare, dal momento che unisce il tipico canovaccio “vendicativo” di God of War ad una più originale ambientazione barbarica/celtica, dove le figure e le divinità si rifanno fedelmente alla mitologia di Gallia e Britannia. Essendo i Climax inglesi, non poteva essere altrimenti.

Crom dovrà avanzare lungo terre desolate ed ostili, uccidendo orde di avversari che sbarrano il cammino verso la sua vendetta. Come di consueto in questo genere di giochi, abbiamo un attacco veloce ed uno potente ma più lento: é possibile combinare tali colpi (anche con il salto e con alcuni movimenti, volendo) per dar vita ad una nutrita serie di combo. Ovviamente c'é il tasto della schivata, che fa rotolare via il nostro guerriero dai fendenti nemici, ed inoltre abbiamo anche una balestra da caccia utile a colpire i nostri avversari dalla distanza o per legare più combo tra loro. Il sistema di combattimento é efficace ma immediato, mentre i nemici sono alquanto stupidi da soli ma decisamente pericolosi in gruppo: é fondamentale cercare di non farsi accerchiare (ed agire sul tasto di schivata quando necessario) tra una mazzata e l'altra. Abbiamo tre tipi di armi a disposizione, piuttosto ben differenziate: il classico spadone barbarico e relative varianti, i martelli da guerra (più lenti ma devastanti), ed infine gli artigli da combattimento, veloci ma a corto raggio. Non manca una modalità “Berserk”, che ci consentirà attacchi più devastanti per un breve lasso di tempo o una finisher speciale che consuma tutta l'apposita barra; poi abbiamo tre tipi di magie in stile Golden Axe, colpi potenziabili con l'utilizzo del Mana e infine la possibilità di utilizzare delle pozioni che hanno diversi effetti, come guarire o riempire la barra delle magie combattendo. La fisicità trasmessa dagli scontri é decisamente buona, mentre la violenza é molto pronunciata; ci sono anche un buon numero di finisher automatiche piuttosto spettacolari, in cui l'inquadratura si avvicina e vediamo il nerboruto Crom mutilare, decapitare o dare il colpo di grazia al malcapitato di turno.



L'aspetto grafico é infatti un fattore molto importante in Bloodforge: la cosmesi volutamente tetra, il forte contrasto, le ombreggiature pronunciate: tutto é teso a creare un atmosfera opprimente a metà tra l'espressionismo tedesco e la graphic novel in stile Frank Miller. Il sangue scorre a fiumi, le mutilazioni sono brutali e violentissime; é palese come tutti questi aspetti abbiano avuto la precedenza rispetto agli altri: i fondali sono spesso scarni ed essenziali (anche se le ultime ambientazioni si risollevano grazie allo stile architettonico adottato), mentre i personaggi sono ben modellati ma generalmente privi delle dispendiose e complicate animazioni facciali: quasi tutti indossano maschere o elmi più o meno inquietanti volti a coprirne le fattezze ed i movimenti del viso, in primis il protagonista che sfoggia un bel teschio d'alce sul volto. Climax ha quindi risolto intelligentemente il salto generazionale dai 128bit alla nextgen in questo modo (Bloodforge é il loro primo titolo in alta definizione) ed il risultato é sia efficace che stilisticamente riuscito. Ma l'aspetto forse più curato sono i boss: dettagliati e ben caratterizzati, sono talvolta enormi ed impressionanti da vedere, ispirati forse a quelli di God of War con tanto di qualche piccolo quick time event. Segnaliamo comunque uno dei guardiani meno ingombranti (ma più tosti) ci ha ricordato moltissimo il primo boss di Rastan Saga, ossia il mitico arcade della Taito ispirato a sua volta al Conan cinematografico.

Veniamo però alle dolenti note: tra fiumi di sangue, arti che volano, giganti assassini e personaggi inquietanti, ci sono alcuni aspetti che stonano fortemente con l'insieme e che rovinano in parte sia l'aspetto che la fruizione del titolo. Innanzitutto alcune animazioni risultano innaturali e tradiscono la natura “budget” del gioco. Ciò si manifesta soprattutto nella camminata del protagonista, che quando cambia direzione o corre in circolo sembra una sorta di marionetta disarticolata, un qualcosa che non é assolutamente in linea con gli standard attuali e che sembra uscita da un gioco di quindici anni fa. Altro problema, stavolta più serio, é il frame-rate: nelle situazioni più concitate la fluidità si fa piuttosto precaria e ciò si ripercuote negativamente sull'intellegibilità degli scontri. Tale confusione é amplificata a causa del forte contrasto grafico che tende ad impastare un po' le forme, ma soprattutto l'interpolazione fallace delle animazioni unita alla scarsa fluidità fa spesso attivare in ritardo la schivata rispetto alla pressione del tasto, il che può condurre a danni inaspettati.



Ma il difetto più grande, che rovina in parte l'esperienza di gioco, é la telecamera. Se durante gli intermezzi narrativi e le finisher assistiamo a delle inquadrature e dei movimenti di macchina assolutamente spettacolari ed efficaci, nel gioco vero e proprio lo stacco é netto: il protagonista é inquadrato in maniera troppo distanziata per un action di questo tipo, e non viene favorita né la comprensione degli scontri né la bellezza grafica dei modelli. I personaggi realizzati con una certa cura dovrebbero infatti “rubare la scena”, ma invece si stagliano contro fondali davvero modesti che hanno fin troppo spazio nelle inquadrature. Ma il peggio avviene durante il movimento: nel corso della deambulazione la visuale si agita e si scuote in maniera francamente esagerata e fastidiosa, e se ruotiamo il punto di vista o se ci muoviamo vicino a degli ostacoli notiamo degli scatti e dei salti dell'inquadratura veramente molto fastidiosi. Durante i combattimenti la telecamera ballerina unita al frame-rate in calo restituiscono una sensazione di confusione e impastamento che non si vedeva da secoli in un action game. Tutti questi difetti di natura tecnica detraggono molto dal gioco e ad un primo impatto lo rendono quasi fastidioso da fruire; fortunatamente già dopo un'oretta di gioco ci si fa l'abitudine e si supera lo scoglio, ma la cosa paradossale é che sarebbe bastato davvero un piccolissimo sforzo per sistemare il problema. Tra l'altro, come nota di colore, abbiamo anche trovato un buffo bug che fa “pattinare” il protagonista sopra la testa dei nemici se saltiamo in avanti durante alcune delle mischie più affollate, segno di un playtesting non accuratissimo. Tra l'altro anche la difficoltà é altalenante e può subire brusche impennate: vi suggeriamo in tal senso di arrivare al cospetto dei boss (soprattutto del secondo) con una buona scorta di pozioni lenitive, altrimenti dovrete probabilmente ripetere l'intero livello daccapo.

Il gioco comprende cinque capitoli di base piuttosto lunghi e due modalità “sfida” che si giocano indirettamente a colpi di punteggio: la prima si svolge in sei arene dove dovremo sopravvivere più a lungo possibile nel tentativo si superare le performance dei nostri amici su Live; l'altra é automatica e confronta il punteggio ottenuto nei vari livelli dello story-mode (che é anche possibile giocare separatamente una volta sbloccati). La longevità é quindi decisamente adeguata per un titolo scaricabile. Il sonoro si difende bene, con buone musiche ed un doppiaggio inglese curato, accompagnato da sottotitoli in italiano ben tradotti. Infine segnaliamo come Bloodforge sia uno dei primissimi giochi Live Arcade ad offrire ben 400 punti gamerscore per gli achievements invece dei canonici 200, trattamento che verrà riservato solo ai giochi da 1200 Microsoft Points.

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Bloodforge
7

Voto

Redazione

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Bloodforge

Bloodforge é uno di quei giochi che ad un primo impatto fanno una pessima impressione, ma si riscattano sulla distanza. Ci troviamo infatti al cospetto di un action-picchiaduro piuttosto immediato nelle meccaniche e decisamente affascinante dal punto di vista visivo. Immaginate un Rastan celtico in salsa God of War che usa le magie di Golden Axe e le finisher di Mortal Kombat contro le creature di Silent Hill (soprattutto dalle paludi in poi). Nonostante il bilanciamento della difficoltà sia un po' altalenante, il combat system é abbastanza valido e ben studiato, con tantissime combo e strategie attuabili tra poteri, armi, berserk e magie. Il tutto sarebbe molto godibile e divertente se non fosse per un grosso problema: la gestione della telecamera é davvero disastrosa e rovina in parte l'esperienza di gioco. La cosa paradossale é che sarebbe bastato davvero pochissimo per risolvere questo “piccolo” inconveniente che va a vanificare tutta la cura riposta nella realizzazione, trasformandolo da action onesto e di buona fattura ad un titolo quasi fastidioso da giocare. Fortunatamente se si ha voglia di perseverare ci si fa presto l'abitudine: i fan delle mazzate potenti, delle mutilazioni assortite e dei liquidi scarlatti ci passeranno sopra e probabilmente si divertiranno molto, ma tutti gli altri sono avvertiti.

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